FANS

di Antonietta MOLINARO


Non ho paura.

Posso farcela benissimo a sopravvivere. Sono solo degli stupidi, fottutissimi zombi senza cervello. Devo farcela.

Non ho paura, mi ripeto da giorni, o sono settimane?  Mesi forse? Ho perso il conto dei giorni. Da quanto sono chiusa qua dentro?

Da dietro la tenda della mia finestra guardo fuori, cercando di rimanere a distanza di sicurezza per paura che qualcuno mi veda. Guardo fuori. Dove sono finiti tutti? Mio padre, i miei fratelli, le mie adorate nipotine.

E’ mia figlia? Dov’è mia figlia?

L’ultima volta che ci siamo sentite per telefono era in ansia, come sempre, prima di un esame. Questo però la preoccupava più degli altri. Era già stata bocciata due volte, il professore è uno tosto, capace di bocciarti solo perché non si ricorda di te alle sue lezioni.

E’ buio, ma non ho paura, non per me. Sono a casa mia e mi sento al sicuro. Non mi avranno mai e non si disseteranno con il mio sangue.

– “Apri mamma!”.

Trattengo il respiro e il cuore comincia a battere come una Ferrari con le catene.

– “Mamma sono io…apri”.

– “Roby sei tu?”

– “Si mamma, sono proprio io, fammi entrare, ti supplico”.

…E se?

E se anche fosse? E mia figlia, cazzo, è la mia cucciola e non la lascio là fuori. Entra.

La guardo, è salva mi dico, è salva e non è una di loro. Non riesco nemmeno ad abbracciarla.

Lo fa lei per me, mi abbraccia forte e mi dice che ha avuto tanta paura, che molti dei suoi amici sono stati massacrati e che lei è riuscita a scappare nascondendosi nel portabagagli del pullman che l’ha portata da Salerno.

– “Ho bisogno di stendermi, mi dice”.

Mi sdraio sul letto accanto a lei, la stringo forte a me e penso: siamo insieme, siamo salve, siamo al sicuro.

Lei si gira, le accarezzo i capelli come quando era piccola, la guardo e… il mio cuore si ferma.

Sul collo c’è un segno, una ferita, un morso.

Non lei. Non la mia bambina.

E’ finita, mi dico.

Ma non ho paura. Non ho paura e non aver paura neanche te, piccola.

Morirai lentamente, ma la tua mamma ti starà accanto fino all’ultimo respiro. Risorgerai a nuova vita ma i miei occhi saranno la prima cosa che vedrai quando riaprirai i tuoi e la mia mano la prima cosa che stringerai. Avrai fame, una fame insaziabile e incontrollabile, ma la tua mamma ti ciberà offrendoti il proprio corpo, poggerai le tue labbra sulla mia carne e ti sazierai, così come facevi da neonata attaccandoti al mio seno.

Siamo insieme. Saremo insieme anche dall’altra parte della barricata.

E questa è la morte più dolce.

 Antonietta MOLINARO


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