FANS

di Massimiliano Foschi


Laboratorio di ricerca e sviluppo

Livello due

 

Benazir si blocca.

Appoggia lentamente la preziosa valigetta a terra e alza le mani.

Sa che è fottuto.

Fine della corsa. Ma almeno ci ha provato.

Insciallah”, pensa.

Gordon gli si avvicina.  Lo tiene sottotiro.

“Dove stavi andando cosi di corsa eh? Cosa diavolo c’è lì dentro?”, dice indicando la valigetta.

“Io…ho paura signore…la prego non spari…non sono armato”, balbetta Benazir.

Certo, lui non è un eroe. Non lo è mai stato.

“Aprila”.

“No signore, la prego. Ci sono solo le mie cose…”

“Fa come ti ha detto il tenente brutto finocchio.  Apri quella cazzo di valigetta”.

Una voce di donna. Dura e tagliente come il vetro.  Wenona Borslav.

Benazir si rassegna. Si arrende. Sa che è inutile ormai.

Si inginocchia e apre la valigetta.

Tutti ne vedono cosa vi è custodito.

“È quello che penso? Sono i campioni dell’agente biologico FDH 51 ?”, chiede Gordon.

Benazir annuisce.  “Si signore. Gli unici rimasti.  Il resto dei campioni è andato distrutto nella…aaarrghhhh!”

Non finisce la frase.

Una raffica gli fa scoppiare il torace.

Va giù disegnando una larga falce di sangue nella caduta.

“Ma che cazzo fai Wena?”

Gordon si volta verso la donna che ancora impugna il suo fucile d’assalto. Solo che ora lo tiene puntato verso di lui.

“Non ti muovere. State tutti fermi o siete morti. Tu, Melissa, chiudi la valigetta e passamela”.

Attimi di esitazione.  Sguardi increduli che si cercano.

Melissa esita.

Una raffica di poco sopra la sua testa la fa scuotere.

“Muoviti cazzo! Non farmelo ripetere!”

“Che cazzo di storia è questa sergente Borslav?”.

La voce cupa di Gordon.

Wenona Borslav lo guarda con un sorriso sprezzante.

“Soldi, Gordon. Qualcuno è molto interessato a questa nuova arma ed è disposto a pagare molto, ma molto bene pur di averla. Due milioni di dollari per l’esattezza. Quanto basta per ritirarmi dall’attività”.

Solo allora Gordon capisce tutto.  Gli è tutto chiaro.

“Lurida puttana.  Ti sei venduta. E ci hai traditi. Ecco perché i russi sapevano del nostro arrivo. Tu glielo avevi rivelato. Una cazzo di trappola”.

Wenona sorride con una smorfia.

“Bravo tenente.  Si, sono sul libro paga degli iraniani.  Solo che io l’ho messa nel culo anche a loro.  Vi ho venduti informandoli della nostra incursione. Solo che loro non sanno che la loro preziosissima bio-arma viene con me perché qualcun altro che paga meglio di loro la vuole.  Ahahah…consolati Gordon, anche a Teheran saranno incazzati. Ho fregato anche loro”.

“Che tu sia maledetta. ..”.

“Triplo gioco Gordon. Ma è solo una questione di soldi. Niente di personale”.

Wenona sta per sparare quando un rumore improvviso richiama l’attenzione di tutti verso la porta che conduce alla zona ricreazione.

Li sentono prima ancora di vederli.

Ne sentono il fetore. Quell’odore dolciastro tipico della carne in putrefazione.

Ne sentono i lamenti.  Una via di mezzo tra un pianto e un ruggito.

Infine li vedono.

Entrano spingendosi fra di loro. Alcuni inciampano ma i più si muovono veloci.

Qualcosa che assomiglia alla corsa.

Entrano e dilagano. In un istante sono su di loro.

Wenona spara d’istinto e ne abbatte due che le si stavano avventando contro, poi afferra la valigetta e comincia a correre.

Gonzalo è il più vicino alla porta da dove sono entrati. Viene sopraffatto ancora prima di poter raccogliere la sua arma da terra.

Gordon riesce ad afferrare il suo fucile e inizia a sparare. Vorrebbe sparare a quella puttana traditrice di Wenona Borslav ma non è il momento giusto.  Deve difendersi dagli infetti.

Apre il fuoco. A quella distanza l’effetto dei colpi è devastante. Tre zombie vengono letteralmente tranciati a metà dalla sua raffica.

Anche Melissa sta sparando. Arretra e spara.

È sopraffatta dall’orrore eppure continua a sparare.

Pensa alla cosa più assurda di tutte in un momento come quello: “questa volta non ho esitato. Questa volta ho fatto il mio dovere. Sono stata in gamba”.

Poi scivola su una pozza di sangue e cade all’indietro picchiando violentemente la testa sul pavimento. L’elmetto in kevlar attutisce la botta impedendole di svenire. La intontisce e basta.

La sua sfortuna è che non la intontisce abbastanza da impedirle di vedere un numero imprecisato di mani morte e fameliche che le strappa via prima il giubbetto antiproiettile, poi la giacca della divisa mimetica e infine la canottiera bianca lasciandola a torso nudo.

Melissa non può fare niente per difendersi.

Altre mani stanno facendo altrettanto con le sue braccia e gambe. È praticamente bloccata a terra. È muta nell’orrore.

Non riesce nemmeno a gridare neanche quando altre mani le artigliano le costole sporgenti, le ossa del bacino.

Nemmeno quando il suo ventre incavato viene aperto e scoperchiato.

Sono sempre stata troppo magra”, pensa Melissa mentre osserva bocche e mani fameliche che estraggono e srotolano i suoi intestini e se li contendono voraci.

Però questa volta sono stata brava”.

Anche Gordon pensa a qualcosa mentre sente denti marci strappargli a morsi grossi pezzi di carne da dosso.

Lui, a differenza di Melissa, urla. Urla con tutte le sue forze per il dolore.  Un dolore così terribile e atroce che la sua mente non riesce nemmeno a concepire.

L’ultimo pensiero prima di morire è un pensiero di odio, atroce come il suo dolore.

Prima o poi pagherai anche tu Wena…prima o poi anche tu dovrai conoscere cos’è l’inferno”.

Massmiliano Foschi


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