recensioni letterarie

ZONA INFETTA, il primo romanzo zombesco ITALIANO ambientato in ITALIA, di Giustina GNASSO, l’autrice che ha ispirato tanti autori nostrani a seguirne le orme.
Leggi la recensione di Joe Vanni


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Sinossi :

L’uso del conservante K222 da parte della Sfizietti Zuccherosi causa fra la popolazione un’intolleranza alimentare che provoca una feroce fame di carne umana. I dolcetti a base di K222 vengono eliminati dal mercato ma il conservante, accumulatosi per anni nel corpo delle persone, provoca sempre più vittime. Un’azienda di derattizzazione fiuta l’affare e apre un nuovo reparto per l’eliminazione degli inquinati, ossia gli uomini che hanno sviluppato l’intolleranza infettiva da K222.

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Recensione :

Il merito principale di questa brava scrittrice è di essere un’innovatrice, la prima in assoluto ad aver ambientato una pandemia di zombie in Italia, situando lo scritto tra metropolitana, luoghi malfamati, arterie principali della città, cantine, costruzioni fatiscenti. La descrizione è talmente dettagliata e realista, quasi come un documentario, da poter credere di leggere un resoconto, guardare una fotografia, o vedere quegli avvenimenti stando dietro ad una finestra. E la sua abilità sta proprio nel fatto che l’immedesimazione coi personaggi, che del resto sono molto eterogenei, non esiste, in quanto il distacco emotivo della scrittrice è quasi da videocamera di sorveglianza.

E’ un racconto scorrevole e veloce, che descrive un’epidemia zombie diversa da quelle conosciute nei film o nei racconti americani e stranieri, ambientata a Milano, con personaggi tratti dai bassifondi di periferia: drogati, donne volgari, meretrici, avanzi sgraditi della società civile. E proprio per questo svolgono un ruolo importante per la salvezza dei cittadini: ripulire quel mondo dai nuovi mostri. La loro vita (o morte) è quella tipica dei lavoratori, quasi manichini semoventi, delle grandi città: frenetica, immersa in una routine noiosa e cosmopolita, a tratti velata da un leggero disgusto. Non ci si può affezionare a loro, e forse è proprio quello che l’autrice vuole, perché sono descritti con maestria, asettico distacco, con la sécheresse du Code Civil, che solo una grande conoscenza del filone horror trattato può consentire.

 

Joe Vanni


 

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