non solo ZombieRacconti brevi

Per la rubrica NONSOLOZOMBIE, la nostra Anna Liguori scava per noi nell’universo dei creepypasta di internet.
Il suo primo racconto è IL BLOCCO DELLO SCRITTORE.


Sento le voci nel cortile, ogni giorno, quelle piccole vocine stridule si insinuano nella testa.

La mia casa editrice mi butterà fuori a calci nel culo, se nel giro di una settimana non produco qualcosa di decente. “Il blocco dello scrittore” lo chiamano. La musa mi ha abbandonato da un pezzo, la vedo sulla porta con la valigia in mano sorridente, arrangiati, sembra quasi che mi sussurri.

Il cursore lampeggia inesorabile sull’ultima parola scritta, l’ultima parola di una decina di righe, e poi, il nulla.

Ora, qualsiasi cosa mi distrae, il rubinetto che perde, il sibilo di una motocicletta in lontananza, i bambini che giocano. Maledetti bambini…

Sono al pian terreno di un vecchio condominio degli anni ‘90,  dove mi sono trasferito da qualche mese; nelle gelide serate d’inverno, nessun rumore, a parte il cigolio del vecchio portone.

Le tiepide giornate di primavera non aiutano, se a pochi passi dalla tua finestra, una decina di marmocchi malnutriti, producono lo stesso chiasso di una locomotiva a vapore.

Il foglio che fisso da ore non comincerà a elaborare parole all’improvviso, quando finalmente un’idea preme le tempie, ecco che arriva un altro strillo, una risata, un piagnisteo.

Stanco e irritato da tutto questo baccano, apro le finestre. L’istinto è di cominciare ad urlare, ma c’è ancora della creatività in me. Alcuni bambini, si sono girati a guardarmi. “Hey tu, avvicinati”, dico, cercando di trasformare il mio volto in Peter Pan. “Hey, sì, proprio a te, vieni un secondo.”

Mi si avvicina un ragazzino di più o meno 7 anni. Mentre si avvicina, lentamente, non distoglie il suo sguardo neanche per minuto. “Come ti chiami?” “Simone”, risponde. Riconosco una delle vocine più irritanti. “Ti piace giocare, vero?” “Sì”, appare sospettoso, cerco di sfoderare il sorriso più rassicurante al mondo. Mi sporgo quel tanto che basta per potergli sussurrare all’orecchio, lui si alza sulle punte intuendo il mio scopo. “Ai bambini che si divertono troppo possono accadere cose spiacevoli, hai mai sentito parlare di Slenderman?”. D’istinto, Simone arretra di un passo, sembra già abbastanza agghiacciato, ma lo sguardo tradisce anche una certa curiosità. Afferro con tutte le mie forze la sua attenzione, senza pause e incertezze, e racconto la storia.

“Slenderman” è un uomo alto due metri, con braccia lunghe e forti con le quali cattura le sue prede. Appare soprattutto ai bambini che giocano e fanno tanto chiasso, dapprima lo vedi in lontananza, finché non si avvicina ogni giorno di più, ti afferra per un braccio e ti porta via, lontano, in un posto che nessuno conosce. Nessuno sa che fine fanno i bambini che prende, di sicuro nulla di buono”.

Simone indietreggia pallido e con il volto terrorizzato. In una manciata di secondi le lacrime gli rigano il viso. Un muto singhiozzo fende l’aria come un coltello, quel moccioso spargerà la voce tra i suoi coetanei e nessuno mi darà più fastidio.

L’indomani, sono seduto alla scrivania, nessun rumore stordisce la mia mente. Finalmente riesco ad andare avanti con il mio romanzo, potrei finire il primo capitolo entro sera. Il silenzio apre la porta alla mia musa che torna quasi pentita.

Decido di fare una piccola pausa per riposare gli occhi, in quel momento ho un brivido lungo la schiena. Mi guardo intorno, probabilmente la ritrovata pace mi disorienta. Credo di essere rimasto immobile per una manciata di secondi, all’improvviso il televisore si accende autonomamente. Prendo il telecomando, ma sembra non funzionare, sullo schermo solo immagini sfuocate e interferenze, il volume si alza fino ad arrivare al massimo. Prima che qualcuno bussi violentemente alla mia porta, stacco la spina dal muro. Ora, tutto tace nuovamente, le mani mi tremano e non so perché, sento il bisogno di bere. Adesso è il turno dello stereo, come il televisore, l’apparecchio si attiva all’improvviso, producendo un gran baccano. Ripeto l’operazione, ma stavolta quasi rompo il muro. Sto sudando freddo, la mia bocca è completamente asciutta. La tenda si muove come se ci fosse vento, ma fuori non vedo neanche le foglie ondeggiare. Rimango una buona manciata di minuti impietrito, finché, mosso dal desiderio di risolvere la questione, mi avvicino alla finestra.

Vedo solo il cortile deserto, un quadro completamente diverso dal solito. Qualcosa in fondo alla strada colpisce la mia attenzione. Dapprima sembrano dei puntini, poi mano a mano l’immagine è meno sfuocata. Ho voglia di urlare e scappare, la mia voce è sparita, le mie membra sono come immobilizzate. Sono la fuori, i bambini, vengono verso di me, hanno gli occhi iniettati di sangue e in mezzo a loro, lo Slenderman.

 

Anna Liguori

 


 

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