Scienza e Survival

di Igor Zanchelli


Una delle strategie di difesa e sopravvivenza in caso di outbreak zombie consiste nel rintanarsi in qualche borgo o fortezza medioevale. Il riparo fornito da possenti mura garantirebbe una certa tranquillità per affrontare il domani.

In un precedente articolo avevo evidenziato i vantaggi e gli svantaggi della vita nomade, almeno nelle prime fasi, in una apocalisse Z; ora invece vedremo quali sono a lungo e medio termine i pro ed i contro di vita arroccata dietro delle possenti mura.

Non è mia intenzione indurvi a preferire l’una o l’altra strategia, ma semplicemente fornirvi le necessarie nozioni in merito e darvi una serie di informazioni che possano in qualche modo farvi maturare le scelte che meglio calzino con la vostra determinazione, sensibilità, preparazione.

 

Sostanzialmente l’intera questione può essere divisa in tre grandi aspetti.

Materiale: acqua e cibo, armi, vestiti, produzione, stoccaggio, ecc;

Psicologico e sociale: stress, aggressività, leadership, claustrofobia traumatica;

Comunitario: ruoli, compiti, obiettivi comuni.

 

Data la vastità delle tre tematiche, oggi analizzerò l’aspetto che concerne la tematica materiale.

 

Aspetto Materiale.

Fondamentale, ardua prima prova, è individuare un borgo o una fortezza medioevale ancora forniti di solide mura in buono stato di conservazione, che siano dotati di accesso all’acqua con relativa sicurezza; cosa abbastanza difficile tenuto conto dello stato di conservazione del patrimonio storico-culturale del paese.

Ma siccome siamo fortunati riusciamo a trovarlo.

Dopo aver ripulito il paesello o il castello da eventuali ospiti putrescenti non graditi, ci sistemiamo con comfort nelle magioni. Siamo un gruppetto di circa una trentina di individui tra uomini e donne e, siccome siamo anche “buoni”, qualche bambino. Diciamo che formiamo una piccolissima e fortunata comunità di amici di circa una quarantina di individui.

Risolta la questione abitativa e di sicurezza, il problema successivo da sbrigare immediatamente è il cibo. Certo per strada abbiamo fatto delle scorte e nostre squadre di razziatori fanno regolarmente delle capatine nella terra dei morti viventi per i rifornimenti.

Tuttavia il cibo già preparato e disponibile prima o poi finirà, per cui è necessario mettere in atto delle produzioni agricole che ci sfamino.

A questo punto mi sono chiesto quanta terra serve per nutrire una persona?

 

La risposta la fornisce Davis BONANNI nell’Ebook gratuito Il cibo frugale di Pecoranera, Marsilio Editori (pag 36/39) che dice:

“Non c’è una risposta unica a questa domanda perché i fattori in gioco sono tanti: consumo o meno di carne e/o prodotti di origine animale, agricoltura convenzionale o biologica, latitudine e altimetria delle coltivazioni, qualità del terreno etc. Per quanto riguarda la mia personale esperienza di contadino questo è quanto farei se mi venisse chiesto di ricominciare da zero un esperimento di autosufficienza per tre quarti delle calorie necessarie.
Seminerei 150 mq a mais calcolando, nella peggiore delle ipotesi, di ricavarne 60 kg di farina, sufficienti a mangiare polenta per un anno intero. Nella dieta il mais fornirebbe almeno 600 calorie giornaliere.
Pari superficie destinerei alla patata, scommetto di poter ricavare almeno un chilogrammo di tuberi per metro quadro e quindi, sempre secondo calcoli che tengono conto della percentuale edibile del prodotto, questa coltura fornirebbe 350 calorie giornaliere.
Per le proteine, e per una buona consociazione delle colture, servono i legumi. Per semplicità faccio riferimento ai fagioli che coltivo in grande quantità e sui quali posso dire la mia. Supponendo di consumare 35-40 kg di fagioli secchi all’anno abbiamo circa 350 calorie giornaliere dai legumi. Approssimando per difetto, la superficie necessaria a soddisfare questa necessità è di circa 150 metri quadrati.
La base dell’alimentazione dovrebbe essere quindi garantita da circa 450 metri quadri di campi. Per quanto riguarda contorni, sapori e vitamine serve un orto bello grande. Qui i calcoli sono praticamente impossibili per il numero delle variabili in gioco. Posso però dire che con un orto di 300 metri quadri ben coltivato non dovrebbero mai mancare gli ortaggi, freschi nella bella stagione e conservati in vario modo durante l’inverno.
Pianterei anche qualche albero da frutto, a seconda della zona. Non ho grande esperienza in merito, ma, supponendo 10 metri quadri ad albero per cinque piante servono altri 50 metri quadri.
Un ultimo suggerimento, con gli scarti della lavorazione del mais è possibile allevare una o due galline senza spendere un soldo in mangime e riciclando intelligentemente gli scarti della cucina. Rimangono da acquistare sale, olio, zucchero e quei prodotti a cui non si vuole rinunciare del tutto, prodotti cui affiderei il completamento della dieta per il rimanente quarto delle calorie totali.
Tirando le somme, sono circa 800 metri quadri che possiamo approssimare a 1000 per stare comodi e compensare qualche grandinata primaverile. In questo schema l’unico cereale contemplato è il mais perché è l’unico del quale ho buona esperienza. È una pianta molto generosa e raccogliere e sgranare le pannocchie non richiede attrezzi particolari. Se in zona c’è un mulino, il gioco è fatto. Per fare il pane è però necessario coltivare il frumento sul quale stiamo lavorando.
Anche questa è una pianta rustica e produttiva ma la semina, la raccolta e la lavorazione richiedono metodo ed abilità.
Se è facile ricavare il nutrimento per auto-sussistenza, molto più difficile è mantenere l’onda lunga dell’entusiasmo per una dieta che non offre la varietà a cui siamo abituati. Passato qualche anno ci ritroveremo inevitabilmente ad acquistare qualche prodotto in più, facendo diminuire la quota autarchica a beneficio di sapori di cui sentiamo la nostalgia …”.

 

Dati non molto differenti li ho trovati nei vari forum e gruppi di discussione a tema. Ritengo quindi che con buona approssimazione quanto sopra detto possa essere considerato abbastanza attendibile.

Considerato che il nostro gruppo è formato da una quarantina di individui, va da se che occorrono circa 40.000 mq di terra da coltivare solo per fornire una consistente parte delle calorie e degli elementi necessari all’uomo. Se ci aggiungiamo anche degli animali, principalmente mucche, capre, galline, qualche maiale e alcuni conigli, per avere carne e latte a disposizione, questa superficie deve essere abbondantemente raddoppiata.

 

Ora capite benissimo che avere a disposizione all’incirca 10 ettari di campi all’interno della sicurezza della fortezza è praticamente impossibile.

I campi, quindi, devono essere posti all’esterno. In questo caso occorre prevedere un servizio di sicurezza per chi è impegnato nella coltivazione, e bisogna considerare le razzie da parte di altri sopravvissuti o il calpestare delle culture da parte dei nostri zombie quando vengono ad assediarci. Perdite il cui esito non fanno altro che rendere necessaria l’aumentare della superficie adibita alla produzione, per compensare i “danni” subiti.

Tutto questo ovviamente considerando che all’interno della comunità ci siano persone con le conoscenze e in grado di coltivare la terra, conservare i raccolti ed allevare del bestiame.

Stesso identico discorso vale per gli abiti e le armi.

Il primo consiglio è quello di individuare per tempo un luogo adatto, apprendere i rudimenti della coltivazione e conservazioni dei prodotti della terra, allevare bestiame. In alternativa inserire nella vostra lista di contatti persone che sappiano farlo e proteggerli a costo della vita.

Se quanto detto fino ad ora è uno svantaggio o un vantaggio lascio a voi deciderlo, in fondo la sopravvivenza non è una scienza esatta.

 

 

 

Igor Zanchelli


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