FANS

di Salvatore Piero Lombardo


 

 

E’ un giovedì sera al John Cabot pub ed è un po’ gremito di gente forse anche perché si sta giocando la partita del campionato regionale di freccette. Il solito ottimo lavoro da p.r. spetta a Fiocco che è riuscito a radunare una buona dose di fattoni come tifosi in prima linea anche se piuttosto che tifare ognuno pensa a bere, chiacchierare, ridere e bere da capo. Mentre la barista spilla pinte una dietro l’altra davanti al bancone c’è tutta la squadra ufficiale. Da sinistra Dario ‘ capitano’ o ‘cap’, poi Fiocco detto ‘Fiocco’, Martina, Valerio ‘Bencho’ e Jimmy che tracanna da una bottiglia di Bud sorridendo ad una ragazza abbastanza brilla. In cucina c’è Robertone, uno dei proprietari, a sfornare panini e patatine. Fuori a farsi una sigaretta c’è l’altro proprietario Michele. I supporters sono formati dagli amici più stretti.

Gli avversari di stasera sono gli Jikers.

‘Il cap’ prende parola: “Ragazzi stasera possiamo, anzi, dobbiamo vincere. Giochiamo contro delle pippe. Mi raccomando concentratevi. Daje cristo!”

Dal fondo opposto del bancone Jimmy gli risponde: “E che cazzo, non bestemmiate”. Poi ritorna dalla ragazza ormai ubriaca “Guarda che nessuna ti sta fissando, te lo giuro. Che ne dici se ci buttiamo in Caffarella per ‘due chiacchere’?”

‘Bencho’ smette di parlare al cellulare. “Ragazzi, Bob mi ha chiamato e ha detto che non ce la fa ad esserci”.

‘Fiocco’ si asciuga la bocca dalla schiuma della pinta. “Ma che cazzo sta a fa?”

“E’ al paese a raccogliere le olive”.

Ci guardiamo tra di noi e contemporaneamente scoppiamo in una chiassosa risata

“Gli potevi dire di portarcene un po’ “, riprende ‘Fiocco.

“Ma che poi fa la spremitura dell’olio con le chiappe?”, sbiascica Jimmy.

E di nuovo a ridere.

“Invece gli altri due? ‘Cius’ e ‘Fanta’?”. Il cap si fa preoccupato perché all’appello mancano altri due giocatori.

“Hanno detto di metterli alle ultime partite”, fa ‘Bencho.

“Va be per non rischiare come riserva segno te Jimmy, sei d’accordo?”

“Capitano, stai a scherzà? Se poi Cius e Fanta non vengono? Faccio schifo a sto gioco de merda”, sbuffa Jimmy.

“Si che vengono, stai tranquillo che tanto non giocherai. Anche perché se danno buca perdiamo a tavolino visto che siamo solo in cinque”.

“No mi incazzo se perdiamo questa così”, sbotta Fiocco.

“Non facessero gli asini”, anche Bencho dice la sua.

“A saperlo me ne rimanevo a casa che ho dormito solo tre ore ieri notte e sono stata fino a poco fa all’università”, fa Martina che guarda con il sopracciglio destro alzato Fiocco mentre si butta giù il terzo shot d’amaro di fila.

“Che palle avevo rimediato pure un tour”, piagnucola Jimmy.

La squadra si mette a fare un po’ di riscaldamento tirando qualche freccetta nel board, in quell’altro ci stanno alcuni giocatori avversari.

“Va be, a sto punto mi butto a bere un long island. Anzi fammi un japanese ice tea”, Jimmy ordina alla barista che con una mano gli indica di aspettare.

Nel mentre al parco della caffarella la ragazza ubriaca con cui Jimmy stava approcciando prima, si sta imboscando con un altro tizio.

Si mettono tra dei cespugli ben nascosti. Lei tira la zip dei pantaloni al ragazzo e glielo caccia fuori. Poi con la bocca…-CENSURA-. La ragazza si rialza e si cala i pantaloni prima e le mutandine poi. Dice al tipo: “Leccamela”. Così lui… -CENSURA-. Poi lei nell’estasi glielo prende e se lo mette dentro la… -CENSURA-. I loro corpi completamente nudi e sudati sono bandiere bianche illuminati dalla luna in questa notte chiara.

Da dietro, una oscura figura si trascina verso le chiappe scoperte del ragazzo che sta sopra di lei.

“AHHHHHHHHHHHHHH”, urla il tipo.

“Ma che sei già venuto? “, chiede la ragazza.

“NO, CRISTO! Qualcosa mi ha morso il culo. MIO DIO CHE DOLORE”, e scappa via inciampando sulle braghe calate.

L’oscura figura si avvicina sempre più alla ragazza che sta a cosce aperte e quello gli addenta, con uno slancio, la vagina.

Da dentro il pub arriva un urlo spaventoso.

“Ma avete sentito? Sembrava l’ululato di una cagna”, fa Jimmy con gli occhi sgranati.

“Sti cazzi. Dai comincia la prima partita, tocca a te Fiocco”, Il capitano mostra il pugno a Fiocco che lo imita per poi farli sbattere l’uno contro l’altro.

“Jimmy ecco il cocktail”, gli porge il bicchiere la barista.

“Finalmente, ho la gola più secca della fica di una frigida”,

“Che esempio colorito”, ribatte Martina.

“Pardon”, e fa segno di scusa Jimmy.

Proprio quando Fiocco sta per tirare la prima freccia, entra un tizio con i calzoni abbassati e le gambe sporche di sangue. “AIUTOOOOO! AIUTOOOO! “

La freccia va a colpire il ferro del triplo venti e finisce a terra.

“MA PORCO D…”, impreca verso l’alto Fiocco.

Jimmy sputa il sorso del japanese ice tea sulle scarpe di Bencho che è troppo preso a guardare quel coglione con il pisello penzolante in lacrime.

Martina inorridita distoglie lo sguardo, invece Dario comincia a ridere. Tutti gli altri che stanno fuori a fumare e bere si parlano tra di loro sconcertati e spaesati.

Da dietro il ragazzo appare Sandrone, un frequentatore abituale del locale e hooligan della squadra di freccette.

Jimmy, come se non succedesse nulla, fa: “Capitano è arrivato Sandrone, mettete lui come riserva”, poi guardandosi intorno “Dov’è finita la ragazza?”.

“Ma chi è questo che sta cagando sangue sul pavimento e sta senza pantaloni?”, fa Sandrone schifato e pronto a buttarlo fuori con un calcio nel già martoriato culo.

Arrivano incontro al tipo anche i due proprietari e quello si ritrova circondato. Il ragazzo ha un momento di lucidità e si ritira su i jeans con un piccolo acuto di dolore. “Vi prego qualcosa mi ha morso. Chiamate un ambulanza. Non mi sento bene”.

“Va bene, ma tu buttati al bagno e rimanici fino a che non arriva il 118”, dice Michele indicandogli la porta.

“Io non pulisco quello schifo”, ribatte la barista.

“E che si pulisce da solo? Prendi lo straccio ti aiuto anche io”, Robertone si infila un paio di guanti ed un altro paio li passa a lei.

“Bella merda”, sorseggia Jimmy.

“Finito lo spettacolo, che famo giochiamo?”, chiede ancora incazzato per il triplo venti sputato Fiocco.

Quelli dei Bikers fanno di sì anche se titubanti. Il gioco riprende e Fiocco con le prime tre frecce fa solo un ventisei che lo rende ancora più incazzato e si lancia sul suo negroni sfogandosi in una lunga bevuta.

L’avversario tira la prima e fa un doppio 18. I freccetari del John lanciano un’espressione come a dire ‘ma che culo’. Poi fa un venti e infine quel maledetto triplo venti per un totale di 116. I Jikers urlano: “Così ti vogliamo!” e Dario, Martina e Bencho ribattono con: “Daje Fiocco, regalaci un sogno”.

Jimmy comincia a sentire un certo movimento alla vescica, come se del fluido volesse uscire prorompente, ma purtroppo il bagno è occupato quindi è costretto ad uscire e farla dietro un angolo buio.

Esce ed uno degli amici ovvero Bigno e gli fa: “Come va la partita?”

“Fiocco bestemmia e scoreggia, mentre l’avversario fa tripli venti che manco lui sa come”.

Jimmy si porta alla fine della strada dietro un cassonetto con vista sulla caffarella. Il getto di piscio spruzza copiosamente caldo tracciando un percorso che segue la pendenza del marciapiede proprio verso il parco. Lo segue con gli occhi poi li alza e vede la ragazza di prima avvicinarsi.

“Ah ecco dove sei finita. Anche tu dovevi pisciare? Oppure hai fatto quella grossa?”

La ragazza non risponde ma si limita a camminare verso di lui zigzagando.

“Stai bella pista eh?! Ti capisco, anche io sbando quando bevo troppo”. Poi Jimmy si gira a vedere se qualcuno li osserva. “Ma non è che ti va ancora di fare quelle ‘due chiacchere’?”

La ragazza arriva finalmente davanti alla luce di un lampione e mostra il suo nuovo aspetto. Dalle cosce gli pende una grossa striscia di carne insanguinata, ha la faccia mezza mangiata, lo stomaco sembra un pentolone di salsicce al sugo che ballano ad ogni passo, ma quello che più inorridisce Jimmy sono i suoi bulbi bianchi come palline da golf che quasi sembra pronta a cagarli fuori da un momento all’altro.

Lei gli va incontro con le mani pronte ad afferrarlo e la bocca pronta ad azzannarlo.

“Cristo, ne ho visto di donne affamate di uomini ma è meglio se da te scappo”, e ritorna al John Cabot.

Ansimante si trova davanti Bencho che è intento a parlare con una giocatrice dei Jikers, ma lei non lo ascolta molto bensì gli fissa il pacco.

“Valerio, Valerio siamo nella merda”.

“Sì, stiamo perdendo uno a zero e alla seconda partita stiamo sotto già di un leg”.

Jimmy, quasi come si fosse dimenticato della brutta esperienza di prima e della notizia grave che deve dare, fa stupefatto: “Cazzo, ma so stato via pochi minuti e stiamo messi così male?”. Poi rinviene e prende Bencho per un braccio.

In pedana c’è Dario. Tira la prima ed è 19, poi la seconda ma di un nulla manca il doppio 19 che però arriva con la terza. Il tabellone si illumina e fa bip. Chiusura di Dario e ci ritroviamo la seconda partita sul uno a uno. Martina esulta, Fiocco silenzioso dà il cinque al capitano.

In quel momento si spalanca con un grosso botto la porta del bagno e, rantolando, il coglione con le chiappe insanguinate fa saltare di paura tutti quanti. Dalla cucina esce Robertone con un coltellaccio, mentre Michele, da dietro il bancone, allontana la barista nascondendola dal tizio. Sandrone, di scatto, prende il suo sgabello.

Poi dal di fuori si sentono urla di persone e c’è chi si fugge e chi si rintana nel locale. Questo perché la ragazza che aveva cercato di mangiarsi Jimmy si è fatta viva… o quasi.

Si ritrovano tra due fuochi, anzi tra due schizzati in preda da uno strano raptus violento e omicida con il corpo sfigurato e una terribile puzza di morto addosso.

Poi per un fenomeno misterioso la squadra di freccette del John diventa l’unico obbiettivo di quei due esseri.

“AIUTO! AIUTO!”, stridula Jimmy che chiude gli occhi nascondendosi dietro Fiocco.

“Che Cristo facciamo ragazzi?”, Bencho non sa dove guardare per cercare una via di uscita.

“Qualcuno ci aiuti mannaggia al clero”, impreca Dario.

Ma tutti gli altri hanno altrettanto paura di essere sbranati. Poi Martina sente uno strano fruscio sfiorargli l’orecchio sinistro e qualcosa le colpisce la testa mandandola K.O. definitivamente.

Inconsciamente tutti si girano verso Jimmy che ha uno sguardo disperato e si accorgono che nelle mani ha le sue freccette d’argento pesanti. Quello che è uscito dal bagno procede ancora contro di loro e in meno di un secondo Jimmy lo accoppa con un’altra sua freccette.

“Sì…sì…siamo salvi?”, da sotto il bancone fa capoccella la barista.

“Jimmy, come cazzo ci sei riuscito?”, chiede preoccupato e allo stesso tempo meravigliato Fiocco al suo amico che si è ritrovato per terra perché le gambe gli hanno ceduto.

“Im…impossibile. Non puoi fare una cosa del genere tirando delle freccette”, anche Dario sembra avere la stessa espressione di Fiocco guardando il tipo uscito dal bagno.

In quel momento arriva l’ambulanza. “Allora, dov’è il ferito? …Ma qua ci sono due morti?”

“Io non so che cosa ho fatto. Ho solo tirato con tutta la mia forza”, dice Jimmy rialzandosi con l’aiuto di Bencho mentre Martina gli passa una birra.

“Sarà, ma è comunque impossibile. Ma che hai una balestra al posto del braccio? E anche se fosse, da quando hai questa precisione?”, Dario è troppo scosso.

“Ma chi se ne frega, quello che conta è che siamo salvi”, sorride Bencho.

Jimmy dà continui sorsi alla sua pinta sperando che il cuore non gli scoppi. Uno dell’ambulanza è fuori a chiamare con la radio la polizia quando viene attaccato.

Un altro urlo, un’altra volta terrore. Dalla vetrata che dà sulla strada si vede un orda di esseri che come piranha attaccano l’ambulanza.

A quel punto Dario, anche se ancora dubbioso, prende le sue freccette e Martina, Bencho, Fiocco e anche i Jikers fanno lo stesso.

Jimmy si guarda intorno per cercare le altre due freccette con cui aveva ucciso i due di prima. Una, quella fuoriuscita dalla testa del ragazzo, la trova attaccata alla porta del bagno. L’altra invece è ficcata dentro il cranio della ragazza. Prova a toglierla con le dita ma nulla. “Se con le buone non funziona, allora mi tocca passare alle maniere forti”, così comincia a picchiarla con il piede sulla testa fino a spappolargliela come un melone. Dalle cervella sparpagliate sul pavimento la tira via facilmente.

“Tutti gli altri se ne vadano verso le pedane!”. I clienti sprovvisti di freccette seguono il consiglio di Fiocco.

“Aspettate”, fa Sandrone, “Michele, passami le mie. Ci sono anche io”.

“Pronti?”, domanda Dario. Si guardano e dagli occhi dell’altro capiscono che la risposta è sì.

“Stringete il bucio e tirate con tutta la forza sulla testa!”, finito di dirlo Jimmy vede quei mostri arrivare dentro il pub.

Dodici persone con lo stomaco pieno d’alcol e armati ciascuno di tre freccette contro una cinquantina di quegli orrori che camminano e agitano le mascelle per strappare carne viva.

“Si narra che fu una battaglia apocalittica in uno spazio ristretto. Ci furono dei caduti tra i buoni ma per fortuna nessuno dei freccettari del John. C’è chi racconta che Martina, con la sua foga, abbia ucciso di paura uno di quei zombi (così la tv li nominò). C’è chi ha visto Sandrone prendere uno e fargli scoppiare la testa a forza di schiaffi. Bencho e Dario, spalla contro spalla, sparare freccette come una mitragliatrice. Fiocco far partire uno shoryuken come solo in Street Fighter si vede fare. Infine si racconta e si racconterà ancora per parecchi secoli dell’epico tiro di Jimmy che con una sola freccetta ha trapassato dieci teste di quegli esseri sparsi per tutta la sala. Alcuni tutt’ora ci provano ad imitarlo ma nessuno ci è riuscito”.

“E com’è finita quella notte, nonno Bob?”, un bambino davanti ad un gruppo di altri suoi coetanei ascolta la storia del vecchietto con passione.

“Beh, alla fine arrivammo io Cius e Fanta e dissi le testuali parole: “Un’altra rissa? “”

“Sì, ma la partita di freccette come terminò? Chi vinse?”

“Ah beh, vincemmo noi a tavolino e riuscimmo a non arrivare ultimi in classifica, però il campionato dopo fu ancora più pazzesco quando venne in squadra il leggendario ‘Uomo mascherato’… ma questa storia ve la racconterò un altro giorno. Ora a nanna che nonno sta aspettando una mignotta per farsela stasera”.

 

 

Salvatore Piero Lombardo


 

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