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di Luca Pennati


 

E se ci fosse un sistema per monitorare in anticipo se una zona è infestata oppure no?

Per rispondere a questa domanda mi è venuta in mente un’idea e tremo al solo pensiero che qualcuno me la possa fregare; quindi ho deciso di divulgarla in modo che in futuro potrò sempre chiedere che mi venga attribuita la paternità di ciò che vi sto per dire.

Quindi, analizzando la solita situazione apocalittica che conosciamo tutti benissimo valutiamo alcuni aspetti:

• non moriremo tutti;

• nel giro di un paio d’anni la situazione dovrebbe stabilizzarsi;

• rimarranno molte zone infette a discapito di poche zone sicure;

• I gruppi si organizzeranno per mantenere costante la sicurezza.

Su questo ultimo punto vorrei focalizzare l’attenzione. Infatti, secondo me, l’enorme problema che dovranno affrontare i fortunati o, a seconda dei punti di vista, gli sfortunati superstiti di un’apocalisse zombie sarà l’inevitabile necessità di dover uscire dal posto sicuro per andare in perlustrazione delle zone esterne sia per la bonifica dell’area e sia per la ricerca di nuove provviste. Per fare ciò, si troveranno a dover ampliare sempre di più il proprio raggio d’azione. Di conseguenza qualcuno dovrà per forza entrare in territorio nemico e come ben sappiamo il rischio di dover entrare in contatto con gli infetti rimane il problema maggiore che si dovrà affrontare.

Un uomo da solo avrà non poche difficoltà a tenere d’occhio grosse porzioni di territorio e come di solito si dice: navigherà a vista e non sempre è possibile, vedi di notte o in grossi spazi chiusi e con ostacoli. Anche una squadra affiatata sebbene capace di affrontare turni di guardia e pianificazione, potrebbe non essere in grado di preventivare attacchi e sconfinamenti da parte dell’orda.

Ricordiamo che la perdita di controllo della situazione può pregiudicare tutto il sistema del luogo sicuro e rendere vani i già difficili e precari tentativi di sopravvivenza del gruppo.

In nostro aiuto, a questo punto potrebbe venire come sempre la tecnologia. Tutti quanti siamo dotati di almeno uno smartphone, la maggior parte anche di tablet e pc. Una nuova applicazione potrebbe salvarci la vita. Ho anche il nome: iHorde.

In pratica quest’applicazione utilizzerà il sistema GPS del telefono incrociando i dati forniti dai sistemi satellitari di rilevamento dei corpi in movimento ai quali sarà stato abbinato l’utilizzo degli infrarossi per rilevare l’ASSENZA di temperatura corporea, quindi i corpi morti ambulanti. Tutto questo mediante una pratica app riusciremo a sapere con un’approssimazione di 10 metri la presenza non solo di orde di zombie ma anche singole unità infette e la loro tendenza di movimento. E non solo! Nella versione mappa estesa si potranno visualizzare, ad esempio, i posti sicuri verificati, i centri commerciali già saccheggiati e i posti da evitare come la peste.

Se ci pensiamo bene ci rendiamo conto che la tecnologia per realizzare questo strumento è già in nostro possesso. Ovviamente si tratta in parte di applicazioni già utilizzate in ambito civile mentre altre solo militare ma scommetto che la situazione ci aiuterebbe a combinare le due cose.

Nella versione per pc, invece, renderei fruibile un plugin da installare in google maps per passare alla versione zombie: GOOGLE PANDEMIA e il gioco sarebbe fatto. Come attualmente vediamo il traffico che congestiona le nostre strade, domani riusciremo a vedere le orde di zombie e i infetti sparsi che si aggirano nei dintorni. Tutto sotto i nostri occhi e in totale sicurezza. Potremo pianificare le bonifica delle aree, i percorsi di fuga e individuare i nuovi posti sicuri dove andare a ripararci senza il rischio di trovare lo zombie maledetto dietro la porta.

Siccome, diciamo sempre che non è il SE ma il quando inizierà l’apocalisse zombie, saremmo già ad un buonissimo punto di partenza se proprio in funzione di questo concetto si realizzasse subito l’app per tenerla congelata per il DOPO.

Ok avete mille domande. Serve internet! Servono i satelliti! Servono gli smartphone. Anch’io sono dubbioso ma sognare non costa niente.

A proposito, c’è ancora una questione sul tavolo. Premetto di essere ciecamente convinto che le nuove idee da sempre hanno consentito di mandare avanti il progresso mondiale, purtroppo mi scontro con il drammatico problema che servono anche un sacco di soldi per realizzarle. Le idee da sole non fanno il prodotto finito anche se è vero che non dovremmo mai trattenerci dall’enunciarle.

Ci vorrebbe un crowfunding ad hoc… ops ad horde.

Quindi, intanto che studio una forma di crowfunding ad hoc… ops ad horde, vado a brevettare l’idea.

Naturalmente so anche che qualcuno mi riderà in faccia ma quando troverete nel play store la nuova app iHorde saprete chi ringraziare.

Luca Pennati


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