FANS

di Edoardo Depaoli


 

(La pioggia; paura del buio)

 

 

Il primo assalto, la prima testa spaccata << Avanti! Fatevi sotto >> Le anime morte si muovono lentamente verso la preda emettendo gemiti e suoni d’oltretomba. Il secondo, il terzo, una testa, un’altra, poi il colpo di scena, decisivo. Ilario afferra forte la sua chitarra e spazza a terra facendo cadere uno sopra l’altro tutti i suoi assalitori. Nella confusione si avvicina alla finestra, getta la chitarra contro gli Zombie che cercano invano di accalcarsi per agguantarlo, spalanca le ante e salta nel vuoto. Una caduta rocambolesca sul tetto e poi in strada. E’ in salvo. La via sembra libera. Gli Zombie sono sparpagliati per la cittadina e inseguono altre potenziali vittime. Non c’è un secondo da perdere. Correre, correre a più non posso e il più lontano possibile.

Mentre Ilario fugge la musica in lontananza si assottiglia sempre di più fino a sparire del tutto.

Lo scenario è raccapricciante. Lungo la strada che porta verso la città di Torino, macchine in fiamme, resti di uomini sparsi per terra, l’Apocalisse è iniziata nel buio della notte, ma ha l’aspetto di un inferno in terra che va ben oltre l’umana fantasia.

Ilario vede davanti a se il nulla assoluto. Chi avrebbe mai pensato che la morte si potesse addirittura respirare.

L’aria è piena di un odore acre e tagliente. Un puzzo che non si può definire con altre parole. E’ odore di morte, di cadavere, di putrefazione. Ilario sente quell’odore su di se.  Nessuno di loro è riuscito a toccarlo, ma nonostante questo, il sangue deve essergli arrivato addosso. Il ragazzo si guarda. C’è del liquido rossastro sui Jeans.

Con quella sensazione addosso continua la sua marcia verso la città di Torino.

E’ stremato dalla pazza corsa e sta per cedere quando finalmente vede il cartellone che indica ancora 2  chilometri all’arrivo.

<< Forse il male non è ancora arrivato in città >> Pensa fra se << Bisogna allertare gli abitanti e fermare l’infezione prima che sia troppo tardi… si, certo, ma come fare? Se veramente l’epidemia è scoppiata in una piccola frazione isolata di circa mille persone chi sarà disposto a credergli? >>

Ilario non se la sente di andare dalle forze dell’ordine.

C’è una sola persona in città di cui lui può fidarsi. Una sola persona in grado di credergli fino all’ultima parola: Isabel.

Il vento soffia. Ilario ha freddo e paura. Continua a camminare per raggiungere casa di Isabel.

Non ci sono alternative. Guardingo e solo sulla strada che prosegue verso la città, Ilario rimugina dentro di se.

<< Com’era potuta accadere l’Apocalisse? Che il mondo stesse scontando in una sola volta i suoi peccati peggiori? >>

Le sue domande non trovano risposta, la notte è fredda, il ragazzo è stanco. Davanti a lui una lunga strada deserta. Nessuna ambulanza, nessuna pattuglia dei carabinieri o della polizia, nulla.

<< Possibile che non abbiano visto? Che nessuno si sia precipitato a soccorrere la provincia in preda al caos e alle fiamme? Che fossero già arrivati. Che fossero in agguato, nascosti nell’ombra della notte >>

Ilario si guarda attorno con circospezione. Nessun rumore, nulla. La città è calma e tranquilla, avvolta nell’oscurità.

Poi, in lontananza, un frastuono misto al rombo di un motore. Ilario si nasconde come meglio può dietro una macchina parcheggiata a bordo strada. I fari penetrano la notte e a breve distanza una macchina, con lo stereo a tutto volume, taglia l’aria in direzione della provincia.

<< Tunz, Tunz, Tunz… Mmmmmm… >> Mentre il veicolo si allontana come un proiettile, Ilario pensa << Amico mio, la strada che stai percorrendo è una via senza ritorno… >>

La casa di Isabel è vicina. Deve andare in quella direzione. E’ quello il luogo da dove proviene in lontananza l’unico suono della la città.

Una marea di persone si accalcano per festeggiare sulle rive del fiume quasi ogni notte.

I suoni della discoteca in lontananza accompagnano il cammino di Ilario diventando sempre più intensi.

Ilario è arrivato sulla riva opposta e il suono cresce sempre di più.

E’ sabato! Questa è la notte… una musica Rock riempie lentamente l’aria di note. Se c’è un posto in cui Ilario si sente a casa è proprio quello… il ragazzo segue d’istinto le onde del suono. La sua vita è là.

Lui ci è cresciuto in quel posto, fra quelle anime ribelli e vampire che festeggiano di notte.

Le urla di gioia sono vicine, Ilario le ha tutte attorno.

Il male sembra lontano, infinitamente lontano, oltre il Mondo… dimenticato.

Il ragazzo prende la strada che scende verso il fiume e avanza fra la folla cercando qualcuno. Un volto noto. Magari Isabel si trova in quel posto per festeggiare il Sabato notte….

L’aria è di festa, ma Ilario avverte ancora quello strano odore. Odore di morte, di putrefazione e mentre si addentra per i Murazzi la puzza si fa sempre più forte, sempre di più…

Ilario si muove a fatica fra quella calca di persone. L’odore acre e tagliente della morte lo segue da vicino. Forse è la puzza che si porta addosso dopo aver corso per tutti quei chilometri cercando la fuga e la salvezza. Certo i suoi abiti sono sudati e fetidi, ma l’odore non proviene dai suoi vestiti. E’ una presenza nell’aria. Come una spora, un batterio, trasportato dal vento.

Ilario si addentra ancora all’interno del locale. L’odore lì non c’è, svanisce << Non può che arrivare da fuori… >> pensa fra se e mentre quella strana presenza si assottiglia il ragazzo intravede lei: Isabel.

E’ là, fra la folla in festa, seduta con un’amica ad un tavolino in un angolo del locale. Ilario l’avvicina. Lei lo riconosce e istintivamente gli salta al collo, per salutarlo.

Ilario ricambia l’abbraccio, ma sente di non avere tempo.

Il suo sguardo rivela ogni suo timore, ogni sua preoccupazione, ogni sua incertezza

<< Cos’hai? Ti vedo… >>

<< Devo parlarti subito, usciamo! >>

Ilario afferra la mano della ragazza, mentre la musica si assottiglia alle loro spalle i due giovani si avvicinano al fiume…

<< Cosa mi devi dire? Cosa ti è successo? >>

<< Non so come dirlo, ma c’è stata l’apocalisse! >>

<< Che caz… Stai dicendo… Ilario, ti senti poco bene? Cos’hai preso? >>

<< Non ho preso nulla… ti dico che c’è stata l’apocalisse questa notte e non sto affatto scherzando. Sono lucido e sano di mente. So quello che ho visto.

Non abbiamo molto tempo, anzi, non ne abbiamo per niente, dobbiamo fuggire! >>

Isabel è incredula. Le parole di Ilario la turbano e non sa cosa pensare. Il ragazzo parla di infezione, di Zombie, di morte. Poi, ancora una volta, quell’odore nell’aria si fa più vivo, più forte. Ilario sente un rumore, come di un fischio, simile a quello che aveva percepito nella sua stanza ore prima e poi uno scoppio, un incendio e una nuvola di fumo biancastra, minacciosa, si alza nella notte.

<< Ora mi credi, cazz… non abbiamo un secondo da perdere >>  urla lui afferrandole la mano.

La ragazza viene strattonata << Dobbiamo muoverci, correre via di qua… >>

Isabel e Ilario iniziano l’assurda corsa per uscire dai Murazzi, mentre la nuvola ricade verso il basso sotto forma di leggera pioggia e le persone colpite iniziano ad urlare.

In pochi minuti il caos divora la festa della notte.

Chi è stato raggiunto da quella pioggia acida e putrida inizia a trasformarsi, ed è una sequenza di morte e distruzione.

<< Dobbiamo correre. Corri! Dobbiamo metterci al riparo e in fretta… allontaniamoci subito da questo posto maledetto… >>

Gli Zombie sono ovunque. La pioggia è durata solo pochi secondi, ma ha colpito gran parte delle persone che si trovavano sulla riva del fiume, verso il fondo della via.  Ilario e Isabel sono riusciti a non bagnarsi e sono in salvo, dall’altra parte, mentre le anime dei non morti seminano panico e terrore.

C’è un solo modo per fermarli. Per impedirgli di avanzare. Chiuderli in quella strada che costeggia il fiume e che scende come una scarpata in una conca vicino al percorso d’acqua. Ilario sa di avere poco tempo. Gli Zombie sono ormai un esercito sparso a caccia di cibo.

Divorano senza pietà gli sventurati che non sono ancora riusciti a fuggire.

Ilario afferra forte la mano di Isabel trascinando la ragazza vicino ad un camioncino dei panini. Sono fuggiti tutti. Il ragazzo apre la porta e sale sul furgone portando con se Isabel. Prende posto alla guida, mette in moto, chiude tutti finestrini. La ragazza è spaventata e si accovaccia sul sedile del passeggero << Cosa vuoi fare? >> gli urla…

<< Ucciderli tutti, prima che la città diventi un inferno >>

Ilario ingrana la marcia e inizia la discesa verso il lato opposto della conca. E’ un’unica strada e non c’è scampo. Le anime dei non morti si avvicinano. Avanzano verso la salita, attirati dall’odore del sangue.

Ilario accende la radio del furgoncino. Blocca tutte le serrature. La frequenza emette un suono forte e tagliente.

Il ragazzo alza il volume e aumenta la velocità in direzione dei non morti.

<< Bastardi! Vi schiaccerò come degli insetti.. >>

Non c’è scampo. Ilario li investe senza alcuna pietà. Non si possono fare sconti. Qualsiasi cosa che non respira deve essere spazzata via prima che sia troppo tardi.

Ilario insegue gli Zombie rimasti, li chiude contro la parete, ingrana la marcia e gli appiattisce contro il muro.

Per terra solo un lago di sangue e cadaveri. Pezzi sparsi di braccia, gambe…

<< Nessuno farà più ritorno adesso >>

Il furgoncino emerge dalla strada sporco di sangue come l’abito bianco di un macellaio dopo una fitta giornata di lavoro. La notte sta lasciando lentamente il posto alla chiara luce dell’alba quando i due ragazzi lasciano la città per dirigersi verso la statale.

Fuori porta Isabel ha un vecchio cascinale di campagna. Lì, forse, saranno al sicuro.

<< Come diavolo facevi a sapere? >>

<< La provincia è contaminata e adesso sono arrivati anche in città >>

<< Ma cosa diavolo sono? >>

<< Non so dirtelo con esattezza, ma so che non respirano e che si nutrono di esseri umani >>

Isabel è terrorizzata e cerca riparo in se stessa, per riscaldarsi.  Ilario vorrebbe consolarla, ma l’unica cosa importante per adesso è fuggire.

I due ragazzi arrivarono a destinazione con le prime luci del giorno, stanchi ed infreddoliti.

Il vecchio furgoncino, sporco di sangue, li abbandona proprio a pochi metri dalla porta del casale.

Ilario e Isabel entrano in casa. Sono affamati e sporchi. I loro cuori infranti dal male vorrebbero solo cercare riparo. Ilario guarda Isabel, lei piange. Il ragazzo l’abbraccia cercando di consolarla.

<< Non posso credere a quello che ho visto Ilario, dimmi che si tratta solo di un brutto sogno… >>

Il ragazzo stringe la dolcissima ragazza fra le sue braccia, ma non può mentire. Non si tratta di un sogno, ma dell’atroce realtà.

<< Dobbiamo dimenticare… >>

<< Si! >> gli risponde lei guardandolo negli occhi. Solo l’amore può ristabilire la vera legge sulla terra.

I due ragazzi spaventati dal male ne sono coscienti. Il bene deve trionfare in ogni dove, sempre.

I loro volti pieni di giovinezza, di vita, si sfiorano e si baciano.

Il buio è lontano. Il male è lontano…

Il terrore affligge i loro cuori, ma per vivere non si può avere paura del buio…

 

 

<< … Fear of the dark … Fear of the dark … I have constant fear that something’s always near… >>

 

 

Edoardo Depaoli


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