non solo Zombie

di Anna Liguori


 

Delia sorseggiava il suo tè sulla veranda, quando Samara rientrò furtiva in casa. Non appena vide la sua padrona emise un lungo miagolio. “Dove sei stata, birbante?

 

Ci sono posti migliori dove passare la domenica mattina: al bar con gli amici, a spasso con cane e figli annessi, o più semplicemente a letto a dormire.

Sarebbe stata di sicuro una domenica diversa, se Giulio non fosse stato un Commissario di Polizia, convocato sulla scena del crimine, alle 5 del mattino.

“Cosa abbiamo?” chiese al primo poliziotto in divisa che gli si parò davanti, circondato da un sontuoso giardino. Giulio, assonnato e incazzato, si ritrovò catapultato in una copia in miniatura della reggia di Versailles.

Doveva aver segnato l’indirizzo mentre ancora usciva dal torpore; non si era infatti reso conto che  l’omicidio si fosse consumato in uno dei quartieri più ricchi della città. Tra le fontanelle in pietra, due uomini del Ris stavano dando di stomaco.

“Marito e moglie, commissario, una strage. Le teste sono state staccate letteralmente dal corpo.”

“Addirittura…”

“Sì, commissario, neanche nei peggiori film dell’orrore.”

“Bella domenica di merda!”, pensò Giulio, mentre infilava le buste sulle scarpe e indossava i guanti di lattice.

Quando entrò, un odore di metallo pungente aggredì le sue narici. Trattenne i conati di vomito a fatica nel vedere un pezzo di materia cerebrale che era scivolato dalla parete.

Si soffermò a lungo sulla traccia di sangue disegnata dal suo percorso, che si estendeva lungo una parete di circa 2 metri. “Gran bel lancio!”, pensò sarcastico.

A destra, su di un tavolino, in bella vista spiccavano foto che ritraevano il padrone di casa con personaggi illustri, politici e non.

“Si sa qualcosa delle vittime, a parte che erano ricchi sfondati?”

Da uno dei poliziotti all’interno, Giulio seppe che la vittima, Carlo Oteri, era il proprietario di una delle società informatiche più grosse e remunerative del paese. Giulio chiese subito se avesse nemici. Il dottor Oteri aveva da poco fatto licenziare la metà dei dipendenti ed aveva allontanato gli altri 2 soci grazie a cavilli legali. A questo si aggiungeva il fatto che avesse un pessimo carattere, per cui la lista poteva allungarsi all’infinito. Prima di andare, chiese ad un uomo del Ris se ci fossero già delle tracce interessanti.

“Peli di gatto, commissario.” Peli di gatto?

“Cosa c’è di tanto interessante?”

Carlo Oteri, in effetti, era stato al centro di un’indagine il mese precedente. Non aveva mai nascosto a nessuno il suo profondo odio per i felini. Fu incolpato dall’intero vicinato di averne avvelenati una dozzina nel quartiere. Per questa ragione era improbabile che possedesse un gatto e, di sicuro, si poteva restringere il campo.

“Interrogate i vicini.”

 

Giulio salì in macchina. Il sole di maggio cominciava a dar fastidio. Si infilò gli occhiali e con gesto automatico sistemò lo specchietto. Fu allora che vide riflessi i corpi caricati sull’ambulanza, silenziosi e imbustati nei sacchi. Chiunque fosse stato, aveva fatto un gran favore al mondo. Non vedeva l’ora di tornare in ufficio, brancolare nel buio e mettere il caso tra le scartoffie.

 

Delia posò la tazza, Samara le si accoccolò sulle ginocchia. Notò del sangue sul pelo e sorrise.

“Ben fatto, piccola mia”, le sussurrò. Samara si stiracchiò a lungo tra le carezze di Delia. La donna rimase ancora sulla veranda, a godersi il tepore mattutino, con in braccio Samara, la sua gatta, fedele compagna e antico famiglio delle streghe.

 

 

Anna Liguori


 

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