Racconti brevi

TUTTO FINITO un racconto adrenalinico ad alto contenuto balistico di Michela IUCCHI


 

Il vento ulula tra le vecchie persiane scrostate, si fa strada attraverso i vetri rotti delle finestre e s’incanala per le stanze vuote, i corridoi e il refettorio della scuola del paese, abbandonata ormai da tempo.

Un sopravvissuto, solo, imbraccia il suo fucile, nell’ultima e disperata scelta che solo un uomo che ha perso tutto può fare.

Può ritenersi fortunato, nella sua vita ha avuto tutto: donne, carriera, soldi. Alla fine una famiglia, che lo ha cambiato e fortificato, trasformandolo nell’uomo che oggi dovrà affrontare la sfida più grande.

Veder spazzata via un’intera città, dire addio agli amici ed essere costretto a togliere la vita a ciò che aveva di più caro ha indurito il suo essere, creando un’armatura tanto solida da renderlo immune agli avvenimenti che accadevano intorno a lui. Ed ora, era tutto finito.

Si guarda intorno nell’immensità delle stanze vuote e silenziose, respira forte, come se quella fosse l’ultima boccata d’aria di cui potrà beneficiare. Stringe più forte il fucile tra le mani, come a voler essere sicuro di non perderlo. Chiude gli occhi, inghiotte avidamente la saliva e il cuore si ferma.

Afferra la maniglia e spalanca la porta. La luce esterna lo acceca e l’odore acre di carne in putrefazione lo aggredisce, come un pugno nello stomaco. Si riprende immediatamente e svuota mezzo caricatore sul muro di vaganti davanti a lui. Attraversa i 10 metri interminabili del cortile che lo separano dalla recinzione esterna. Ne schiva due e inciampa tra i resti martoriati di un uomo. Con uno scatto fulmineo si rialza, sfodera il machete dalla sua custodia e, brandendolo come un’antica spada celtica, sgozza un putrido che si sta avventando su di lui. Scavalca il rottame di un’auto che blocca il cancello d’entrata e si volta nel momento in cui ne stanno sopraggiungendo altri, freddandoli all’istante. Scivola lungo il cofano, afferra un pezzo di ringhiera divelta e, facendosi scudo, si fa strada con forza tra un’orda di non-morti bavosi e urlanti. Scaraventa a terra l’inferriata, laddove un gruppo di zombie sta strisciando verso di lui e passandoci sopra. Soltanto 50 metri!

Il vento sferzante gli taglia il fiato e l’odore di putrescenza si mescola con quello pungente d’incendi in lontananza. Gli occhi bruciano e il resto del caricatore finisce nei lobi frontali di un branco davanti a sé, che cade come foglie secche. Lancia l’M16, ormai inutile, contro i resti ciondolanti di una donna, afferra la Desert Eagle e scarica cinque proiettili addosso ad altrettanti mostri.

Le pale dell’elicottero in lontananza girano vorticosamente e si mescolano col frastuono del vento. Sgancia due granate dalle loro sicure, le lancia avanti per aprirsi un varco e, in un’esplosione assordante, ammira i corpi dilaniati volare tutt’intorno.

Sibili di proiettili sfiorano il suo viso e leggere nuvole rosa si alzano intorno a lui. La sua fronte è imperlata di sudore e i muscoli urlano e bruciano sotto la divisa.

Ancora pochi metri.

-CAPITANO… FORZA!-

Un passo ancora e la salvezza.

-Capitano… tutto ok?-

-A rapporto.-

-Capitano, abbiamo perlustrato l’intera area. Nessun sopravvissuto. Capitano… e gli altri?-

-No, caporale… andiamocene da quest’inferno.-

 

Michela Iucchi


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