recensioni letterarie

di Nicola Furia


 

PREMESSA

I gusti sono personali e le opinioni sono come le palle…ognuno ha le sue.

 

SOTTO PREMESSA

Anche leggere alcuni libri di zombie può causare l’infezione del virus Z.

 

All’origine ci fu Max Brooks con il suo MANUALE PER SOPRAVVIVERE AGLI ZOMBIE…e luce fu!

In realtà l’opera di Brooks non è la prima che trattò l’argomento zombie a comparire nelle librerie. Prima ci fu Stephen King con il suo IL LIBRO DEI MORTI VIVENTI, anche se si rivelò una bufala per allocchi (compreso il sottoscritto che l’acquistò), visto che di “suo” (del King) c’era poco o nulla. Si trattava di una serie di racconti (alcuni belli, altri meno) di vari autori statunitensi. Stephen King, in un tomo di 460 pagine, inseriva un raccontino di una decina di paginette, senza arte né parte.

Tornado a Brooks, lo ritengo paragonabile a Romero. Romero ha creato gli zombie in celluloide, Brooks li ha trasportati nell’editoria. I due maestri, purtroppo, sono accomunati anche da un infausto destino: non hanno avuto discepoli e seguaci all’altezza del gravoso compito.

Come il dopo-Romero registra un’ecatombe di filmacci di terz’ordine (al di sotto dei B-movie), anche nel campo di battaglia della letteratura horror zombesca si è passati dal nulla assoluto, al proliferare spasmodico di cartaccia imbrattata di schifezze illeggibili.

Per fortuna qualche opera degna di essere letta esiste. Per esempio la trilogia di Manel Loureiro (APOCALISSE Z) e la saga di Jonathan Maberry (ROR & RUIN) sono romanzi ben scritti e articolati. Ma queste rare eccezioni galleggiano comunque in una melma putrescente che rimane la regola.

Diciamolo subito, così mi tolgo il dente (e i macigni dalla scarpa), mi sto riferendo alla miriade di pseudo-libri targati Multiplayer Edizioni. Sto parlando di tutta quella pletora di tomi sfornati a nastro (per approfittare del successo di The Walking Dead) che va dal DIARIO DI UN SOPRAVVISSUTO AGLI ZOMBIE di J. L. Bourne fino ad arrivare all’ultimo “capolavoro” EX SUPER EROI VS ZOMBIE di Peter Clines.

Per essere precisi, questa grande casa editrice muove i primi passi sbilenchi molto prima del libro di J. L. Bourne. La prima porcheria posta in commercio, in un epoca in cui non trovavi un libro di zombie neanche a pagarlo oro, è RESIDENT EVIL – THE UMBRELLA CONSPIRACY di S.O. Perry. Per fortuna del genere umano, questo libro lo hanno letto in pochi. Per sfortuna mia, io, che all’epoca soffrivo di crisi di astinenza, spinto da un’irresistibile forza interiore masochista, ho fatto questo tragico errore, trovandomi così tra le mani un romanzo scritto con i piedi (anzi…con un’altra parte anatomica), così banale ed elementare da essere surclassato da un qualunque componimento di un bambino delle scuole medie.

Ebbene, di tutta la produzione letteraria della Multiplayer io ho la stessa opinione che aveva Fantozzi del film sulla corazzata Potëmkin (una cagata pazzesca!). Ah! L’ho detto!

Sia chiaro, sono una persona concreta e pragmatica e non cerco romanzi complessi e artificiosi vergati da novelli Manzoni. Tanto per fare un esempio, non ho sopportato, per motivazioni opposte, neanche l’eruditissimo ZONA UNO di Colson Whitehead. Se qualcuno ha avuto la sventura di vivere anche questa defaticante esperienza, probabilmente l’ha acquistato in quanto pubblicizzato come una storia sui morti viventi. Si sarà accorto troppo tardi che di zombie se ne vedevano pochi, sostituiti in cambio da un’infinita e deprimente noia mortale trasudante da ogni pagina. Ma non solo! Quello che lo rende insopportabile è la presuntuosa prosopopea dell’autore che costruisce interi periodi sintatticamente ineccepibili ma difficilmente comprensibili ai comuni mortali. Vi faccio qualche esempio di lettura vissuta.

Pag. 1: “I suoi genitori, monoliti in un’era di molteplicità digitale, raschiavano il fondo di un solitario barile di resistenza, una macchina da caffè che non diceva l’ora, dizionari cartacei, una macchina fotografica che faceva solo foto e non trasmetteva le coordinate ad un satellite”.

Pag. 14: “Nella sala d’attesa le torce avevano vagato sui mobili bassi e patinati che promettevano lividi, eppure, messi alla prova, comprimevano il corpo secondo nuovi principi di armonia somatica”.

Pag. 17: “Kaitlyn l’aveva razionato a un unico, superfluo, atto di falcidia per piano. Lo sbaglio era stato cedere a quella pandemia di ottimismo fenicino”.

Ecco, dopo la lettura di una serie di periodi del genere, mi è apparso Tomas Milian, nei panni del Monnezza, il quale, rivolgendosi sboccatamente all’autore urlava a squarciagola: “Ma che st’à dì? Ma che te stai a inventà? Ma parla come scorreggi!

Vabbè, torniamo alla Multiplayer che io paragono, in campo cinematografico, a quei simpatici cialtroni della ASYLUM (per capirci quelli che producono trash movie del tipo SHARKNADO).

La Multiplayer, potendo contare su una capillare distribuzione e investendo ingenti fondi per pubblicizzare i suoi prodotti, riesce a piazzare migliaia di libri in tutto il mondo. Probabilmente molti di voi hanno nella biblioteca alcuni dei romanzi citati e forse vi sono piaciuti. Non nego che la trama di alcune storie possa risultare gradevole ma, secondo me, è innegabile che siano scritti male e tradotti peggio.

Per dimostrare, al di là di ogni ragionevole dubbio, quanto sostengo, vi porrò alcuni esempi di lettura vissuta tratti dall’ultimo libro della Multiplayer dal titolo EX SUPER EROI VS ZOMBIE.

Malgrado le terribili esperienze a cui ero sopravvissuto, essendo anche patito di super eroi, ho deciso di rompere il mio giuramento di sangue, con il quale mi impegnavo a non leggere mai più un libro della Multiplayer, e ho acquistato il romanzo.

Già alla prima pagina del racconto capisco di aver perpetrato l’ennesima cazzata:

Il motivo per cui ERA volontaria, ERA che non ERA obbligata a parlare”.

Vado avanti con sprezzo del pericolo e, arrivato a metà, prima di lanciare anche questo libro nel camino acceso, comincio a sottolinearmi qualche perla:

Pag. 139: “E’ come sparare del pesce in un barile”.

Si, avete capito bene. Non c’è scritto “sparare ai pesci in un barile” ma proprio “sparare del pesce”. E allora tu ti chiedi: ma si tratta di un’arma balistico-ittica ? Un arma da fuoco che invece di proiettili spara cefali ?

Pag: 152: “Lo fece a pezzi mentre lei RINCULAVA lontano da lui”.

Rinculava ? Il termine rinculare si riferisce ad un arma da fuoco o al massimo ad un cavallo spaventato che indietreggia. Presupponendo che non si tratta di una storia a luci rosse, come fa una persona a “rinculare” ?

Pag: 157: “LEI lasciò andare la placca. LUI mise le braccia intorno a LEI. LEI agitò i fianchi. “Gesù”, disse LUI. LUI la calò sulle gambe e LEI fece perno. Le ginocchia cedettero e LEI si aggrappò a LUI”.

Leggendo quest’ultimo brano mi è venuta in mente la canzone di Charles Aznavour:

“ Tu sei nervosa vicino a lui.
Lui accarezza lo sguardo tuo.
Ed io tra di voi se non parlo mai ho visto già tutto quanto”.

Basta! Dopo questo complicato intreccio LEI, LUI, LUI, LEI, LUI, mi arrendo e interrompo sia la lettura, sia l’opera di selezionamento di frasi e brani. E’ un lavoro sporco e qualcuno lo deve fare, ma io ho già dato abbastanza e temo che proseguendo possa cominciare anche io a parlare come gli zombie.

L’ho scritto in premessa, i gusti sono gusti, però vi assicuro che esistono tantissimi autori emergenti italiani che, non potendo usufruire di grandi casi editrici, stentano a farsi strada. Se non ci credete visitate il sito ILOVE ZOMBIE.IT e leggiucchiate qualcosa. Vi assicuro che sarà un’esperienza gradevole, sicuramente meno devastante psichicamente della lettura degli zombie targati Multiplayer.

Nicola Furia


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