Racconti brevi

di Nicola Furia


 

Non c’è più ipocrisia quando rimani solo… ed è allora che riesci a strapparti la maschera dalla faccia. E’ l’unico momento in cui ti è consentito farlo, in cui sei costretto ad uscire da quella corazza blindata per rimanere nudo, indifeso e finalmente libero. Ora puoi guardarti e interrogarti, senza timore di essere giudicato, classificato, disprezzato o ammirato.

Alcuni temono questo inevitabile appuntamento. Non ci è possibile fingere, chiudere gli occhi, nascondere con un sorriso ironico o sprezzante il vero stato d’animo, il dolore, la rabbia, l’emozione sommersa in strati di apparente insensibilità.

Anche io ora sono finalmente solo, solo con la mia pelle, il mio odore e …il mio morso.

Un morso che mi ha lacerato la carne dell’avambraccio, stampandovi sopra un tatuaggio di sangue indelebile e magnificamente terrorizzante. Sento già scorrere nelle vene il virus dello zombie che attraversa gli organi, penetra il cuore, fino a spingersi prepotentemente nella corteccia cerebrale per poter dare avvio all’inevitabile metamorfosi, l’affascinate fenomeno misterioso che ha distrutto il pianeta.

I miei generosi compagni, prima di abbandonarmi mi hanno lasciato un revolver. Quell’unico proiettile alloggiato nel tamburo sta lì che attende di essere esploso per potersi aprire un varco nella scatola cranica che ponga fine alla mia vita.

Pare che non abbia altra scelta. Se rifiutassi di suicidarmi, sarei additato come un pazzo vigliacco e senza dignità. Ma sono finalmente solo e non temo il giudizio degli uomini, né tantomeno quello di Dio.

Per quale motivo dovrei impedire la trasformazione? Cosa sappiamo di quello che si cela dietro l’apparente degrado del corpo risorto? Guardiamo la dolorosa maschera del morto vivente e immaginiamo che quell’essere soffra le pene dell’inferno. Ascoltiamo i suoi lamenti e riteniamo che stia urlando di dolore disperato, incapace di rassegnarsi alla perdita brutale della sua umanità.

Ma chi ci dice che sia veramente così? Continuiamo a giudicare dalle apparenze, ci lasciamo traviare da quello che sembra senza conoscere quello che è. Lo zombie, al pari dell’uomo, ha una maschera dietro la quale si nasconde una verità sconosciuta.

Ebbene, io scoprirò quella verità, e non me ne frega niente delle vostre opinioni, della vostra condanna, del vostro perbenismo. Sparatevelo voi un colpo in testa. Voi, che mi avete amato o odiato per quello che vedevate in me, senza mai comprendere quello che ero veramente.

La trasformazione del corpo non cambierà nulla, sostituirò questa maschera da uomo …con una maschera di morte.

 

 

Nicola Furia


 

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