Editorialerecensioni cinematografiche

CINICI PARERI

THOR RAGNAROK

 

di Felix Wells

 

… l’amore spassionato per il cinecomics va oltre un onesto spirito critico.

Lo si ama per quel che è.

Ma pur accettando variazioni anche sostanziose su origini, trame ed intrecci narrativi, quel che davvero risulta ostico da digerire in questo cinema –molto- di genere è l’asservimento del personaggio agli stili troppo personali di determinati autori ed alle mode.

E questo ennesimo capitolo dello “zio del tuono”(sigh) ne è tragicamente l’esempio più lampante, come fu ai tempi l’Iron Man 3 di Shane “che fica grande che hai” Black.

Perché qui il prode Thor di Asgard viene ridotto ad una macchietta, un imbarazzante buffone protagonista di troppe fastidiose gag (già dai primissimi minuti di film) da commediola di bassa lega, con apici di tristezza impensabili, tra urletti isterici, piagnucolii, e goffe cadute degne del peggior Alvaro Vitali.

Cancellando il taglio epico e serioso delle sue precedenti apparizioni, lui e il povero Hulk (che subisce un fato, in termini di “lesa maestà del personaggio” anche peggiore) diventano protagonisti di scenette adatte ad un pubblico cerebroleso e di gusti basici.

Che ovviamente gradirà, ridendo senza costrutto e gridando al must, come dimostrano i primi commenti emersi.

Questo “cinepanettonics”(non so come altro definirlo) è a tratti un supplizio insopportabile.

Proseguendo nella pellicola, si teme di vedere gag su scorregge, culi e tette ed amenità simili (a ben guardare però, una sul pacco di Hulk non se la sono proprio potuta risparmiare) mentre il cuore del fan sanguinerà ad ogni battuta scrausa cacciata in bocca a protagonisti che abbiamo imparato ad apprezzare poiché poetica e fantasiosa incarnazione di dignità, nobiltà, potere…

Poche, a onor del vero poderose e maestosamente divertenti, scene di lotta e qualche sequenza decente (per lo più riguardanti Hela o il viaggio dei nostri eroi su Midgard, con la comparsa troppo breve di Strange e Odino) danno fortunatamente sollievo.

Ma non bastano a bilanciare il disastro.

La pellicola stilisticamente denota inoltre un desiderio (esibito con fastidiosa arroganza) di seguire l’attuale revival anni 80, emulando con un clamoroso fuori tema lo stile colorato e scanzonato dei Guardiani Della Galassia.

Ma questo non è i Guardiani, né Ant-Man.

È il DIO DEL TUONO della “sticazzimitologianorrena”.

Musiche synth, l’uso reiterato di “Immigrant Song”, i colori da film di Bollywood, non centrano niente e creano solo disagio, se non riusciamo a dimenticare chi sia il protagonista.

Nell’ardente speranza che rimanga un caso raro, e che la Marvel riponga i nostri amati eroi in mani più capaci e rispettose.

Perché i supereroi, in un mondo ormai caduto preda dell’egemonia dei pagliacci, sono una delle poche cose serie
 


 


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