FANS

di Gio Delvò


Le persone muoiono e questo è un fatto imprescindibile. È il circolo della vita; nasci, vivi e muori, è sempre stato così fin dalla notte dei tempi. Quando si muore non si dovrebbe ritornare, non è giusto, non è logico, non è normale. Evoluzione? Disegno divino? Il cruccio di un’entità superiore che gioca con la vita delle persone impartendoci questa punizione in una versione moderna del giudizio universale? Domande senza risposte. Non credo a tutto questo, credo solo a quello che vedo e qui; nella notte più profonda, priva di stelle in cielo ad indicare la giusta rotta al marinaio perso nella tormenta, sopra le mura di cinta della città osservo il mondo di fuori. Con la mia vista potenziata noto uno strano aumento della popolazione non morta, un’armata delle tenebre che s’appresta ad assaltare il castello del Re, sono più di quanto pensassi, più di quanto ci avessero mai detto.

All’interno delle mura siamo al sicuro, ma, se dopo duecento anni sono ancora lì fuori, significa che non ci sarà mai fine.
Il suono dei messaggi sul cellulare mi risveglia dal torpore in cui ero assorta:
“Ho un incarico per te, domani arriva una grossa partita di vaccino, devi recuperarlo prima che se ne impossessi la mafia e portarlo all’ospedale della città. Secondo le mie informazioni devi cercare una donna che si fa chiamare la rosa del deserto, è tutto, ma fai attenzione, hai il fiato della mafia sul collo, potrebbe essere una trappola.” Era il sindaco, nessuno sa del nostro rapporto di lavoro e questo è l’unico modo di contatto che abbiamo.
“Ok, mi metto al lavoro” rispondo io.
Prima però devo trovare una dose di vaccino per tenere a bada lo zombie che è dentro di me; l’orologio che calcola il tempo di durata del siero, segna ormai che sono in riserva. Se le persone normali necessitano di una dose ogni cinque anni, per me non è così; a causa del mio metabolismo modificato, necessito di due dosi all’anno, se dovessi mutare, potrei rimanere zombie per sempre, perdendo così la mia umanità e non tornare più normale. Ho poco tempo.
In uno dei tanti vicoli bui fra i palazzi in ricostruzione, tra clochard e drogati finalmente trovo uno spacciatore. La città non è molto grande quindi è facile trovarli e riconoscerli.
“Mi serve una dose” gli dico avvicinandomi piano ma fermandomi in una zona buia.
“Dimmi, cosa ti serve, cocaina, eroina, anfetamina, siero di zombie?”
Il siero di zombie è la nuova droga allucinogena in voga tra i giovani, sintetizzata dal sangue dei non morti e lavorata in laboratori chimici di proprietà della mafia, è innocua se presa in piccole dosi, ma può avere effetti devastanti se assunta per lungo tempo.
“Siero di zombie? Tanto vale che uno si spari dritto in fronte se vuole morire subito. Non voglio droghe, sono qui per il vaccino”
“Wo wo wo ragazza, quello che cerchi è ormai quasi introvabile”
“Ma ce l’hai vero? Dimmi che ce l’hai, non ho tempo da perdere” perentoria lo interrompo.
“Mettiamo che ne abbia giusto una dose, l’ultima in città per quanto ne so, sai quanto può valere?”
“Non m’importa, non è mai stata mia intenzione pagarla, dovrebbe essere gratuita e fruibile da tutti i cittadini”
Il tizio scoppia in una risata isterica e dice: “In questo caso mi dispiace ma non ne ho”
“Te lo dico una sola volta, non ti conviene prenderti gioco di me, forse non hai ancora capito con chi hai a che fare” mi avvicino a lui, con la Beretta 9mm puntata e facendomi intravedere alla luce fioca dei lampioni.
“Oh cazzo!” rimane a bocca aperta “Po…potevi dirlo subito, ma giuro che non l’ho”
Ormai siamo ad un metro di distanza, ripongo la 9mm nella fondina della coscia sinistra.
“Ora che sai chi sono, consegnami il vaccino e ti lascerò in vita, al contrario, ti ammazzo e me lo prendo”.
Mentre cerco di farmi consegnare il vaccino con le buone maniere, sento provenire da dietro l’angolo del palazzo, versi lamentosi di un non morto, probabilmente un barbone appena morto per cause naturali e poi trasformatosi.
“Tra poco avremo visite, ti conviene fare in fretta”
“T…t…ti ripeto che non ho il vaccino”
“Sto perdendo la pazienza, non farmi innervosire, potresti pentirtene”.
Lentamente il barbone zombie fa capolino da dietro l’angolo e s’avvicina ringhiandoci contro. Estraggo di nuovo la Beretta e la punto in direzione dello Zombie ma tengo sempre lo sguardo fisso sullo spacciatore.
“Guarda, posso benissimo lasciarlo avanzare e godermi lo spettacolo mentre ti spolpa vivo, oppure, lo faccio fuori subito e potresti avere qualche possibilità di sopravvivenza…vivere o morire, fai la tua scelta”.
“Ok ok mi hai convinto, adesso ammazzalo, svelta” è terrorizzato.
Senza distogliere lo sguardo dallo spacciatore, seguo l’andamento claudicante dello zombie con l’udito, che come un radar so esattamente dove si trova.
L’essere infernale ora si trova a terra, trafitto in mezzo gli occhi, con una precisione da cecchino, da un proiettile della mia infallibile 9mm.
Lo spacciatore apre la sua valigetta ermetica, ci sono fiale d’ogni genere di droga poste ordinatamente una affianco all’altra, l’ultima, di colore azzurro è la fiala del vaccino.
Improvvisamente sento dolori, dapprima all’addome, poi in tutti i muscoli. Anche la pelle comincia a cambiare, inizia a prendere un colore indefinito di marcio, gli occhi iniettati di sangue. Mi contorco in terra, in ginocchio. Il demone dormiente che è in me si sta svegliando e cerca d’uscire facendosi strada nel mio corpo.
L’uomo mi s’avvicina per vedere cosa mi succede. Istintivamente gli lancio una mano al collo e stringo.
“Fai presto, prima che lui esca” fatico a parlare e quasi lo supplico.
“Mi fai male” dice lui per la stretta al collo.
Nonostante sia intrappolato nella mia morsa, riesce ad iniettarmi il vaccino nella vena del collo. Ora riesco a rialzarmi e tenendolo sempre per il collo lo spingo contro il muro.
“Appena in tempo” lo ringrazio “Ancora una cosa, dove posso trovare la rosa del deserto?”
“La trovi al Delirio, ma non sai in che guaio ti vai a cacciare” vedo la paura nei suoi occhi, forse sa che sta per morire.
“Hai visto di cosa son capace, pensi di minacciarmi?…Sai una cosa? Ti avevo detto che t’avrei lasciato vivere…mentivo!”
Nello stato in cui mi trovo, serve tempo al vaccino per fare effetto, non sono ancora totalmente consapevole delle mie azioni e, con la sola mano, spezzo il collo all’uomo.

Gio Delvò


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