FANS

di Luca Pennati


Questo è il resoconto di come tutto ebbe inizio, di come mi trovai nel mezzo di quella che fu descritta come l’Apocalisse. Scrivere in quei momenti fu terapeutico. Ora la situazione è relativamente sotto controllo e posso riprendere in mano i miei manoscritti. Prima non ce l’avrei proprio fatta. Cercate di capirmi e se non capirete è perché probabilmente siete morti… anche voi.

Ho deciso quindi di riordinare gli appunti dopo due anni dal “casino”; inizialmente avrei voluto commentare i fatti accaduti e realizzare un vademecum per i posteri su come evitare gli errori che feci in quei momenti ma poi stetti troppo male a rileggere quanto scrissi. Purtroppo la mia anima si ribellava, quasi come se avesse rimosso tutto. Magari. Eppure nei due anni trascorsi sono riuscito a mantenere una mente stabile, mi sono imposto di concentrarmi sulla quotidianità. Altrimenti sarei impazzito mille volte al giorno.

Questa è la storia di quei primi giorni.

SETTIMANA n. 1

Giorno 1

Ore 10

E’ tutto così strano, stamattina i cani del vicinato erano particolarmente irrequieti …

Il ragazzo che consegna i giornali ha cercato di mordermi, aveva un viso strano ed era pieno di sangue. Ho fatto appena in tempo a ritirare il braccio.

Ho provato a chiamare la polizia ma le linee sono impazzite.

Alla televisione dicono che i MORTI stanno risorgendo, attaccano e divorano i vivi.

CHE CAZZO SUCCEDE? spero si tratti di marketing pubblicitario per il lancio di qualche nuovo film horror.

Mi sono chiuso in casa, per strada è “l’Apocalisse”, l’hanno chiamata così. Un telegiornale ha intervistato un rappresentante dell’OMS che spiegava come un virus potentissimo sia sfuggito ai controlli di un laboratorio segreto contaminando dapprima i tecnici e poi il resto della popolazione locale. Da lì in pochi giorni si è espanso a tutto il paese. Riferiva che ormai non ha più senso mentire alla popolazione, in lacrime ha detto:” devono sapere”. L’epidemia quindi sembra che abbia un decorso così rapido che è stato impossibile far partire i sistemi di quarantena e che gli stessi operatori incaricati non abbiano avuto scampo. Bisogna evitare qualsiasi contatto con gli infetti. Al momento non conoscono quali saranno le percentuali di sopravvivenza della popolazione. Basse se non bassissime.

Ho controllato la dispensa, meno male che avevo appena fatto la spesa. Ho abbastanza cibo ed acqua per qualche giorno. Faccio finta di stare calmo.

Aspetterò ulteriori sviluppi e informazioni, se ci saranno, quali possano essere non è dato sapere.

Aiuto! Cosa sarà di me?

Ore 14

Dalla radio ho appreso che i militari si sono impossessati delle frequenze. Si sta sentendo un solo messaggio a ciclo continuo: “SI AVVISA LA POPOLAZIONE DI RESTARE NELLE PROPRIE ABITAZIONI, NESSUNA ZONA E’ SICURA, IL VIRUS ORMAI E’ DIFFUSO OVUNQUE, VERRANNO DIRAMATE ALTRE NOTIZIE NON APPENA IN NOSTRO POSSESSO; ENTRO DUE GIORNI POTREMO DARE INFORMAZIONI PIU’ DETTAGLIATE SULLE REALI CONDIZIONI DEI RIFUGI SICURI…”

Non è un messaggio molto tranquillizzante, traspare la totale disorganizzazione di fronte ad un cataclisma, d’altra parte chi mai potrebbe essere pronto.

Ho controllato le batterie in cantina collegate ai pannelli fotovoltaici sul tetto e devo dire che è stato l’acquisto più appropriato della mia vita. Nel caso, molto probabile, che la corrente elettrica venga a mancare dovrei riuscire a resistere per qualche giorno anche perché non si può vivere solo di corrente… il freezer per il momento tiene. Non ho molta fame, la tensione mi ha chiuso lo stomaco.

Giorno 2

È mattina, non ho dormito, chi ci riuscirebbe? Mi sono accontentato di micro pisolini, più per la spossatezza che per la necessità di riposare. Non voglio perdermi nessun evento che mi possa far capire cosa stia succedendo. È da ieri che sono incollato alla TV, geniale la tecnologia satellitare; ormai le notizie che vengono diffuse sono allarmanti: la cartina della nazione è quasi completamente rossa: rimangono ovviamente quelle zone che sono normalmente poco abitate ma ciò non vuol dire che siano sicure al 100% è solo una carenza di informazioni.

Devo organizzarmi. Innanzitutto decidere dove andare fuori di qui, un passo falso equivale a morte certa o peggio: a vivere nella morte con la fame che ti corrode dentro…

Resistiamo…

Finestre bloccate, porta blindata sicura, dalla finestra del primo piano riesco a vedere in fondo alla strada, c’è gente che vaga in giro, non proprio con le movenze di una persona normale e sembra che non sappiano dove andare, barcollano, sembrano privi di raziocinio.

Ho sentito sirene e spari, qualche raffica di arma automatica. Ho confidato ad certo punto che sarebbe passato di qua l’esercito. Ho sentito molto vicino il rumore di cingolati sull’asfalto ma niente, i rumori si sono interrotti; non so se sia un bene o un male.

Chissà se nel vicinato c’è ancora qualcuno cosiddetto “normale”. La normalità ha acquisito un significato ben preciso rispetto a prima. Non è più una questione di convenzioni sociali. La società complessa con le sue mille sfaccettature si è semplificata parecchio.

Ho mangiato una zuppa di pomodoro Campbell. Ciao Andy Warhol, chissà come avresti messo in arte tutto questo… Spero di dormire un paio d’ore.

Giorno 3

Ore 7

Ho avuto la mia risposta…  Stamattina presto ho sentito dei rumori in giardino. Ho visto il mio vicino di casa sbranato da 5 tizi, prima di cadere ha guardato verso di me.

2 di loro erano poliziotti, gli altri 3 avevano le manette ad un polso, l’altro polso era… senza mano. Probabilmente si trattava di arrestati che una volta trasformati hanno cercato di spezzare le catene. Il metallo è molto più resistente della carne, quest’ultima ha ceduto prima… non sembra che sentano dolore. Credo che non sentano più niente. Mi correggo, credo che sentano solo la fame. Dopo che si sono serviti, del mio vicino è rimasto un fantoccio strappato e aggrovigliato.

Mentre li guardavo, ho sentito i brividi lungo la schiena, a quel punto mi è sembrato che rimanere dentro casa, seppur barricato, non fosse abbastanza sicuro.

Ho riorganizzato la scorta di cibo, mi preoccupa l’acqua. Ad un isolato da qui c’è l’auto della polizia.

Ho deciso, devo uscire, domani proverò a raggiungerla.

Ore 10

Dopo solo tre ore il mio vicino di casa è “risorto” (il più grande miracolo della Bibbia, che ironia…). Non l’avrei creduto possibile, considerando i pochi resti che i banchettanti avevano lasciato. Non l’ho perso di vista neanche cinque minuti. Dapprima sono iniziate delle convulsioni, degli scatti incontrollati degli arti. Poi ha alzato ciò che rimaneva della testa, mezza faccia non ce l’aveva. Ha annusato l’aria. Come se mi avesse sentito si è diretto verso casa mia passando dal giardino sul retro.

Ha iniziato a battere la porta con i moncherini. Avevo preventivamente preparato delle assi per rinforzare lo sbarramento; è arrivato il momento di inchiodarle. Quando mi sono avvicinato alla porta, il mio vicino ha rantolato.  Un lamento profondo. Ho sperato che non avesse abbastanza forza. Ero terrorizzato.

Gli avrei francamente sparato ma non ho ovviamente armi. Mi sono sempre ripromesso di fare i permessi necessari ma sono arrivato tardi.

Ho solo una mazza da baseball, due coltellini (un opinel e uno svizzero), una fionda per pastura dei pesci e qualche ora di tiro al poligono dalla mia.

Peccato non abbia nemmeno una scacciacani.

Ore 20

La televisione trasmette in maniera ossessiva, sempre lo stesso messaggio…

“NON LASCIATE LE VOSTRE CASE”… (Come se fosse facile)

Io però, mi sto preparando proprio a questo…lasciare la mia casa.

Lo zaino è pronto, ho razioni per 3 giorni.

Forse col messaggio di restare in casa, vogliono che ci sia in giro meno carne da macello possibile, così saremo costretti a morire in casa senza cibo e acqua, che forse è anche preferibile, ma l’istinto di sopravvivenza umano è sicuramente più forte e credo che ognuno cercherà di accaparrarsi tutto l’accaparrabile, infetti permettendo.

Giorno 4

Ore 5

Albeggia. Nei dintorni sembra tutto tranquillo, a parte un paio di “vaganti” a qualche centinaio di metri.

Un bel respiro, fra poco si va in scena.

Quando uscirò, lascerò la porta socchiusa, in modo tale che se dovessi tornare in tutta fretta non dovrò perdere tempo a cercare le chiavi di casa, sarà un giro di perlustrazione, almeno nelle intenzioni, voglio sentire che aria tira nel quartiere. Bisogna essere freddi e calmi, la fretta è una cattiva consigliera.

Ore 6

Sono rientrato in casa. Ho raggiunto l’auto, è andata meglio di quanto pensassi.

Per raggiungerla ho dovuto sgusciare via da un paio di…Cristo… “Zombie”, credo sia il termine più corretto…

Ho scoperto che la mazza potrebbe essere un’arma tutto sommato silenziosa, però necessiterebbe di una certa forza per spaccare il cranio di una “persona” ammesso tra l’altro che non abbia un casco, un elmetto o anche un cappello di lana troppo pesante.

Fortuna delle fortune nell’auto ho trovato un fucile, 2 scatole di munizioni ed una torcia. NIENTE CHIAVI (che ti aspettavi?)

A circa 5 chilometri da qui c’è un piccolo centro commerciale, credo che quella sarà la mia prossima meta.

Ore 18

Sono le sei di sera, stamattina dopo un breve giro nel quartiere piuttosto tranquillo (per quanto possa essere), ho preso fiducia e ho abbandonato casa mia per cercare ciò che mi serve, ovvero aiuto. Nessuno può permettersi di fare l’eroe in questa situazione. La cosa che mi manca di più è parlare con qualcuno, confrontarsi.

Ho trovato alcune strade letteralmente invase. Molti erano radunati vicino a delle case, probabilmente c’è dentro qualcuno che cerca di resistere. Questo mi fa ben sperare di trovare appunto qualche altro sopravvissuto. Anche se questo termine lo potremo usare solo dopo, quando tutto sarà passato. Sono un’ottimista di merda. Chissà se passerà oppure sto solo rimandando l’inevitabile?

Ora sono rifugiato nella soffitta di una villetta a due piani a circa un chilometro da quello che era il mio piccolo mondo. Avevo notato la cancellata intatta e il cancelletto chiuso, quindi ho scavalcato per avvicinarmi alla porta. Era aperta, forse qualcuno aveva preso le mie stesse decisioni. Dal lucernario riesco a vedere il centro commerciale, è deserto. Ho sprangato la porta di casa dopo aver verificato che non ci fosse dentro “nessuno”. Quasi mi è dispiaciuto.

I precedenti inquilini non erano propriamente “ospitali” nemmeno prima che si trasformassero; infatti, non ho avuto molta fortuna con le provviste: ho trovato nella dispensa un paio di zuppe in scatola; una l’ho prontamente aperta grazie agli Svizzeri che hanno inventato il coltellino multiuso.

Il centro commerciale dovrà attendere almeno fino a domani. Preferisco muovermi con la luce del giorno. Nelle strade l’illuminazione non c’è più e di notte sento gli infetti, girovagare.

Cazzo! Io ho: fame, sonno, sete, sento dolore e paura. Loro: non sentono niente di tutto questo! Io: sono da solo. Loro: sono una moltitudine non ben misurabile. È come se ci fosse la notte bianca e tutti fossero in strada eccitati a festeggiare. Un bel banchetto con la morte. Ma la morte non fa sconti.

Mi sono sforzato di non mangiare altro. Ho bevuto una mezza bottiglietta d’acqua.  Ho acceso la radio al minimo ma ho sentito solo rumore bianco. Sono effettivamente e drammaticamente solo.

Rileggendo gli appunti mi sono accorto di non aver mai nominato la mia famiglia. Non ce la faccio. Però non smetto mai di pensarli. Comunque tenere il diario mi aiuta ad organizzare i pensieri e a restare vivo con l’anima, sarebbe troppo facile abbandonarsi agli avvenimenti.

To be continued

Luca Pennati


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