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di Nicola Furia


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Sì, ok, dici che ti piacciono le storie sugli zombie…ma ne sei proprio sicuro?

Se la tua cultura cinematografica o letteraria si limita alla visione del serial tv The Walking Dead o alla lettura del superbo fumetto, secondo me non è del tutto vero.

Sicuramente ti appassiona il genere post- apocalittico, ma in realtà non subisci il fascino dei morti viventi.

E’ innegabile che per Kirkman non sono certo i risorti al centro dell’attenzione. Le sue storie non sono incentrate su di loro ma solo sui sopravvissuti. Gli zombie sono mera carta da parati e rimangono sempre sullo sfondo formando la scenografia dove si intrecciano le storie dei protagonisti.

Insomma, se al posto di un’apocalisse zombie, Rick, Daryl, Michonne e compagnia bella si fossero ritrovati nel bel mezzo di un’invasione aliena, o in un mondo devastato da un virus che trasforma gli esseri umani in roditori o in…sgabelli assassini, non sarebbe cambiato nulla. Per lui la resurrezione dei morti è solo la scusa per creare un ambiente post apocalittico…tutto qui.

Per i veri cultori del genere “zombesco” (come me) la sopravvivenza degli uomini è solo uno degli aspetti che stimola l’interesse, ma il vero fascino deriva dal mistero sull’origine e sulla fisiologia di questi incredibili esseri non vivi e non morti.

Amo Romero proprio perché, sin dall’inizio della sua saga, ha puntato l’obiettivo sui veri protagonisti decomposti, mostrandoceli in tutta la loro essenza oscena.

Cosa sono? Come sono diventati così? Perché avvertono il prepotente bisogno di cibarsi di carne umana se non hanno alcun bisogno di nutrirsi, ma, soprattutto, che gli frulla in quel loro cervello marcio?

Come non rimanere allibiti e ipnotizzati nel film ZOMBI (senza la “E”) nell’osservare questi morti che camminano aggirarsi come ebeti nel centro commerciale trasportando carrelli della spesa vuoti o incespicando nel goffo tentativo di salire sulla scala mobile.

E poi quello sguardo perso nel vuoto! Non c’è nei loro atteggiamenti solo la ferocia dipinta da Kirkman rivelante il loro istinto predatorio. No! In quegli occhi c’è la sofferenza, la confusione, l’allucinazione derivante dal non capire in cosa si sono trasformati. Quel dolore interiore che ricorda la METAMORFOSI di Kafka.

Non sono solo corpi inanimati che si risvegliano, sono anime brutalmente strappate all’aldilà. Sì, perché un pezzettino lacerato di anima è rimasto in quegli involucri, brandelli della loro vita passata riemergono dalla melma putrida che riempie la loro scatola cranica. E proprio lì sta la forza devastante e orripilante di questi mostri.

Sapete qual è il film di Romero che più mi esalta? Proprio quello più sottovalutato. IL GIORNO DEGLI ZOMBI (anche qui l’assenza della “E” è marchio di fabbrica che sigla il prodotto come DOC). Ovviamente sto parlando dell’indimenticabile BUB.

I suoi duetti con il professore rimarranno nei secoli ineguagliabili.

Bub formula elementari processi mentali. Ricorda il significato e l’utilizzo degli oggetti che manipolava da vivo. Pare addirittura anche capace di esprimere sentimenti! Tale “umanizzazione” del mostro è quanto di più sconcertante possa esserci. Quel barlume di intelligenza che riaffiora a tratti nelle sue pupille lattiginose spiazza lo spettatore e lo costringe a ritenere che non ha di fronte un essere acefalo, ma bensì un uomo infettato da un virus terribile. Quello zombie potresti essere tu! Dentro quel corpo c’è ancora una persona imprigionata da una devastante malattia che la costringe a comportarsi come una belva.

Nella TERRA DEI MORTI VIVENTI, poi, capisci anche che non è vero che tra di loro non possono comunicare. L’altrettanto famoso “benzinaio-zombie” assume il ruolo di leader e conduce un’armata delle tenebre contro un avamposto di sopravvissuti mettendolo a ferro e fuoco. E qui subentra un altro aspetto ignorato da TWD. L’evoluzione!

Ogni essere vivente si evolve nel corso degli anni. Perché gli zombie dovrebbero essere da meno? Nella saga Romeriana li vediamo sempre più prendere coscienza di sé. Ed è proprio questa evoluzione che li rende molto più pericolosi delle sottospecie di morti viventi corridori o di quelle pseudo cavallette del film War Word Z.

Se non riesci a cogliere questi aspetti, se ne rimani disinteressato, se preferisci puntare la tua attenzione sulle cazzate di Rick o su quanto “è bono” Daryl, o quanto “è figa” Michonne, per me non puoi (e non devi) qualificarti come cultore del genere.

Quello che ti attrae in realtà sono le storie degli uomini, non quelle dei morti, ti appassionano gli intrecci, i tradimenti, le storie d’amore…né più, né meno come nelle soap opera!

Detto questo, cari fans di TWD, crocefiggetemi pure. Ma al mio “risveglio” non dovrete fronteggiare un animale tanto feroce quanto stupido, bensì vi troverete davanti un vero zombie!

Nicola Furia


 

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