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Nel corso degli anni lo zombie ha rappresentato le peggiori paure dell’umanità. Questa la tesi di Francesco SQUEGLIA nel suo articolo.


NEL 1968 LA PAURA DEL COMUNISMO ERA PALPABILE E LA GUERRA FREDDA ERA AL SUO CULMINE; LA GUERRA IN VIETNAM RAGGIUNGEVA UN APICE DI CRUENZA FINO AD ALLORA ANCORA SCONOSCIUTA ALL’OPINIONE PUBBLICA AMERICANA.

In quell’anno fece il suo debutto nelle sale cinematografiche un filmetto di serie B, girato con un budget misero, con una trama quasi banale, con attori sconosciuti al grande pubblico e con la regia di un ancor più sconosciuto, George R. Romero; un filmetto dal titolo però accattivante: “Night of the living dead”.

Molti hanno cercato di dare una spiegazione al successo che quel film ebbe, e al successo che in futuro il genere zombie ebbe sia in ambito cinematografico, che letterario.
Si può ritenere che ogni crisi mondiale abbia avuto il suo evento zombesco come esorcizzazione di una paura spesso globalizzata.

NEL 1968 CON LA GUERRA DEL VIETNAM GLI USA VIDERO AMPLIFICARSI LA PAURA DEL COMUNISMO.

Ci si sentiva accerchiati e minacciati anche dall’interno, da quei primi corpuscoli di contestatori subito additati come comunisti. E le atmosfere di “Night of the living dead” riuscirono a richiamare nello spettatore americano quella sensazione di impotenza che in quel periodo serpeggiava nell’anima profonda degli States.
I figli andavano a morire in un paese che pullulava di sporchi comunisti e, chi tornava, spesso era menomato se non nel fisico sicuramente nella mente. Cambiati nello spirito, contagiati da quel male di vivere che fu poi seme per la contestazione giovanile degli anni a venire. L’americano medio vide nei disperati barricati in quella casupola tutta la loro disperazione ed impotenza nei confronti di una massa strisciante “communista” che minacciosa si accalcava alle porte del sogno americano.

Il mondo alla fine degli anni ‘70 vide una nuova “alba”; la contestazione giovanile, con la fine delle ostilità in Vietnam, si concentrò su tematiche molto più rilassanti che fecero guardare con occhio più attento a fenomeni quali il capitalismo e il consumismo di massa. Il 1978 vide l’uscita, nelle sale di cinematografiche di “Dawn of the dead”, quando la crisi energetica colpì l’occidente industrializzato con una ferocia tale da lasciare a piedi la patria dell’automobile.

GLI ZOMBIE NON ERANO PIÙ VAGHE OMBRE NELLA NOTTE, BENSÌ TUTTA LA LORO TRAGICA PRESENZA ERA ILLUMINATA DAL SOLE E DALLE FREDDI LUCI AL NEON DI UNO DEI PRIMI CENTRI COMMERCIALI.

I superstiti stavolta troveranno rifugio in quello che rappresenterà il totem futuro del capitalismo e stavolta gli zombie vi si dirigeranno non solo spinti dalla loro proverbiale fame, forse anche da un vago ricordo, da un vago impulso capitalistico che sembra sopravvivere alla morte: da orde comuniste ad orde capitaliste.
Negli anni ’80 ci fu un’ulteriore evoluzione del mondo zombie che portò quasi ad umanizzare il “non-morto” rendendo i vivi o “diversamente –vivi” degli aguzzini. La paura del nucleare era palpabile in quegli anni e il militare, folle padrone del campo,

sarà la causa del proprio male nel terzo capitolo della saga romeriana: “Day of the dead”, capitolo che consacrerà al successo sia il regista che il genere. Lo zombie inizierà ad evolversi in una sorte di coscienza minima che lo spingerà alla caccia non più per soddisfare solo la sua fame, bensì per soddisfare un altro senso primordiale, la vendetta (concetto questo ripreso in “The land of the dead”).

Con la caduta del muro la paura lasciò spazio alla speranza in un mondo migliore e sembrò mandare in soffitta lo zombie ormai relegato ad essere un genere cult…ma non per molto.

OGNI CRISI MONDIALE HA AVUTO IL SUO ZOMBIE E QUELL’11 SETTEMBRE DEL 2001 CONSEGNÒ AL MONDO LA PIÙ LUNGA CRISI SOCIOPOLITICA CHE L’UOMO MODERNO AVESSE MAI INCONTRATO.

Da quel giorno di settembre l’opinione pubblica mondiale ha percepito con mano la paura del terrorismo. Ogni cultura diversa divenne ricettacolo di terroristi; la speranza in un mondo multietnico si trasformò in paura del diverso. Ogni mussulmano o diversamente credente divenne una minaccia e l’orda famelica montava col passare degli anni. La crisi economica non fece altro che rinfoltire le schiere fameliche di zombie. Ed il fenomeno zombesco cominciò ad occupare ogni branca culturale grazie anche al web. Videogiochi come “Resident evil” sono diventate icone; fumetti come The Walking dead spopolano in USA e in Europa anche grazie alla serie. La paura massificata ha dato vita al più longevo fenomeno zombie.

MAI GLI ZOMBIE HANNO POPOLATO COSÌ A LUNGO E COSÌ MASSICCIAMENTE OGNI AMBITO CULTURALE.

Più la crisi morde la vita di ognuno di noi, più gli zombie sono dietro ogni angolo. La paura stavolta viene usata per farci vedere nell’altro, nel diverso una minaccia. Dal povero zombie comunista si è passati a voler vedere in quelle orde di disperati che sempre più affollano le nostre spiagge, in quelle orde di poveri disoccupati, quelle orde zombie che la letteratura quotidianamente ci propone.

Oggi tutti siamo zombie per tutti, i poliziotti per il manifestante e i manifestanti per il poliziotto. I lavoratori per il disoccupato ed i disoccupati per il lavoratore ed a furia di vedere zombie ovunque quel giorno che ne vedremo uno vero in carne putrida ed ossa, un vero zombie, molto probabilmente non lo riconosceremmo e quel giorno o saremo un pasto sicuro o un elettore convinto.

 

 

Francesco SQUEGLIA


 

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