Scienza e Survival

di Igor Zanchelli


vitruvianZombie, Morti Viventi, Redivivi, chi noi non si è mai chiesto almeno una volta ma come sono fatti?

Onestamente me lo chiedo in continuazione, spinto dalla curiosità di un appassionato ho cercato di capirci qualcosa:

Prima di tutto bisogna definire una anatomia e una fisiologia di base. Gli zombie sono corpi di esseri umani deceduti e tornati in vita, quindi, a meno di traumi, sono come tutti noi (almeno all’inizio): hanno una bocca, un esofago, un fegato, un pacreas, un intestino e un ano. Per quanto riguarda la fisiologia la cosa è più complicata: sono morti, le loro cellule non dovrebbero avere funzionalità, eppure il virus (?) che li infetta li muove e li fa funzionare a livello base, con il solo istinto primario della nutrizione”. (fonte: QUI)Considerando che nessuno ha mai effettuato una autopsia o uno studio sui morti viventi nella realtà, occorre basare le nostre teorie, sulla letteratura cinematografica e letteraria prodotta fino ad oggi. Ovviamente il “vangelo” sarà il pensiero del grande maestro Romero, con passaggi ad altri autori tra tutti Max Brooks.

Come poc’anzi detto l’aspetto morfologico sostanzialmente è uguale al nostro; Le differenze si hanno in alcuni aspetti fisiologici che hanno dell’incredibile, ovvero:

– se colpiti da armi da fuoco, o altro tipo di armi, in punti vitali ad eccezione della testa, i morti viventi non muoiono;

– all’apparenza sono dei cadaveri ma non si decompongono se non in maniera molto lenta;

– non hanno bisogno di respirare, dormire, riposare, alimentarsi (gli zombie non muoiono di fame);

– insensibilità al dolore, assenza di cannibalismo tra loro;

– alto potere di coagulazione del sangue;

– assenza totale di attività cerebrale complessa.

Il primo scienziato che effettua un accurato studio su di loro è il Dr Logan nel film Il Giorno degli Zombie dell’85 di Romero: […] attraverso le ricerche compiute nel suo laboratorio, veniamo a sapere che ad esempio il processo di decomposizione nei corpi resuscitati si rallenta con il risveglio arrivando fino a 15 anni o più di sopravvivenza nei cadaveri meno corrotti. Lo stesso Dr. Logan spiega inoltre che il bisogno di nutrirsi di carne viva da parte dei morti viventi sia solo la risposta ad un istinto proveniente dell’archeo-cervello (o Cervello degli Istinti ed Emozioni) e che non abbia nulla a che vedere con la necessità di alimentarsi […]. (fonte. Wikipedia)

Inoltre lo scienziato scopre che pur privato di tutti gli organi interni, un risorto può continuare a vivere. Quest’ultima tesi però mi trova completamente in disaccordo. Ritengo che sia stata elaborata più per esigenze di copione; altri studiosi, come vedremo, confuteranno completamente questa affermazione.

[…] Studi di laboratorio hanno dimostrato (1985, Logan et alteri) che un soggetto Z mangia porzioni di carne umana e animale, indifferentemente dalla temperatura e comincia a rifiutarli quando la decomposizione raggiunge la fase colliquativa.

Negli zombie è assente il fenomeno della cannibalizzazione: non solo non attaccano i propri simili per nutrirsene (un cadavere che sta venendo divorato, viene abbandonato non appena si rianima) ma rifiutano di nutrirsi anche di parti di altri soggeti Z, a qualsiasi temperatura e livello di decomposizione.

Negli zombie è funzionale solo la parte muscolare dell’apparato digerente, ma non vi è secrezione di succo gastrico e assimilazione villare intestinale: accade, quindi, che il soggetto Z si riempe lo stomaco fino a farsi letteralmente scoppiare la pancia, sebbene in numerose autopsie sia stato rinvenuto nell’intestino dei soggetti una grossa quantità di materiale simile al chimo con alti livelli di putrescina e cadaverina, facendo ipotizzare agli scienziati la tanto dibattuta teoria della ‘Digestione Tanatolitica’ (Brooks, Digestion Through Tanatolisis in Z Patient, 2003 – ISBN 88-06-17518-1) […]. (fonte: QUI)

Fin qui si è capito alcune delle differenze fisiologiche sopra citate, ad esempio del perché mangiano nonostante non abbiano necessità di nutrirsi; parimenti perché non ingrassino, e si decompongano molto lentamente.

Ma per le altre differenze? Qui ci aiuta nella comprensione Davide Viggiano un fisiologo ed alcuni suoi studenti, elaborando quanto seguirà..

Mentre era intento a fare una tediosissima conta di cellule, Viggiano si era messo a guardare un film, guarda-caso, dei nostri amatissimi zombie e ripensando alla trama “mi sono chiesto come dovrebbe funzionare uno zombie”.

Ha fatto questa analisi:

[…] Sistema nervoso: uno zombie muore solo se gli si spara in testa. Al contrario, continua a muoversi se si lesiona anche gravemente qualche altra parte del corpo. Questo lascia immaginare che le funzioni encefaliche sono determinanti per il loro comportamento. Io mi sarei aspettato il contrario, per la verità, insomma, mi aspetterei che in un preparato decerebrato di zombie il midollo spinale continui a muovere il corpo, anche se in modo molto incoordinato. Comunque placca neuromuscolare, contrazione muscolare e coordinazione sembrano funzionare piuttosto bene e richiedere il controllo corticale. Così anche la vista, che è sempre perfetta, i riflessi masticatori, l’udito. Probabilmente anche il gusto e l’olfatto funzionano benone, visto che in genere non si mangiano fra loro, ed anzi hanno delle spiccate tendenze alimentari. Non mi risulta abbiano mai fatto un elettroencefalogramma ad uno zombie. E’ piatto? Non mi è chiaro se il ciclo sonno-veglia funziona, a volta sembrano essere attivi più di notte, altre volte sembra un po’ indifferente.

Un punto importante è che il circuito per camminare (generatori centrali di pattern) sembrano funzionare bene, forse con qualche disfunzione cerebellare -vedi la andatura atassica- ma i circuiti della corsa sembrano non essere attivi (a parte che in alcuni film in cui corrono come matti).

Digerente: gli zombie hanno sempre fame. Una forma di bulimia terrificante. Perchè allora non ingrassano? Forse non ingoiano, masticano solo, come con le gomme da masticare. Potrebbe spiegare anche perché in generale non sembrano andare di corpo. Ma più avanti questa teoria viene aspramente criticata […].

A questa affermazione una studentessa, Maria Concetta Rivellino ha detto:

Io aggiungerei una considerazione che avevo letto in giro qualche tempo fa: probabilmente l’odore di carne umana provoca a livello centrale un grande rilascio di Dopamina, che alimenta il circuito della ricompensa. Sarebbe questo il motivo per cui gli zombie gradiscono particolarmente cibarsi di carne umana”.

Qui ci ricolleghiamo alle ricerche del Dr Logan e dell’archeo-cervello. Continuando il fisiologo Viggiano continua:

[…] Patogenesi: la “zombite” sembra essere una malattia infettiva che si trasmette attraverso la saliva (gli zombie salivano?), tipo la rabbia. Ma la zombite, al contrario delle altre malattie, ha un periodo di incubazione di pochi minuti, il che fa pensare che non si tratti di una malattia infettiva ma di una intossicazione. Ma in tal caso come si trasmette da un individuo ad un altro?

Metabolismo: quale è il metabolismo basale di uno zombie? Dovrebbe essere nullo, visto che è morto, ma la contrazione muscolare richiede energia. Ma in tal caso lo zombie ha bisogno di nutrirsi. Quindi quando mastica ingoia anche. E, presumibilmente, defeca e, forse, ingrassa.

Cardiovascolare: questa è la parte più difficile. Lo zombie ha sangue al suo interno, come testimoniano i film, ma sembra non sia sotto pressione, altrimenti uscirebbe tutto via, nè sembra sia circolante, ma statico. Probabilmente coagula anche, visto che anche se feriti, continuano a funzionare benone. Il cuore non batte, credo. Questa parte richiede certamente uno studio più approfondito.

Respiratorio: probabilmente gli zombie respirano, poichè emettono suoni incoordinati (il che fa pensare che l’area di Broca non funziona … e visto che non capiscono quando gli si parla neanche l’area di Wernicke), il che richiede un atto espiratorio. Quindi contraggono il diaframma, ed i centri respiratori sono attivi, così come i nervi laringei ricorrenti del vago.

Renale ed endocrino: punto molto misterioso. Se il sangue non circola, probabilmente gli zombie non urinano. Non sembrano crescere, quindi niente ormone della crescita […].

A questi dubbi di Viggiano uno studente che si firma Lo Straniero propone uno studio che a mio avviso risponde magistralmente ai dubbi e ai vuoti che si sono proposti. Egli ha detto:

[…] nella ricerca di altro materiale […], sono arrivato anche io ad alcuni punti morti (tipo il battito cardiaco assente) […]. In primis, il fatto che respirino: nelle prime pellicole a colori di Romero, gli zombi sono sempre cianotici, segno che forse non arriva ossigeno ai tessuti come quelli epidermici. Un precedente interessante riguarda questo aspetto: in “Zombi 2″ (o Fulci’s Zombi”), sequel apocrifo de “L’alba dei morti viventi” di Romero, qua in Italia intitolato “Zombi”, una di queste creature cammina imperterrito sul fondale marino. È anche vero che in acqua c’è una certa concentrazione di ossigeno, ma non possedendo branchie lo zombi, se davvero avesse necessità di respirare, sarebbe affogato (che, vabbé, è già morto di per se) ed invece è ancora energico e arriva ad attaccare pure uno squalo (giusto per capire su che piani si trovano i film di Fulci). Ritengo dunque che lo zombi ricorra ad una glicolisi anaerobica; ciò comporterebbe ad una acidificazione dei tessuti, in quanto, nell’uomo, verrebbe a formarsi acido lattico. E’ una cosa che ho iniziato a sospettare dopo aver letto “Marvel’s Zombies”, le storie/spin-off che riguardano la zombificazione dei supereroi della Marvel: in questa storia, scoprono che i propri organi interni sono più acidi del normale. A riprova di ciò, nel film “La terra dei morti viventi”, questo di Romero, gli zombi attraversano una fossa d’acqua senza dover riemergere per respirare. C’è anche da considerare che il metabolismo di queste creature è rallentato all’inverosimile: ad eccezione de “Incubo sulla città contaminata” di Umberto Lenzi del 1980 e dei recenti “28 giorni dopo”, “Dead Set”, e “War World Z”, gli zombi infatti son lenti, non corrono. Per correre, avrebbero bisogno di spendere un maggiore quantitativo di energie e ATP per il movimento. Energie che la glicolisi anaerobica non riuscirebbe a dare […]. Uno degli interrogativi che mi sono posto anche io è se lo zombie avesse un battito cardiaco. Cosa certa della faccenda è che chi ha provato a sparare al cuore, in qualsiasi film con gli zombie classici, non ha ottenuto il risultato sperato di fermarlo. Anche ammesso che continui a battere, perderebbe un sacco di sangue, dovuto alle forti pressioni che il cuore esercita per pomparlo. Sarebbe comunque una perdita di nutrienti non da poco, anche se la creatura avesse rallentato inverosimilmente il proprio metabolismo (accompagnato anche dalla glicolisi anaerobica). Quindi, il cuore potrebbe essere in realtà fermo, a funzione di cisterna, oppure le proprie contrazioni sarebbero in realtà rallentate a ritmi non vitali. Nella prima ipotesi, il sangue potrebbe continuare a circolare grazie invece alla contrazione dei muscoli scheletrici: rileggendo alcuni vecchi appunti miei di fisiologia, le vene vengono compresse dai muscoli scheletrici in contrazione, operazione che permette la risalita facilitata del sangue venoso verso il cuore, in combinazione con le valvole a nido di rondine esclusive di questi vasi […]. (fonte: QUI).

Da quanto letto, possiamo sostenere tranquillamente che la prima area che viene attaccata dall’infezione è il cervello dove, con un meccanismo a noi sconosciuto (forse è un retrovirus, oppure una intossicazione o un batterio), modifica le sue attività e causa i seguenti effetti:

– Degenerazione della parte razionale del cervello, annullando la personalità e le capacità intellettive;

– Stimolazione dell’area violenta, rendendo irritabile e feroce il soggetto contagiato;

– Insensibilità agli ormoni che controllano il senso di sazietà;

– Aumentata capacità del sangue di coagulare che, scorrendo anche più lentamente, impedisce alla vittima di morire per emorragia in seguito a ferite gravi.

Che la faccenda sia seria e di interesse per la comunità scientifica si capisce da questo trafiletto del Corriere della Sera:

Negli Stati Uniti la Zombie Research Society si occupa della faccenda, e saperlo non fa che aumentare l’inquietudine: fra i membri di spicco c’è Romero, e questo ci conforta per un attimo, magari si tratta solo dell’iniziativa di un gruppo di amanti dell’horror. Poi però nel comitato esecutivo spuntano teologi, biologi che studiano la «soppressione metabolica» alla base della fisiologia degli zombi, neuroscienziati che discettano sulle caratteristiche cerebrali dei non-morti e del loro «disturbo da deficit di coscienza» (un modo politicamente corretto per dire che sono trapassati e hanno pure perso il senso della morale, si direbbe). C’è perfino uno psichiatra di Harvard, Steven Schlozman, che ha pubblicato uno studio secondo cui lo zombi è affetto da «sindrome neurodegenerativa atassica di deficienza della sazietà», gentile parafrasi per spiegare che lo zombi, generalmente, passerebbe tutto il suo tempo a mangiarsi esseri (ancora) umani”.
(fonte: QUI)

Dunque cari amanti dei putridi, abbiamo qualche conoscenza in più facendo un altro piccolo passo per la comprensione del fenomeno Z. Ogni piccola tessera che inseriamo nel gigantesco puzzle che stiamo costruendo, ci offre armi più efficaci e risolutive per sopravvivere.

 

 

Igor Zanchelli


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