FANS

di Massimo Miranda


PROLOGO.

“…Dovresti essere come il mare: che pur infrangendosi sugli scogli, non scassa mai le palle.” (Vincent Vega)

Come cani rabbiosi avvolti in cappotti di lana d’estate. Lunedì.

DAI MONOLOGHI DI MARIO (IL POETA), ECCLESIASTE,17-25.

“Vorrei un Pulp fiction vent’anni dopo.

Sai, sarei curioso di sapere qualcosa sulla cura medievale per il culo di Zed.

Mi piacerebbe pensare che Vincent Vega non sia morto nel cesso come un cazzone e che Mia Wallace sia ora la Sposa, passando rapida per Beatrix Kiddo e Blackmamba.

Che mr. Wolf sbagli un intervento perché il suo taccuino ormai è meno efficace di un tablet. Ma vuoi mettere, la Poesia?

Che Jules faccia ancora il Predicatore/Punitore dicendo cose del tipo: “Io ci ho provato” e non: “Ci sto provando, cowboy”.

Che la musica sia funky, e piena di chitarre.

Qualcuno potrà dire: “Però non condivido tutto, Vincent stava meglio morto che vivo”, ed io gli risponderò: magari dormiva. Magari sognava. Magari voleva un secondo ballo con “Non mi morire, Mia!!”

E  Butch? Butch nel frattempo si ritrova con Esmeralda Villa Lobos tra un chopper e un tassì, un figlio vendicatore e Walken che gli porta il solito orologio, passato di mano in mano (si fa per dire), da bisnonno a nonno, a padre, a nipote. “Questo orologio.” Perché alla quinta ripresa Butch per davvero era andato giù, stessa musica, Let’s stay together di Al Green, sai, Marcellus Wallace dall’aspetto non sembrava certo una puttana e come con Tony il Samoano, se l’era legata al dito, altroché, e Blackmamba aveva fatto il resto.

Ezechiele fa capolino qua e là con tutto il cucuzzame, a Jerda piace il blues. Gli piacerà talmente tanto da morire, Giovanni, Apocalisse, in una chiesa, per mano di quattro sicari guidati da Bill e le vie del Signore sono infinite, misteriose, e spesso prendono per il culo, Capitolo 1.

The thrill is gone di B.B. King e Misirlou. Che fine hanno fatto Pumpkin and Honey Bunny? Chiaro: il loro compito è sfornare panini “ruaial” al formaggio, mentre intorno la baracca schianta e c’è la RAPINA, ennesima, dell’incasso. Lui ora cita Dante, e il contrappasso. “Ti amo, Coniglietta mia”. “Ti amo, zucchina mia.”

GENOVA, ITALIA

Ore 13:32, 2014, 26 luglio.

Il relitto della Concordia attracca, eccetera, eccetera.

Le autorità sono quelle, petto in fuori e pancia dentro, finché si può.

Ci sono anche le mogli, e i figli, degli autoritari, il cronista pare abbia detto una cosa, tipo: “Il premier ha tre pargoli, due sono presenti, il terzo è in arrivo”. E poi parte il messaggio: “La ripresa, il tutti insieme e pedalare, chi/se/ne/fotte, io mangio: e chi mi butta, giù?”

Ma il gas, improvviso, arriva proprio da sotto.

E’ lo stesso di Terra dei Fuochi? O forse saranno le anime dei 32 morti e del “nessun colpevole”?

La nuvola si infila, si sgancia, si espande, rotola.

Il gas diventa verde.

E poi la bava, gli occhi a sanguinare, come una Madonna qualsiasi di Civitavecchia.

Un marinaio morde il petto della donna di fianco, il prefetto azzanna il capo del governo.

 “Garghll” – dice -, “Shish..in the world?”, bella domanda.

“Sono Zombi!”

Saranno pure Zombi, ma non c’è nulla di più democratico di un morto vivente. Uno Zombi non considera partiti politici. Niente e nessuno contano per lui. Lui morde. Solo quello. E si scatena, automatico, il panico, pomeriggi d’estate, poi, sanguinare dagli occhi, l’Ebola.

“Si accatastano i corpi sui camion. Si scavano le fosse comuni.  Il fuoco. Perché l’Ebola raggiunge il punto di massima pericolosità nel momento in cui gli infetti muoiono. Quindi bruciare. E’ l’unica.

In un filmato si vedono neri che fronteggiano militari. “Non è giusto bruciare i nostri fratelli. Non così. Non è la nostra cultura”.

Ora si vedono uomini in maschere e guanti, a quando i corpi?

Febbri emorragiche, fosse comuni, il periodo di incubazione, a differenza di quanto detto da quel ministro idiota, non è di tre giorni, ma può arrivare anche a tre settimane.

Guinea, Liberia, Congo e Sierra Leone.

Due medici-eroi sono già morti. Più di 6000 le vittime.” Ma tanto che fa, sono neri”.

Vomitare/sanguinare, disidratare: gioca “jouè”.

E intanto le barche partono e arrivano. Proprio qui. Proprio ora. Proprio qui ed ora.

CASERTA, TERRA DEI FUOCHI.

I pellegrini vengono dalla provincia. E i paesi hanno nomi arcani, Capodrise, Marcianise, Santa Maria, Crispano, Cardito, Caivano: c’è il Papa, oggi.  Aria di festa, fuoco.

La donna scende le scale e poi risale, binario 3, Caserta-Napoli, Casalnuovo, Aversa.  Le rughe, il corpo, la tosse.

Agli angoli vigili e poliziotti, gli elicotteri volano alti nel cielo, nero di smog.

“La Campania è il luogo preferito per i rifiuti, qui li sotterrano, qui li bruciano, in ogni famiglia c’è un malato di cancro. I tumori rari, qui, sono il doppio rispetto alla media.”

Polmoni tiroide colon leucemia mandibola occhi.

E comunque ora arriva il Papa con i suoi scagnozzi e tutto si risolve. “Stai senza penzieri”, direbbe l’immortale, in napoletano, con la zeta.

“I rifiuti speciali li stanno trovando in Puglia, in Molise, i Tir non li controlliamo più. La merda viene smaltita in nero.

Nelle piccole fabbriche della zona nessuno è assicurato, lo scarico di quello schifo finisce per lo più a Caivano, nelle terre che una volta producevano primizie e bontà”.

“E quanto vuoi?”

La donna risponde e rantola.

Il sangue di un morso provoca la pandemia.

Più di 200.000 persone nei pressi della Reggia si aprono alla santa chiesa del contagio.

“Il corpo di Cristo, il sangue di Cristo.”

“Il morso di Sisto.”

“Sisto Maddalena, di anni 42, nativa di Giugliano, nei pressi di Napoli, ora a Caserta, è lei la portatrice del virus. Infetta latente e manifesta, dopo l’esposizione, il contagio avvenuto con fluidi corporei trasmessi dai neri di Assad, nei pressi di Pineta Grande”.

Informativa militare n.14031, evoluzione del morbo cannibale, denominato “ZETA”.

 Alle sei e tre quarti, ora locale, nel caos più totale, e in piena follia, l’eli-papa si schianta sul palco, il tentativo era quello portare via, dall’alto, il sommo pontefice.

Che nel frattempo era diventato, schiumante di rabbia e pazzia, un morto vivente.

“Divoratevi l’un l’altro, e scambiatevi il segno… di…fine pace, dal libro… Si rialzano, siate Zombi”, le sue ultime parole comprensibili.

Qualcuno crede ancora che il papa non sia stato contagiato. Non lo ritiene umanamente concepibile.

Le immagini, la censura, “Non bisogna dire, non bisogna far sapere”.

Sottotesto: Il mondo muore, ma noi salviamo il culo, nessuno vedrà quel che gli è successo.

Massimo Miranda


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