Racconti brevi

di Igor Zanchelli


A Natale puoi / fare quello che non puoi fare mai: / riprendere a giocare, / riprendere a sognare, riprendere quel tempo / che rincorrevi tanto. È Natale e a Natale si può fare di più, / è Natale e a Natale si può amare di più, / è Natale e a Natale si può fare di più / per noi: a Natale puoi.

Affacciato alla finestra canticchiavo una famosa canzone natalizia e guardavo l’albero che avevo addobbato giù in cortile. Un alto abete, piantato chissà da chi e chissà quando. Al posto delle candeline, femori ormai spolpati al posto di fiocchetti, casse toraciche ormai ingrigite dal tempo invece dei nastrini, teschi, tanti teschi di sfortunati esseri umani che non sono riusciti a sfuggire alle bramose fauci dei nuovi dominatori della terra anziché delle classiche e colorate palle. Teschi che qualche tempo addietro erano volti, avevano occhi dai più disparati colori. I capelli più o meno lunghi adornavano gote che arrossivano in determinate situazioni.
Volti una volta tutti diversi, ora invece sono tutti uguali. Stessa espressione, forma e colore. Si aggirano nel cortile, passando sotto il mio grande addobbo, non lo degnano di uno sguardo. Ingrati! Tanta fatica per crearlo. Ho anche aperto il cancello del cortile per permettere loro di ammirare la mia creazione e loro neanche lo guardano. Ingrati!

È proprio vero: A Natale puoi / fare quello che non puoi fare mai: / riprendere a giocare, / riprendere a sognare, riprendere quel tempo / che rincorrevi tanto. È Natale e a Natale si può fare di più …, è Natale e posso fare quello che voglio.

Ho realizzato anche il presepe. Conoscete la raffigurazione della nascita di Nostro Signore Gesù Cristo. Una istantanea di un avvenimento verificatosi più di duemila anni fa; lo ricordiamo ogni anno perché il bambinello nato a Betlemme, si è sobbarcato sulle spalle i peccati di una decadente e perversa umanità, e ci ha liberato da un peccato originale, commesso da coloro i quali hanno osato sfidare Dio.
Perché, ho pensato, non si raffigura il compimento dell’estremo atto d’amore di questo figlio dell’Altissimo con un presepe pasquale?
Una bella scena di crocefissione come coronamento del volere sadico ed oscuro di un padre sempre lontano, intangibile ed immateriale.
Forse in questa nuova vita è questa la festa da ricordare e celebrare, la morte ma soprattutto la resurrezione!
Quanti poveri cristi si aggirano per le strade per celebrare con un abbraccio mortale la resurrezione dei morti?
Avete conoscenza dei presepi di attualità che si fanno a Spaccanapoli?
Le statuine raffigurate sono lo specchio degli avvenimenti accaduti nell’anno appena passato; opere di pregiata fattura che raffigurano questo o quel personaggio distintosi nel corso dei mesi precedenti. Di fronte alla natività troveranno posto un Maradona ed uno Schettino, un Monti ed un Berlusconi insieme a pastori e adoratori; ovviamente la prima fila sarà riservata ai potenti. Il popolino verrà relegato, come sempre, dietro le quinte. Chi comanda, si vede. Ecco, il mio presepe di attualità è formato da un bue ed un asinello che giacciono a terra, morti mezzi spolpati, vicino ad una mangiatoia dove un neonato con i colori della morte invece di attaccarsi al tenero seno materno, è avidamente avvinghiato ad un pezzo di gamba che una madre premurosa e senza peccato, gli ha allungato mentre è intenta a cibarsi di un povero pastorello lì in adorazione e un san Giuseppe che rincorre una pecora del gregge del malcapitato adoratore. Davanti alla capanna un’orda di famelici mostri che stanno addentando le calde interiora dei tre Re Magi e del loro seguito giunti da lontano, seguendo una misteriosa stella cometa rosso sangue. Un angioletto il cui teschio lancia un sadico sorriso completa la mia istantanea del trionfo della morte.

È Natale e a Natale si può fare di più, / è Natale e a Natale si può amare di più, / è Natale e a Natale si può fare di più / per noi: a Natale puoi, infatti a Natale posso fare quello che voglio.

Ho sempre voluto conoscere Babbo Natale e allora l’ho invitato ufficialmente.
Ho preso uno di quei demoni, gli ho messo addosso un bel vestito da Santa Klaus e l’ho lasciato nel condominio in attesa che venga a trovarmi per portarmi i suoi doni. Seguirà il mio odore, i miei rumori e alla fine verrà a bussare alla mia porta con il suo sacco di regali.
Allora gli aprirò, gli farò pagare le menzogne che mi sono state dette quando ero bambino. Quante illusioni e quante speranze riponevo sotto quell’albero, attendendo il vecchio uomo dalla lunga barba bianca e le sue renne. Quante volte ho sospirato in dormiveglia che arrivasse a casa mia e portasse i desiderati e agognati doni.
Ricordo la delusione e le lacrime versate quando ho saputo che non esisteva nessun Babbo Natale, che erano tutte fandonie. Già da piccoli ci toglievano le illusioni e le speranze.
Ma ora avrò la mia rivincita!
Imbraccio il mio fucile, mi siedo davanti alla porta e aspetto che Santa Klaus bussi.
Auguri Babbo Natale. Questa volta non mi addormenterò.

A Natale puoi / fare quello che non puoi fare mai: / riprendere a giocare, / riprendere a sognare, riprendere quel tempo / che rincorrevi tanto. È Natale e a Natale si può fare di più, / è Natale e a Natale si può amare di più, / è Natale e a Natale si può fare di più / per noi: a Natale puoi.

Igor Zanchelli


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