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Il nostro Michele Borgogni ha guardato la prima puntata de (Z) The Series.


 

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E’ da un bel po’ che si sente parlare di (Z) The Series, webserie in bianco e nero sui morti viventi ambientata a Roma, completamente italiana ma con qualche ambizione internazionale. La produzione è cominciata ben oltre un anno fa, ha beneficiato di qualche finanziamento grazie a una campagna su Indiegogo, ha debuttato ad Halloween all’Outdoor Festival di Roma ed è finalmente appena sbarcata anche su Youtube con il primo episodio Festa di Addio.

 

Ecco il primo episodio :

 

 

Già da un primo sguardo è evidente come questa non sia la solita webserie fatta in casa. C’è dietro un gruppo di professionisti o almeno di aspiranti tali, si nota il lavoro di scrittura e progettazione che sta alle spalle del tutto, ogni inquadratura è studiata nel dettaglio, le location sono appropriate, niente è lasciato all’improvvisazione. La storia segue un gruppo di cinque ragazzi, che reduci da una festa per dire arrivederci a una di loro che si sta trasferendo in California si ritrovano in una Roma dove è scoppiata l’epidemia zombie. Niente di incredibilmente originale, ma mi piace pensare che l’ambientazione romana non sia solo una casualità, e che verrà sfruttata a dovere anche nei prossimi episodi.

 

Che guardiamo? "Amici di Maria de Filippi" o "La Notte dei Morti Viventi"?

Che guardiamo? “Amici di Maria de Filippi” o “La Notte dei Morti Viventi”?

 

L’inizio della prima puntata è molto incoraggiante. C’è una bella ragazza che corre in un prato, un ragazzo che la raggiunge e la supera, tutto filmato in un bel bianco e nero pulito che non può non far pensare agli esordi romeriani. C’è anche una notevole inquadratura aerea, immagino realizzata con un drone, una cosa sicuramente inusuale in piccole produzioni come questa e che sottolinea ancora una volta lo sforzo del gruppo che sta dietro a (Z). Il resto dei dieci minuti che compongono questo episodio prosegue sullo stesso buon livello qualitativo.

 

Uno dei punti deboli di serie di questo tipo, soprattutto se italiane, è di solito la recitazione. Attori presi a caso tra gli amici, gente che non è mai stata davanti a una telecamera, cose così. Anche sotto questo punto di vista (Z) sorprende in positivo: non conosco gli attori ma azzarderei una loro formazione teatrale, visto che ognuno di loro sembra saper reggere più che dignitosamente la parte, recitando le proprie battute in maniera convincente. Un po’ meno convincenti i personaggi di contorno, ma ci può stare.

 

Bitch, i'm fabulous!

Bitch, i’m fabulous!

 

L’unico vero difetto che mi sento di indicare per questo primo episodio, e che in qualche modo mi ha impedito di apprezzarlo fino in fondo, è il primopianismo che sembra aver infettato il regista. Per chi non lo conoscesse, il primopianismo è una malattia sicuramente meno pericolosa e a rischio di infezione dello zombismo, ma può risultare comunque fastidiosa. I personaggi sono molto spesso inquadrati in primo o primissimo piano, anche e soprattutto durante i dialoghi; è una scelta espressiva forte perché i ragazzi sono in grado di veicolare a dovere le loro emozioni, ma in qualche modo spezza il ritmo delle conversazioni e le rende meno naturali. Forse un montaggio un filo più serrato avrebbe aiutato in questo senso. Quando l’inquadratura si apre un po’ e il confronto tra gli attori diviene possibile la serie si apre, diventa immediatamente più godibile. Forse è una scelta meno “artistica”, per usare una brutta parola, ma consiglierei al regista di pensarci per il prossimo futuro.

 

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Riguardo alla trama, il primo episodio è come sempre succede quasi solo un’anticipazione di quanto arriverà in futuro. Gli spaventi sono pochi, quasi tutto accade sullo sfondo. Comunque è un futuro al quale guardo con un certo ottimismo, nonostante i difetti di Festa di Addio, e guarderò sicuramente le prossime puntate, che dovrebbero uscire con cadenza settimanale. Mi preoccupano due cose: la prima, altro punto debole di moltissime produzioni del genere, è come la produzione reggerà l’impatto delle scene di massa che almeno in qualche misura sono obbligatorie quando si mettono di mezzo gli zombe, e la seconda è la spiegazione del perché l’epidemia è nata, che ahimé (Z) sembra volerci dare a tutti i costi. Eppure Romero ce l’ha insegnato: non c’è bisogno di dare un origine agli zombie, gli zombie siamo noi. Vedremo come se la caveranno!

 

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Michele “ora guardo anche serial” Borgogni

 


 

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