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Quarto capitolo de LA PRIMA GUERRA NAPOLETANA CONTRO GLI ZOMBIE – I SUPEREROI DELL’ASSE MEDIANO di Massimo “MadMax” MIRANDA. Una storia in 7 capitoli ambientata nella terra dei fuochi campana, dove vedrete interagire, in una sarabanda rocambolesca, zombie, camorristi, sbirri, super eroi della Marvel, vampiri e ammazzavampiri. Un imperdibile capolavoro trash e borderline, in dialetto napoletano.

I supereroi dell’Asse mediano.

di: Massimo “MadMax”  Miranda


 

PARTE QUARTA

37.

“L’Orco” viveva da solo e l’appartamento era in uno schifo di fabbricato, una scatola verde ad otto piani. Due ballatoi sotto, i suoi parenti facevano finta di niente, da sempre.

“Non sono fatti che ci riguardano”, ripetevano spesso a chi chiedeva notizie del “mostro”. Gli portavano da mangiare, come per togliersi dai sensi di colpa. Era deforme. La sua casa puzzava di pesce marcio.

Non faceva un cazzo durante il giorno, perlopiù se ne stava steso sul divano a dormire ubriaco, ma una cosa aveva imparato a farla terribilmente bene.

Aveva assaporato il sangue e la carne più tenera.  E aveva scoperto che gli piaceva. La bambina rapita a poche centinaia di metri dal palazzo verde era chiusa e legata nello sgabuzzino in fondo al corridoio, e l’Orco già pregustava il momento del suo vero pasto. Frank CASTLE aveva avuto finalmente buone informazioni dal capozona delle case popolari; e comunque si maledisse. Sapeva che ce n’erano stati altri, ed altri, ed altri ancora.

“Tutti quei nomi, Fortuna, Tonino, Nicola, tutti. Li ho incisi sulla mia pelle.”

La mano destra cominciò a tremare. Brutto segno.

“Ma ho ancora tempo…Tempo, bastante”.

Il PUNITORE sfondò la porta all’ultimo piano, la rabbia gli montava dentro come il mare che ribolliva di onde d’inverno, li avrebbe ammazzati tutti, in quel palazzo, se gli avessero impedito di entrare.

Per lui erano tutti colpevoli. Non era possibile che nessuno avesse notato le stranezze del “mostro”. Lo tirò giù dal divano e gli assestò un pugno fortissimo in bocca con un tirapugni d’acciaio, facendogli saltare diversi denti. Cominciò a lavorarselo.

“Dov’è la bambina?”

Non voleva che urlasse. Gli mise un bavaglio in bocca dicendogli che glielo avrebbe tolto solo se avesse voluto rivelare dov’era nascosta Nicky, la ragazzina rapita, piccolissima, sette anni.

Anche se non c’erano tante persone in quel fabbricato per via della puzza perenne della fabbrica delle ossa a poche centinaia di metri da lì, era meglio essere prudenti.

 

38.

DAL DIARIO DI CASTLE.

Gli sparo alle ginocchia col silenziatore, e poi alle mani. Sacco di merda!

Ora la canna della pistola è nella sua bocca, spaccandogli tutti i denti.

“Scegli”, gli dico. “Ti sparo in bocca e crepi, oppure…”,  e tiro fuori il coltello, “ti cavo soltanto l’occhio destro. Per ora. Dov’è la bambina?”

Silenzio.

Scelgo io per lui e gli sfilo col bowie knife l’occhio, rapido. Lo tiro via e glielo frantumo con gli anfibi. Non ho tempo per queste stronzate, non più, così decido di usare il cloroformio e gli squarcio lo stomaco, tirandogli fuori metri di intestino. Un buon lavoro, a fermare e cauterizzare.

Quando si sveglia, il suo unico occhio mi indica il telefono.

“Le foto…guardale”, mi dice ghignando.

Sono decine. Decine.

Pazzo fottuto, se la ride!

Gli sparo tra le cosce e poi gli infilo di nuovo la pistola in bocca.

 

39.

BLAM!

 

40.

Dallo sgabuzzino mi arriva un grido. La bambina è riuscita a togliersi il bavaglio, ed urla disperata.

“Sono qui! Aiuto!!!!”

 

41.

Il PUNITORE butta giù la porta con un calcio.

“Ti porto fuori. Non guardare. Tieni gli occhi chiusi, adesso che usciamo da qui”.

Nicky scoppia in lacrime e si aggrappa all’ultimo dei soldati, Frank CASTLE.

 

42.

Ore 12. Piazza mercato.

“Spara, non sprecare i colpi, e spara!”

“Cristo, non cadono…non cadono!”

“Alla testa! E’ là che devi colpirli se vuoi che muoiano per davvero!”

Da lontano si sente, fortissima, l’esplosione di una granata. L’odore acre del fumo pervade l’aria.

 

43.

NOTA: OPERATORE AK-47

Venerdì 21.

Sono sicuro che chiunque fosse in quel momento al comando dovesse essere per forza uno di quegli ultimi ritardati del cazzo, rimasto chiuso per anni in una stanzetta anonima a leggere le condizioni del tempo, i bollettini meteo ed il traffico in autostrada. I militari piazzarono i carri e gli Humvee nei pressi della Reggia, c’erano anche dei calibro 50 e i nuovi mortai americani, gli stinger terra-aria facevano bella scena e sfoggio muscolare, e così i droni di ultima generazione. C’erano addirittura degli XM5, i veicoli per la guerra elettronica stracolmi di radar e di strumenti di disturbo del segnale. A nessuno passò per la testa che dei cecchini avrebbero fatto un lavoro molto più pulito.

La marea di morti si era ingrossata: dalle prime luci dell’alba tutto il traffico era stato deviato verso Capua, ma era da lì che arrivavano gli zombi. E dopo ore di attesa, quella marea, nonostante le bombe, nonostante tutta la bella tecnologia inutile, caschi e tute pesanti, travolse la prima linea. Molti vi arrivarono a pezzi, e morsero i vivi. Altri aggredirono alle spalle i soldati. Erano quelli che venivano dal centro della città e a loro, nessun brillante stratega aveva pensato.

I soldati furono travolti, sventrati, divorati.

Il contagiò velocizzò se stesso. E i militari rinacquero, morti.

I pezzi grossi si cagarono addosso, ripiegando a fatica nella caserma di via Laviano, terrorizzati.

L’epidemia si era estesa per le vie del centro, e in ogni dove sembrava ormai una lotta senza quartiere.

 

44.

DISPACCI.

Pericolosità e classificazione virus: 10 (di 10).

Evento a livello estinzione.

Dopo appena sei giorni dalla prima manifestazione di febbre emorragica in località Terra dei Fuochi, Caserta, la diffusione del morbo su scala planetaria, se è partita da qui o da qualsiasi altro luogo, non è più arginabile. L’ordine sociale si è disgregato dopo la promulgazione, ovunque, della legge marziale. I roghi delle persone infette non hanno sortito nessun effetto. E così la chiusura delle frontiere. La distruzione mirata dei numerosi focolai d’infezione non ha dato alcun apprezzabile risultato.

Sono cadute in sequenza: Hong Kong, Pechino, Londra, New York, Mosca, Tokyo, Roma, San Paolo, Buenos Aires. L’utilizzo delle armi atomiche non ha fatto altro che rendere manifesta la totale impotenza nel contenimento della diffusione del morbo.

Il black out delle comunicazioni è completo. L’intero sistema sanitario e così gli impianti di trasmissione dell’energia elettrica sono collassati.

La pandemia e il fattore “zombie” hanno fatto registrare un livello di letalità pari al 90 per cento.

I tentativi di contrasto per via farmacologica del virus con antibiotici ad ampio spettro hanno dato esito negativo.

I MORTI RISORGONO.

E divorano i viventi.

Di questo passo, l’umanità può ritenersi estinta nell’arco dei prossimi 5 anni.

Completamente.

Anche se le solite leggende metropolitane hanno già accennato a soggetti con naturali immunità al virus. Si vocifera inoltre della presenza di elementi “superumani” avvistati nei luoghi del conflitto.

Queste, allo stato attuale, sono soltanto speculazioni infruttuose.

Dio benedica quel che resta di noi,

Signor Presidente.
…continua…

Massimo Miranda

 


EPISODI PRECEDENTI

capitolo 01

capitolo 02

capitolo 03

 


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