EditorialeeroticoRacconti brevi

Lei stava immobile davanti alla finestra della camera da letto, persa a osservare il cielo notturno e le gocce di pioggia, che scivolavano come lacrime lungo il vetro. In tv passavano ormai i titoli di coda di un film in bianco e nero, e la sua colonna sonora si mescolava ai labili crepitii dell’ultimo ciocco nel camino.

Aveva lunghi capelli biondi, che le ricadevano sulle spalle in voluttuose onde e sembravano dondolare a ogni suo respiro; indossava una sottoveste di raso color grigio perla, leggera e sinuosa, che metteva in risalto tutte le curve di un fisico ancora perfetto, seppur non più giovane.

Un leggero brivido pervase il suo corpo, increspando la sua pelle ambrata e lasciando intravvedere i seni turgidi e vogliosi. Si strinse le spalle, come a ricercare un calore dimenticato.

Lui la fissava in silenzio disteso sul letto e avvolto da quel lenzuolo, che odorava ancora di lei e del loro ultimo amplesso.

Sesso, era solo sesso come diceva lei, un rapporto distante, compiacente, servizievole in cui non trovano spazio i sentimenti ma solo le emozioni.

Lanciò via il lenzuolo, scivolò lungo il bordo del letto e si alzò in piedi, raggiungendola. Era molto più alto di lei, con spalle larghe e il petto proteso, di uomo sicuro di sé e che sapeva ciò che voleva, ma in quel momento tutte le sue convinzioni vacillarono.

Si avvicinò a lei, le scostò una ciocca dalla spalla, per vederle il viso, e solo allora notò la scia che le rigava la guancia e le calde lacrime, che scendevano fino al collo. La sua mano seguì quella scia e scese lungo la giugulare, si fermò trepidante sulla spalla, per poi ritrovare la sicurezza nel far scivolare la spallina della sottoveste, fino a liberare un seno dalla sua leggera prigionia.

Lei fu presa da un fremito, chiuse gli occhi e si lasciò andare a un languido sussulto. Sentì le sue calde labbra avvicinarsi e baciarla laddove le lacrime erano scese copiose. Sentì il suo petto e i battiti del suo cuore e sentì la sua mano sicura, che le afferrava il seno, stringendola a sé.

Non fu sorpresa, quando lui alzò la sottoveste e iniziò a sfiorarla, dapprima con riguardo, poi con travolgente avidità. Le sue dita si muovevano sicure, consapevoli di ciò che lei bramava, e lui godeva già solo al vederla inarcare la schiena, in cerca del piacere assoluto. Voleva che perdesse il controllo, voleva che fosse sua, voleva essere il padrone, e lei alla sua mercé. Voleva che godesse, semplicemente toccandola e che raggiungesse l’orgasmo, ancora prima di possederla.

Sesso… semplicemente sesso.

Le sue dita lussuriose affondarono dentro di lei e con vigore e bramosia la portarono dove voleva lei, in quell’antro di piacere pieno e appagante, in quella parte nascosta in cui albergano le emozioni, in quel luogo della mente in cui i pensieri si mescolano, generando il caos.

 

La costrinse a voltare la testa e cercò le sue labbra carnose, in un bacio infinito.

Qual era il confine tra passione ed emozione, dove ogni gesto è il frutto del proprio essere? Lui non lo aveva ancora compreso ma sapeva ciò di cui lei aveva bisogno e si rese schiavo, solo per il suo compiacimento. D’altra parte, lei lo voleva e avrebbe fatto di tutto per prenderselo.

Sentì la sua mano appoggiarsi sulla schiena e spingerla in avanti, quasi a scontrare la finestra e la penetrò, dapprima con delicatezza e poi con ardore. Sentì i suoi muscoli contrarsi a ogni movimento, e nel riflesso del vetro vide il suo torace allargarsi a ogni spinta. Vide il suo volto, la ciocca di capelli, che gli ricadeva sulla fronte imperlata di sudore e l’espressione di piacere, che si stampò nella sua memoria e non la lasciò più. Dovette appoggiarsi al davanzale della finestra, per non perdere l’equilibrio e per poter godere appieno di quell’amplesso tanto desiderato.

Sentì le sue mani stringerle i fianchi e le loro voci si unirono in un languido gemito di piacere, che li lasciò svuotati, nel corpo e nell’anima.

Lui si staccò, la fece girare, la spinse contro la parete della camera e s’inchinò davanti a lei.

Quel momento sarebbe rimasto per sempre e lui volle attingere a quella sensazione di onnipotenza, bevendo da lei, tutto ciò che lei, forse, non gli avrebbe mai dato.

Fu un turbinio di passione, di completamento e di pensieri indistinti e tempestosi. Fu l’annullamento dell’essere nel desiderio primordiale.

Lui la avvolse in un interminabile caldo abbraccio e lei contraccambiò, tenendolo stretto a sé.

La notte lasciò il posto al giorno ed ogni certezza si fece più viva e indissolubile.

Lei prese il suo viso tra le mani, lo guardò in quei grandi occhi castani e lo baciò.

Si allontanò da lui, sfiorando la sua guancia e seguendolo con lo sguardo fino al bagno.

Si rivestì, si avvicinò a lui, pose qualcosa sul comodino e raggiunse la porta.

“Vedi di non farti trovare al mio ritorno”.

E se ne andò.
 

Michela Iucchi

 

illustrazione di Alessandro De Felice


 


 

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