FANS

di Michela Iucchi


 

 

Ironia della sorte, oggi il tempo ha voluto concedermi una tregua, regalandomi un sole caldo e avvolgente. Quanto avrei voluto questo sole nei mesi passati e quanto avrei voluto che lo vedessi ancora una volta…

Saresti stata felice… ed io con te, la nostra condizione di erranti sarebbe stata più sopportabile.

Ma ora non soffri più… almeno tu… io devo farmene ancora una ragione e andare avanti, imprimendomi nella testa il tuo sguardo, il tuo odore, il tuo calore e l’affetto incondizionato, che hai saputo trasmettermi e che mi ha dato la forza di non mollare.

Eri così piccola, quando ti ho trovata, pelle e ossa, che nulla lasciava sperare che potessi sopravvivere. Là, in mezzo alla spazzatura e a tanta morte, tu avevi deciso di nascere e di lottare per la vita, con tutta la forza che avevi in quel corpicino. E con tutta la forza che avevi in gola, hai ululato, attirando la mia attenzione. Da quel momento, sei entrata prepotentemente nella mia vita.

Bella… tu sei stata il mio angelo custode, il mio sostegno, la forza interiore, che credevo di aver perso… una compagna di viaggio… i miei occhi e le mie orecchie.

Ti ricordi quella volta che ti ho persa in quell’edificio in città? Cavoli… credevo di morire…

Stavo perlustrando una palazzina di case popolari; edifici tutti uguali, mostri di cemento fatti con lo stampino a cui davano asilo a famiglie disagiate.

Il silenzio regnava sovrano e passando da un appartamento all’altro, potevo solo constatare che, ormai, sia l’epidemia che l’esercito, avevano portato a termine lo sterminio.

Mi soffermai ad osservare un ritratto di famiglia e, dentro di me, sentii un calore, che non provavo da tempo, quando un tonfo secco mi fece sobbalzare e Bella, rizzando le orecchie, si mise alla ricerca di quel suono. Scattò in direzione della porta e corse su per le scale. Cercai di richiamarla ma invano. Impiegai un’ora per trovarla, con il cuore in gola e il terrore che fosse morsa. E lei, tranquilla e beata, se ne stava lì, in soffitta con davanti tre topi morti, suoi trofei di guerra!

Devo essere sincero… più e più volte mi sono trovato nella condizione disperata di dover fare una scelta… o lei… o me… continuare a vivere senza di lei, dandomi il sostentamento per sopravvivere ancora un pò, o stringere i denti e lo stomaco, rinunciando a quel pezzo di pane, per sfamarla. Ma non mi sono mai pentito delle scelte fatte anzi, se potessi tornare indietro, le rifarei e, conscio del futuro, cercherei di aggiustare le cose…

Mi hai salvato in tutte le maniere cui un uomo può essere salvato; dalla morte, dalla pazzia, dalla vita… infondendomi nuova forza, per affrontare un mondo sconosciuto e ostile.

Abbiamo sconfitto la fame… il freddo… la solitudine… orde di masticatori e cani famelici…

Come potrei scordare, quella volta che ci siamo imbattuti in un branco di cani randagi…

Già… è vero… niente umani che accudiscono bestie, niente controllo e quindi, anarchia assoluta.

Hai lottato, per difendermi, con tutta la rabbia che avevi… due, tre, cinque, non smettevano di mordere e ringhiare e attaccare da ogni direzione… ed io non sapevo più cosa fare. Vedevo solo polvere ed un groviglio di bestie, tra denti aguzzi e sangue. Ho picchiato duro, facendone volare un paio, poi ho preso la mira… il cuore mi si è fermato, il sangue si è raggelato nelle vene, il respiro si è bloccato e ho premuto il grilletto… una,due,tre volte. Tre colpi e quattro cani a terra.

Non volevo avvicinarmi, giuro, non volevo guardare, volevo solo che ti rialzassi e corressi incontro a me. E tu, da combattente, ti sei rialzata, mi hai guardato e hai scodinzolato.

Eri una maschera di sangue, con morsi squarci così profondi tanto da temere per la tua vita. Mi hai fatto impazzire una settimana, tra medicazioni , febbre alta e il terrore che ti fossi presa la rabbia ma tu hai saputo stupirmi ancora e sei sopravvissuta.

Ed ora sono qui… a contemplare un mucchio di terra smossa, perché tu mi hai saputo dare e mi hai tolto tutto.

Non dovevi… stupido cane…

Ho ancora viva nella memoria il tuo ultimo sguardo e nelle orecchie il tuo latrato;

Eravamo in cammino lungo le vie di una città morta, recuperando cibo qua e là, dove altri sopravvissuti o animali selvatici non erano passati. Pioveva a dirotto, ormai da settimane e infreddoliti e fradici, cercavamo un luogo dove poter passare la notte.

Vaganti sparsi un pò ovunque, ci costringevano a cambiare direzione e, svoltati in una strada secondaria, scorgemmo una luce accesa, che proveniva dalla finestra del secondo piano di una palazzina.

Come poteva essere? Mille pensieri mi vorticavano nella testa, primo fra tutti, che fosse una trappola. Ci avvicinammo, in silenzio, fucile spianato. Nei dintorni non c’era anima viva (o morta! )e, chissà perché, quella luce mi ipnotizzava. Controllai l’entrata, l’androne e il sottoscala e pian piano, ci dirigemmo verso i piani alti. Lungo le scale c’erano oggetti di vario tipo disseminati come a creare una barriera. Arrivati al primo piano, il silenzio era smorzato da un gocciolio cadenzato. Proseguii verso il corridoio, controllando ogni porta d’accesso ai vari appartamenti; case abbandonate, distrutte e corpi esanimi a terra ovunque, crivellati di colpi… una carneficina.

Passai oltre, nella speranza di trovare qualcosa… o qualcuno. Girato l’angolo mi trovai di fronte una barricata, fatta di mobili, letti e materassi… impossibile scavalcarla, allora decisi di tornare indietro lungo il corridoio. Ad un tratto sentii un tonfo sordo, provenire alle mie spalle e, nel momento in cui mi voltai, vidi la pila di classificatori, che sormontavano la barricata, volare fragorosamente a terra. Svoltato l’angolo, inorridii vedendo un gruppo di putridi, che cercavano di oltrepassare la barriera. Indietreggiai… non credendo a ciò che vedevo e non badando a ciò che stava accadendo, invece, alle mie spalle; un altro gruppo di bastardi era uscito da un appartamento… ma non li avevo controllati tutti!

Bella iniziò ad abbaiare e a ringhiare… caricai il fucile e ne feci fuori due… ma continuavano ad avanzare… sempre più veloci…

Alle mie spalle i tre erano riusciti a passare oltre e si stavano avvicinando… eravamo in trappola! Bella partì all’attacco del gruppo di fronte ed io cercai di far fuori quelli dietro… ma non potevo lasciarla sola. Preso il coltello, li attaccai uno dopo l’altro, tenendo sempre lo sguardo fisso su Bella, che non ce la faceva più e dovevo aiutare.

Colpito l’ultimo… sentii un latrato e, rialzatomi di scatto, vidi il mio cane morso da uno di quei maledetti. Corsi verso di lei, nel tentativo di liberarla… lei mordeva e combatteva… ma era una lotta impari. Quando mi avvicinai per colpirne uno, sentii altri rumori dietro di me e capii, che da lì, non ne saremmo usciti vivi.

Vidi Bella… e lei guardò me… Vidi nei suoi occhi la paura e la rassegnazione… e in quei occhi lucidi, capii che stava per fare la scelta più difficile… mi abbaiò forte e mugugnò con quanto fiato aveva in corpo ed io… con il cuore a pezzi… abbandonai il mio cane alla sua sorte, per salvare la mia vita…

Mi lanciai verso il corridoio e giù per le scale… e, una volta fuori mi dissi quanto stupido fossi…

Trovai una sbarra di metallo e decisi di rientrare… dovevo fare di tutto per salvare la mia Bella… e con le lacrime agli occhi, tornai in quel corridoio e con una furia cieca, mi avventai su ogni creatura immonda, che mi capitava davanti; brandivo quell’arma e la facevo roteare come se non ci fosse un domani… Non m’importava cosa sarebbe successo poi… non più…

Il silenzio era calato ormai su quel luogo di morte e Loro non potevano più fare del male… ma la mia Bella, la mia dolce amica… la mia compagna di viaggio, non ce l’aveva fatta… aveva sacrificato la sua vita, per salvare me… che non me lo meritavo e non me lo sarei mai perdonato.

Ti sollevai, come la cosa più fragile e preziosa e ti portai via, lontano… volevo tenerti ancora e sentire, per l’ultima volta, il tuo calore.

Ora dovrò vedermela col mondo da solo e affrontare il mio destino, memore dei tuoi insegnamenti.

Guardando questo mucchio di terra, non posso fare a meno di ringraziarti e sperare, con tutto il cuore, di rivederti presto.

Ciao Bella.

 

 

Michela Iucchi

 


 

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