FANS

di Massimo Miranda


DIARIO DEI MORTI.

MICHELE DI ROCCO, ex pugile, ex agente di polizia, ex tutto, chiuse la porta alle sue spalle, appartamento numero 27, secondo piano, scala B. Condominio Casolaro, Caserta nord.

“Sono rimasto solo, inutile farsi illusioni. E devo ripulire questo posto.

Silenzio. Poi gli spari. E le urla disumane per strada.

Il telefono non ha linea. Niente internet.

C’è ancora elettricità ed acqua. Posso berne? Nel dubbio acqua in bottiglie di plastica, ne ho una confezione da sei.

Questo palazzo ha due scale, A e B. i piani sono 4, anzi 5. Quattro appartamenti per piano, 16. Per due, 32, più due piccoli mini appartamenti al quinto, 34. C’è una portineria più un altro appartamento a piano terra. 36. 36 appartamenti con tre persone, forse quattro all’interno, escludendo me.

Sono circa 140 persone, li conosco più o meno tutti, sono circa 140..infetti? Sento urlare, lungo i corridoi, per le scale, mi sembra di impazzire, sono ovunque. Sopra di me, sotto. Forse qualcuno è ancora vivo.

Sicuramente si aggiungeranno altri zombi, possono entrare dal lucernaio che dà nel palazzo e che affaccia nell’officina al piano terra, ma anche dai garage e dagli appartamenti fronte strada.

 Ripulirò ogni piano, anche se mi viene da vomitare per quello che dovrò fare.  Poi vedremo il resto.

Esco. Ho con me un martello piatto da un lato e a punta dall’altro. Fare l’operaio mi è servito. Chiodi, martelli, manualità, eccetera.

La Beretta è nella fondina, per ora voglio avere le mani libere. I caricatori sono nel borsello a tracolla, incrocio le cinghie, sono molto scomodi, e pesano. Devo ricordarmi di procurare degli alloggi per i caricatori, minimo 5. 5 per 16, 80 colpi, quelli di cui dispongo, per ora, e poi saranno cazzi.

Comprai il tutto nel Parco, e non ho mai provato né pistola né colpi. Mi rimprovero per non aver preso, fra tutti quei corpi a terra, le pistole di ordinanza dei poliziotti morti. Ne ho viste tante lungo la strada. Ritornerò sul posto, spero ci siano ancora.

Osservo le mie mani che tremano. Forza.

L’androne è di un rosso sbiadito, sui muri macchie di sangue. Non toccarle.

A terra due pozze di liquido verdastro, vomito?

E ancora sangue.

 Sono due le famiglie, i De Falco e i Galdieri.

I De Falco pare che non abitino più qui da un po’ di tempo, anche se ad intervalli periodici so per certo che vengono ad aprire casa. C’è una signora anziana, la figlia Sara, è un architetto ed il marito lavora come medico.

Mi chiedo se un dottore abbia avuto la lucidità di analizzare dal punto di vista della medicina quello che stava succedendo. Cioè: sta succedendo in altre parti del mondo? Sta succedendo ovunque? La situazione è circoscritta a questo sputo di posto? Le ultime notizie riferiscono che il contagio è esteso. Tutto il mondo sarà sotto assedio in tempi brevissimi, se non si trova una cura.

 Rumori. Urla e suoni soffocati.

Gli zombi sono comparsi simultaneamente ovunque. Diffusione aerea? Anche. Probabile. Ma la velocità di diffusione, quella non credevo potesse essere così rapida. Di sicuro, coi morsi, i morti tornano in vita.

Do un calcio alla porta ed entro, senza perdermi in altre riflessioni, rischierei d’impazzire, ora impugno la pistola, carica, proiettile in canna, niente sicura. Il martello è nella mano sinistra. Devo prenderli in testa, se sono infetti.

Da lontano con la pistola, da vicino col martello, di punta.

Nessuno a destra, cameretta dei bambini, tiro un sospiro di sollievo, nessuno a sinistra, cucina. Dalla cucina esco nella stradina privata laterale sul retro. C’è un piccolo giardino interno, la stradina è comune ai De Falco ed al meccanico che occupa i locali a piano terra.

Entro in officina. I cinque meccanici si stanno divorando a vicenda. Uno di loro sembra voglia ancora cambiare la ruota all’auto in panne mentre morde il braccio dell’amico. Si girano. Mi hanno…fiutato? sparo.

Quattro colpi, quattro centri, al capo. Franco, il capo officina, digrigna il volto e cerca di mordermi. Scalcio. Lo colpisco al cranio e il martello gli resta giusto al centro della testa. Il rumore, un Crack, netto.   Il sangue per fortuna è schizzato lontano, non mi è entrato né in bocca, neanche negli occhi.

Sarei già fottuto, altrimenti”.

SEI ORE DOPO.

Il poliziotto e CASTLE si guardarono dal terrazzo dei due palazzi vicini, dopo aver sparato tutti i loro colpi. Un rapido saluto, da lontano.

Un cenno del capo.

“Incontriamoci”, la scritta sul cartello.

“E poi c’è una mosca che gira intorno, no, non è la musica, ed è pronta a banchettare sul mio cadavere”.

Massimo Miranda


Lascia un commento