FANShorrorRacconti brevi

Riccardo era un giovane pieno di energia, con una passione per lo studio e un’insaziabile curiosità, che però lo portava troppo spesso a curiosare nel frigo e nella dispensa di casa.
Era dunque un po’… un bel po’ in sovrappeso, per cui aveva deciso di comprare una bicicletta.
Ne comprò una nuova di zecca e ne andava particolarmente orgoglioso, soprattutto perché in essa vedeva la soluzione dei suoi problemi di linea.
Così ogni giorno la utilizzò per andare e tornare da scuola e al ritorno, prendendo strade diverse.

La città era grande e per lui era magnifico poterla girare in lungo e in largo con un mezzo di locomozione così ecologico e (diciamocelo) dietetico.
Riccardo conosceva la città a menadito, perché appena poteva, si dedicava a lunghe passeggiate alla ricerca di qualcosa di nuovo da esplorare. Se avesse avuto un portafogli più capiente, avrebbe sicuramente abbandonato la vita fra le mura natie e sarebbe partito in giro per il mondo, diventando un esploratore professionista.
Ma per il momento doveva accontentarsi delle sue passeggiate quotidiane e dei libri di scuola che lui, comunque, leggeva con estremo interesse.
Una sera decise di passare per la parte vecchia della città. Era un posto antico che ancora aveva parte dell’illuminazione a gas. Era anche ben tenuto, l’amministrazione comunale ci teneva molto. In quelle vie la città aveva preso forma, lì erano arrivati i fondatori, vi erano nate le persone che l’avrebbero ampliata e modernizzata, e da lì molti giovani erano partiti per le varie guerre senza far più ritorno. Insomma, la vecchia città era intrisa di storia.
Mentre passava da una via già visitata in precedenza, credette di vedere con la coda dell’occhio una porta illuminata. Si girò a guardare ma non vi trovò nulla.
Eppure era certo di aver visto qualcosa. Si fermò e si rigirò. Un’illusione ottica?
La cosa, un poco, lo tormentava, dato che era anche leggermente ipocondriaco; anche se vedeva una sola parvenza di ombra nel campo visivo, cioè immaginando probabili problemi agli occhi, era capace di sottoporsi a svariati esami clinici per poi sentirsi dire “sono cose che succedono: lei è sano come un pesce”.
La sera a casa, dopo aver cenato e guardato la tv con la madre, cominciò ad armeggiare con i libri di scuola. Non aveva molti compiti da fare per l’indomani, così dopo un’ora di studio andò a coricarsi. Come al solito, prima di addormentarsi, fece vagare i suoi pensieri verso mondi nuovi, territori inesplorati e avventure in compagnia di avvenenti fanciulle discinte. All’improvviso il ricordo della visione avuta in bicicletta si incuneò nei suoi pensieri fino a sostituirli del tutto, cominciò così a rimuginare tra la preoccupazione (poteva essere anche un tumore al cervello, e che diamine!) e la curiosità; riuscì cosi a prendere sonno solo alle quattro del mattino.
Quando la madre lo svegliò, alle sette, era completamente rincretinito dal sonno.
Si alzò comunque e si apprestò a fare colazione. Per lui il primo pasto della giornata era una cosa seria (e quale pasto non lo era). Cominciò con un’intera tazza di caffè, che si sarebbe volentieri iniettato nella giugulare se fosse servito a svegliarlo immediatamente; passò dopo a un uovo in camicia, una salciccia, una fetta di crostata ed infine un bel bicchiere di succo di pompelmo (aveva letto che serviva a dimagrire, mai lasciarsi sfuggire un’occasione).
Satollo e senza pensieri, filò a scuola.
Fu verso la fine del tragitto che gli si insinuò in mente di nuovo il pensiero dominante della notte passata. Prese una decisione, oggi avrebbe bigiato la scuola. Senza smettere di pedalare, cambiò direzione e si diresse verso la città vecchia. C’era traffico e faticò non poco per arrivare senza essere investito, ma alla fine arrivò. La strada era deserta, una stranezza per quell’ora, data la vivacità della gente del posto, ma a lui non interessava. Proseguì e ad un certo punto, con la coda dell’occhio ecco di nuovo la luce. Così girò la testa in modo fluido e veloce per non farsi sfuggire la visione, ed ecco che, con sollievo, capì a cosa era dovuta. Si trattava di un piccolo negozio, la luce interna non era forte ma visibile anche durante il giorno. Ma allora come mai gli era sfuggito il giorno prima? Probabilmente, si disse, era così piccolo da sembrare insignificante e nella fretta non era riuscito a inquadrare il punto giusto.
Comunque ormai c’era e voleva vedere di cosa si trattasse.
Assicurò la bicicletta con una catena e un lucchetto ad un lampione e si avvicinò. Sul negozio campeggiava un’insegna: “MACELLERIA CARNI SPECIALI, OVINE, SUINE E BOVINE”. Sulla vetrina una scritta dichiarava: “dal 1880”. “Accidenti se era antica, una macelleria poi, se la saranno tramandata di padre in figlio”. A quel punto doveva entrare. Una cosa simile, per lui, era quasi come visitare una piramide egizia o un antico castello. Dentro il macellaio stava parlando con due clienti.
“Mi dispiace davvero signori, ma abbiamo terminato la scorta.”
“Ma Gigi, lo sai che la tua carne è la più fresca e la migliore? Le altre macellerie non ci danno lo stesso tuo servizio.”
“Vi ringrazio per la fiducia, ma abbiate ancora un po’ di pazienza, sto aspettando un carico proprio per oggi.”
E così dopo aver salutato, gli avventori si voltarono e se ne andarono.
Riccardo li guardò mentre uscivano, avevano un aspetto strano, emaciato, sofferente, sembravano due persone in convalescenza da una malattia particolarmente debilitante.
Il macellaio appena lo vide entrare gli rivolse subito la parola.
“Posso esserti utile in qualcosa giovanotto? Abbiamo delle ottime salsicce di maiale, o tua madre ti ha dato una lista?”
“No mi scusi, è che passavo di qua e non avevo mai notato prima questo negozio. Ma è davvero così antico come dice la scritta?”
“Ma certo!”, rispose il macellaio con un certo entusiasmo, “anzi è proprio strano che tu non l’abbia mai visto. Sai, siamo molto rinomati per la qualità e l’assortimento delle nostre carni.”
– “Ma questa parte del negozio è arredata in modo moderno.” – obbiettò Riccardo – “e gli interni fanno pensare ad una costruzione recente.”
Il macellaio lo squadrò un attimo e disse: “non devi guardare questa parte del locale, è così per via delle leggi sanitarie.”
Poi con fare suadente: “non è che ti va di vedere il retro? Ti assicuro che è ben più interessante, e credimi se ti dico che la tua curiosità sarà soddisfatta.”
“Ma non è che le sono di disturbo?” “ma quale disturbo! Sono orgoglioso di mostrare qualcosa di interessante ad un ragazzo con la tua curiosità. Ce ne fossero…”.
Fu così che il macellaio aprì la porta che aveva alle spalle e con un sorriso fece passare Riccardo.
Qualche giorno dopo, all’apertura della macelleria si ripresentarono i due clienti apparentemente convalescenti.
“Allora Gigi hai finalmente ricevuto il carico che aspettavi?”
“certo signori, poco dopo che ve ne eravate andati. Qualche giorno per la frollatura e ora è pronta per la vendita, cosa desiderate?”
“Della pancetta e del filetto. Mi raccomando però, la pancetta deve essere grassa.”
“Stia tranquillo, è grassa e succosa al punto giusto. A proposito, visto che siete i primi clienti della giornata, per voi in omaggio una bicicletta nuova di zecca. Con i complimenti della casa.”
 

Danilo Calabrese


Lascia un commento