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Mangiammo il polpettone fatto con carote, sedano, e abbondante ketchup che permetteva di amalgamare il tutto. Mamma lo riscaldava, ma sotto i denti era secco e puzzava di lattuga marcia.
“Mangia!” disse mio padre.
Mia mamma grugnì in segno di approvazione.
Lo mandai giù, immaginando che fosse pizza. Adoro la pizza.

Passammo allo scatolame scaduto: pesche, ananas oppure minestrone. Mamma riscaldava quelle cose con il fornello da campeggio, cercando di sprecare meno butano possibile. La puzza del gas aleggiava in cucina e impregnava anche i nostri vestiti. Le chiesi perché non potevamo mangiare la frutta fresca.
“Mangia!” diceva mia mamma.
Mio padre soffocò un colpo di tosse.
Mangiai e provai un senso di nostalgia per il sapore del finto polpettone riscaldato. Lo sciroppo stucchevole delle pesche formò un film fastidioso sui miei denti. Dovetti sbarazzarmi di esso con le unghie.

Condividemmo una lattina di zuppa di pomodoro, scaduta da tempo anch’essa. Papà mi diede un cucchiaio in più di lui e sorrise, mostrando chiaramente che uno dei suoi denti anteriori era scomparso.
“Mangia!” mi disse.
Mia mamma non disse nulla, guardava fissa la sua porzione che rimescolava col cucchiaio.
Mangiai, tenendo la zuppa sulla lingua per quasi un minuto, prima di mandarla giù. Sentivo l’acidità del pomodoro che restava attaccato alla parte posteriore dei miei denti. Spingevo con la lingua contro di loro per spremere fino all’ultima goccia di sapore della zuppa.

Papà è da un po’ che sta male, dorme anche quattordici ore al giorno. La mamma lo ha lasciato nella loro stanza da ieri. Oggi non si è ancora svegliato.
“Tuo padre non sta ancora bene”, disse. “Mangerà stando coricato a letto.”

Dopo aver sistemato il fornello da campeggio e controllato che ci fosse ancora del gas nella bombola, mamma ha acceso il fuoco e gettato un po’ di carne sulla piastra calda. Dopo molto tempo ho sentito lo sfrigolio e il profumo della pancetta. Lei non si è tenuta niente per sé, mi ha passato il piatto e mi ha detto: “Mangia!”.
Ho mangiato. Il sapore era simile alla pancetta, ma un po’ più dolce. Era piuttosto dura da masticare, sembrava carne essiccata, spero che mio padre non abbia avuto difficoltà a mangiarla.

Oggi ho mangiato da solo. La carne era a temperatura ambiente. Il gas è terminato e non ho potuto cuocerla. Un altro problema è la quantità di sangue che gli conferisce un sapore metallico. Ho avuto problemi a mandarla giù.
In verità, non ci stavo riuscendo proprio.
“MANGIA!”, mi son son detto a voce talmente alta, che qualcuno là fuori avrebbe potuto anche sentirmi.
Nessuno però mi ha ascoltato. Là fuori ormai non c’è anima viva.
Ho ruminato così tanto la carne dura per riuscire ad inghiottirla che alla fine mi faceva male la mandibola. Per tutto il tempo ho pensato che fosse pizza.

 

Luca Pennati


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