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Vi sto per parlare di un autentico capolavoro. E non uso questa parola in maniera leggera, ma con cognizione di causa, ve l’assicuro.

Vi parlerò di “American Gods”, la serie di Fuller e Green tratta dal libro di Gaiman, anche lui un capolavoro nel suo genere.

 

 

Questa serie in realtà è un qualcosa di indescrivibile, perché è pura emozione data allo spettatore dall’eccezionale visionarietà di Fuller (che si era già distinto con la serie tv “Hannibal”, divenuto un cult). Fuller infatti non solo rende perfettamente su schermo il libro di Gaiman, impresa non facile dato l’argomento di cui parla, ma addirittura lo amplia e lo modernizza in maniera perfetta. Lo fa con caratteristiche che, per motivi di uscita del libro, nel 2001, non potevano essere conosciute dall’autore del libro, dato che sono state inventate dopo l’uscita dello stesso.

La serie parla di Shadow Moon, un ex galeotto che viene assunto, dopo tre anni di prigione per furto, dal Signor Wednesday come guardia del corpo, assistente personale, autista ecc. Solo, disperato per la morte della moglie avvenuta proprio prima della sua uscita di prigione, in circostanze che la rendono consapevole del suo tradimento con un vicino di casa, Shadow accetta uno strano patto senza regole precise.

Noi seguiamo la storia con gli occhi di Shadow, quindi con un’inconsapevolezza di quello che succede intorno a lui di “strano”, totale e straniante, almeno all’inizio.

Man mano ci si delinea un mondo di vecchi deportati da vari Paesi di appartenenza, gli immigrati in America nei tempi della sua colonizzazione, che ha distrutto il “vero” popolo americano, i Nativi americani, detti anche Indiani d’America. Questa è la prima vera critica senza mezzi termini fatta dalla serie, ed è solo l’inizio.

I nuovi americani si dimenticano presto dei loro dei in nome di un’unificazione di popoli che porterà agli Stati Uniti d’America. E qui parte la seconda critica: si deve, in nome di un’omologazione nazionale, dimenticarsi delle proprie vere origini e della propria storia di base?

E si sa, un dio senza fedeli, preghiere e sacrifici non rimane dio a lungo. Quindi queste divinità antiche si attaccano a quei pochi che le ricordano ancora, e sopravvivono ai margini della nostra società come meglio possono.

In compenso gli Usa si sono creati dei nuovi dei: Media, Technological Boy e Mr. World. Tutti della tecnologia, che pensano di essere migliori e ovviamente, essendo venerati universalmente, sono anche più potenti rispetto ai vecchi dei.

Ma Mr. Wednesday non ci sta, lui, in realtà Odino, vuole riunire i vecchi dei caduti in disgrazia per una guerra che porterà alla loro rinascita. E Shadow gli serve per riunirli sotto un’unica bandiera, girando per gli Usa con lui. Ancora non ci è dato sapere perché proprio Shadow, dato che sono previste almeno tre stagioni dagli autori per “coprire” l’intero libro di Gaiman.

In tutto questo aggiungiamoci la Zombie moglie di Shadow, che lo segue ovunque perché da morta si è accorta che lo ama come nessuno al mondo. E un leprecano che la aiuta in questo suo proteggere Shadow dalle “mire” di Odino.

La cosa sorprendente di questa serie è che niente è raccontato così come ve l’ho riassunto io. Ma tutto lo è per immagini fantastiche, oniriche e visionarie come poche io abbia mai visto in una serie tv, oltre che, onestamente parlando, anche al cinema.

Nonostante l’allucinazione, la trama scorre davanti ai nostri occhi chiara e precisa, anzi forse proprio più semplice perché ci parla attraverso emozioni e visioni universali invece che con parole.

E il coraggio mostrato da Fuller e Green nella critica sociale investe anche nell’ultima puntata specialmente la religione cristiana: Cristo non ha un unico aspetto, ma assume quello che ogni divisione del Cristianesimo ha portato a far credere ai propri fedeli. Mentre nel libro Gaiman dice che Cristo è troppo adorato ancora per immischiarsi in una sciocca guerra per il potere tra dei, Fuller lo immischia alla grande nella sua serie. Critica aspramente proprio il fatto che la religione che dovrebbe avere più fedeli al mondo ed essere la più unita, visto il Dio di origine comune, ha scelto invece di dividersi ed esporsi all’attacco di altre religioni.

Non solo, ma la dea Bilquis (una reinterpretazione della Regina di Saba e della dea dell’amore) per sopravvivere in un mondo dove il sesso porta all’Aids, alle gravidanze indesiderate e viene quindi considerato, almeno all’apparenza, “cattivo”, passa dalla parte dei nuovi dei. Questo infatti le offrono nuovi followers, letteralmente, usando gli smartphone. E anche qui “superano” il libro di Gaiman che, essendo stato pubblicato nel 2001, non poteva contemplare gli smartphone.

Ed ecco l’altra grande critica alla società: le donne “libere” in materia di sesso sono viste dagli uomini come un pericolo e quindi ripudiate come “sgualdrine” o proprio annullate e messe da parte.

Non solo, Fuller e Green iniziano una scena di sesso omosex di una delicatezza e piena d’amore come poche scene di sesso io abbia mai visto. Perché l’amore, per gli dei antichi, non ha genere o altro ma è solo appunto amore, con l’aggiunta della fede, nel senso intrinseco della parola, cioè “affidarsi” a loro completamente. Con l’anima e il corpo. Anche qui in aperto contrasto con le “nuove” religioni monoteiste. Ovviamente i due maschi scelti sono musulmani!

E potrei continuare all’infinito, per le tante linee narrative che ha questa serie in solo otto puntate. Ma lascio a voi la splendida scoperta di tutto il resto.

Ogni aspetto in questa serie è perfezione: attori e recitazione, costumi, luci, inquadrature, casting (alcuni attori sono sorprendenti nella loro interpretazione così positiva, visto il loro passato lavorativo), ambientazione. Su tutti uno Ian McShane incredibile come Odino e una Gillian Anderson che riesce a diventare un’icona mediatica.

E il finale ci mette di fronte alla futura guerra, finalmente dichiarata, tra gli dei vecchi e quelli nuovi. A meno che… una certa moglie Zombie non si intrometta in questo quadro perfetto di esseri celestiali. Incredibile il finale dove in conclusione Odino e Ostera (Easter, la dea della primavera, la cui giornata di festeggiamenti, la Pasqua, è stata “rubata” dai cristiani) si muovono da dei contro i nuovi dei; dopo una stagione sottotono in questo senso, un piccolo “ehm” della moglie Zombie di Shadow riporta tutti, entità divine e terrene, letteralmente con i piedi per terra!

Ed ecco i miei nuovi dei delle serie tv: Fuller e Green.
 

 

Antonella Cella
“jackson1966”

 

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