ArticoliEditoriale

Cosa c’entrano i fascisti con gli zombie? Scoprilo nell’articolo al vetriolo di Nicola Furia


 

Il genere zombie introdotto da Romero ha spalancato le porte dell’oltretomba. Da quel momento, non essendoci più posto all’inferno, gli zombie hanno iniziato a camminare sulla terra, purtroppo contemporaneamente sulla terra sono cominciate a circolare anche una marea di cazzate.

No, non sto parlando degli z-movie, inguardabili ciofeche da cine-spazzatura, e neanche dei tanti pseudo-romanzi di matrice straniera sfornati alla velocità della luce (e alla stessa velocità tradotti con i piedi), mi sto riferendo alle “ideologie zombesche”.

Ebbene sì, sappiate che i risorti sono anche argomento di polemica politica, diatribe ideologiche da talk show alla Maurizio Costanzo. Mi riferisco in particolare a coloro i quali intravedono dietro ad alcune storie sulla sopravvivenza …un inno al fascismo! Se avete un minino di sale in zucca, vi starete chiedendo: “ma che cacchio c’entra il fascismo con gli zombie?”. Nulla! C’entra quanto i cavoli a merenda.

Che nella letteratura, nel cinema, in ogni espressioni artistica, dietro ci sia sempre un messaggio, che se anche ben fasciato, contenga un significato politico, ideologico, è normale, non potrebbe essere altrimenti per essere significativa in chi la guarda o la ascolta.  Ma in taluni casi, secondo questi pensatori, si perpetra l’apologia fassssista!

L’ambientazione post apocalittica è così affascinate e pregna di significati tale da indurre i diversi autori o sceneggiatori a coglierne aspetti variegati. Analizzando il campo letterario, Loureiro, per esempio, nella sua saga APOCALISSE Z, punta sull’individualismo descrivendo la reazione del singolo la cui vita viene sconvolta dall’improvvisa fine del mondo. Maberry, nelle vicende di ROT & RUIN, invece narra il rifiuto dei suoi protagonisti di rimanere inerti, rassegnati e barricati in una roccaforte dove la vita scorre inutilmente lenta e senza più scopi. Marion con il suo WARM BODIES, infine, cambia l’ottica e ci pone nei pensieri di uno zombie che sta lentamente riacquistando coscienza di se, per poi scontrarsi con il rifiuto del “diverso” da parte degli umani (scusate se non prendo in considerazione le pubblicazioni della multiplayer…quelli della Redazione di ILOVEZOMBIE.IT non mi pagano abbastanza, anzi non mi pagano affatto).

E’ innegabile che l’apocalisse zombie possa anche essere interpretata quale metafora di una rivoluzione assoluta e perfetta. In Italia, in particolare, dove tutto è immutabile e le innumerevoli caste continuano a sguazzare indisturbate nei loro assurdi privilegi, un cataclisma di tal portata potrebbe addirittura essere descritto come auspicabile (lo confesso! a me il genere affascina proprio per questo). Analogamente, non è difficile assimilare i cittadini rassegnati o i giovani senza futuro e speranze alle orde di morti viventi che si trascinano senza meta e senza scopo nella società.

E qui scatta il campanello di allarme! Secondo tali pensatori, la “rivoluzione” è il primo sintomo latente di fascismo (the walking dead …i morti marciano su Roma!)

Se poi ci aggiungete l’ingrediente dell’uomo forte al comando, la frittata è fatta.

Secondo tali intellettualoidi nelle storie di sopravvivenza (The Walking Dead in testa) dove l’uomo “alfa” prende il sopravvento guidando i miseri uomini beta, in realtà si sta inneggiando al ritorno di un Hitler post-apocalittico (“saranno nazi vostri!”). Solo i più forti e i più determinati sopravvivono…gli altri (i diversi) vengono abbandonati alle intemperie della vita, anzi della non-vita. Non è forse fascismo tutto ciò?

Per cui, caro appassionato al genere zombie, tu che fai il tifo per i sopravvissuti sperando riescano a riprendere il controllo e contenere la pandemia, sappi che anche tu sei un fascistello da strapazzo! E’ inutile che ti atteggi a radical chic, non serve a niente affermare di credere nella libertà e nell’uguaglianza, se ti piace Rick o anche Daryl, ti piace anche Mussolini! Non si scappa! Sei fottuto!

E che forma di società si daranno i sopravvissuti dopo essersi aggregati?

Dato che non ci sarà più spazio per la democrazia, le piccole società che si andranno a formare saranno governate da dittatori che imporranno ferree leggi, mantenendo con pugno di ferro l’ordine e la disciplina…Hail Hidra!

E, infine, come vivranno i sopravvissuti? In una civiltà distrutta da una pandemia zombie, da una bomba nucleare, rasa al suolo da un attacco alieno da dove ricominceremmo? Dalla terra! Dalla terra e dall’autogestione. Solo un ritorno alle origini ci salverà. Coltiveremo gli orti e alleveremo animali rendendoci autarchici. Ebbene, tutto ciò non vi fa sovvenire l’immagine di Mussolini che raccoglie le spighe di grano a torso nudo? No? E invece sì! Inconsciamente dentro di voi avviene questo subdolo processo mentale.

Fesserie a parte, io credo che se si vuole raccontare una storia sull’apocalisse che sia REALISTICA, non si possa fare a meno di fare i conti con la natura del genere umano. In una situazione assurdamente caotica e totalmente fuori controllo, dove le decisioni vanno prese in pochi secondi, dove la differenza tra vivere o morire sta nella rapidità dell’azione, secondo voi ci sarebbe spazio per i dibattiti, per le assemblee cittadine, per i referendum?  Eh, lo so che siamo assuefatti alle chiacchiere inconcludenti, al “sì, però”, al “ma anche”, ma con gli zombie che ci mordono le chiappe non possiamo più permettercelo. Ci piaccia o meno non c’è più spazio per il buonismo, il perbenismo, il politicamente corretto. E’ l’apocalisse, bellezza!

Aggregarsi, poi, è inevitabile, anche Rambo soccomberebbe da solo. E vivendo in gruppo, con la morte che ti cammina al fianco pronta a strapparti le budella, o qualcuno prende in mano le redini della situazione o è finita ancora prima di iniziare. Chiamalo capo, boss, duce, Comandante Che Guevara…chiamalo come cavolo ti pare, ma se non c’è un leader indiscusso che dia gli ordini e si assuma le terribili responsabilità del comando, non ci sono speranze. E mai come in questo caso gli ordini non vanno discussi…non c’è il tempo! Ovviamente più il condottiero è tenace, e se serve spietato, e meglio è. La vedo dura per un Gandhi fermare gli zombie o i feroci predoni sventolandogli un ramoscello d’ulivo sotto il naso.

Vi ricordate la frase finale di Rick nel finale della seconda stagione di TWD, quando si rende conto che se ognuno fa di testa sua non solo mette in pericolo se stesso ma tutta la comitiva? “Da oggi in poi questa non è più una democrazia!”

Sì, lo so, si chiama dittatura…e allora? Sarà la transizione necessaria per ristabilire l’ordine. E poi, per quale motivo deve essere necessariamente etichettata come “fascista”? La dittatura del proletariato è un concetto espresso da Karl Marx e Friedrich Engels per la prima volta nel 1852, per riferirsi alla situazione sociale e politica che si sarebbe instaurata immediatamente dopo la comunistissima rivoluzione proletaria. Anche in tal caso la dittatura comunista del proletariato avrebbe rappresentato una fase di transizione.

Non vi piace tutto ciò? E allora non leggete (e non scrivete) storie apocalittiche, guadatevi una bella telenovela e vivete felici e contenti.

Riassumendo… che qualche autore o appassionato del genere veda l’apocalisse come metafora di una rivoluzione è un concetto che nulla ha a che vedere con il fascismo, è solo il desiderio di scardinare alle fondamenta uno stato corrotto, per poi ricostruirlo.

Sostenere che in caso di apocalisse zombie si sopravvivrebbe solo grazie a uomini forti al comando che instaurino una provvisoria dittatura è un altro concetto, e neanche questo c’entra con il fascismo, è solo un’ovvia considerazione.

Mischiare tartufescamente i due concetti affermando che se uno pensa entrambe le cose è un terrorista nero, è sbagliato e scorretto.

La sopravvivenza non è né fascista, né comunista e neanche anarchica…è solo sopravvivenza!

 

Nicola Furia


 

Lascia un commento