EditorialeRacconti brevi

Affari di famiglia

di Luca Pennati

 

“Allora, che tipo di cerimonia avevate in ​​mente? Volevate una sepoltura tradizionale o un risveglio?”

La signora Rizzi e sua figlia, un’apatica ragazza appena diciottenne, si scambiarono uno sguardo. “Siamo persone molto tradizionali”, disse la madre. “Penso che faremo un funerale classico”.

“Ho capito”, dissi, mantenendo la mia voce morbida e uniforme, cercando di non mostrare quanto disperatamente avessi bisogno di quel lavoro. Il risorgere dei morti non è era stato affatto facile da digerire per la nostra attività. Dopo che si erano spalancate le tombe e i defunti avevano iniziato a vagare tutt’intorno distruggendo le proprietà e uccidendo la maggior parte della gente, la nostra attività aveva subito una battuta d’arresto; anche perché la mia famiglia era rimasta uccisa. Una volta, eravamo stati “Funerali in gamba di Roberto Gamba e Figli”. Ora, sono soltanto io, Mauro Gamba, trent’anni, unico dei figli superstiti. Fu un vero peccato ma è ciò che il destino aveva previsto per noi, quindi, pace all’anima loro, non pensiamoci più.

“Per cui faremo come volete”, dissi “ma prima di procedere, lasciate che vi spieghi come funzionano, oggi, le cerimonie di sepoltura. Scusatemi se vi sembrerò brutale, ma è meglio che sappiate la verità”. Mi girai per fare strada “Se volete seguirmi, per favore, vi voglio mostrare ciò che intendo.”

 

Le due donne mi seguirono nella sala d’esposizione. Attraversammo la stanza giungendo a una delle bare, un modello in acciaio inox pesante che aprii enfatizzando i movimenti: “Et voilà!!”

La madre ansimò ed ebbe quasi un mancamento, sua figlia dovette sorreggerla. Mi sentii un po’ in colpa per i modi un po’ troppo teatrali che avevo utilizzato ma non potevo fare altrimenti.

 

“Che cos’è questa roba?” Chiese dopo che si era ripresa.

 

“Questo è un modello standard, un’unità di sepoltura con autorizzazione governativa.” Mi allungai per tirare le catene che erano poste all’interno della bara. Tintinnarono rumorosamente.

“Queste restrizioni sono in titanio” spiegai, “in effetti sono fin troppo resistenti rispetto a quanto necessario, i morti non sono poi così forti, ma il Governo prende seriamente la questione sicurezza nella sepoltura.”

 

Bleffai un po’. In realtà, delle aderenti cinghie in pelle, una classica camicia di forza, oppure delle bare dotate di una serratura speciale erano alternative più che valide, ma devo ammettere che le catene e le manette erano molto più appariscenti.

 

La madre cominciò a piangere, appoggiandosi pesantemente alla figlia, questo mi confermò che la dimostrazione aveva funzionato. “Venite”, dissi dolcemente. “Torniamo indietro a sederci più comodi”.

 

Tornammo quindi al mio ufficio. La madre si lasciò cadere in una delle sedie imbottite, le consegnai una scatola di kleenex. Attesi in silenzio, mentre cercava di ricomporsi.

 

“Mi dispiace di avervi mostrato quelle bare…” dissi, “ma è necessario che voi capiate che le sepolture non sono più opzioni molto umane di questi tempi.”

 

Lei scosse la testa come a non voler sentire. “Quanto tempo passa prima che loro…” non riuscì a finire la frase.

“Circa un mese” dissi. “Sì, in quelle condizioni degradano definitivamente in un mese, più o meno.”

 

“Muoiono letteralmente di fame, dovrebbe dire. Al buio, legati in una fredda scatola di metallo. Da soli. Consumati dalla fame.” Iniziò a piangere ancora. “Credo che non potrei sopportarlo.”

Allungai una mano a toccare il suo braccio. “Lo so cara signora, suo marito merita qualcosa di meglio. Ecco perché le posso proporre un’alternativa.”

 

“Ma io sono contraria alla cremazione” disse risoluta.

 

“Non si preoccupi, anche a me non piace la cremazione” la confortai, anche perché, nell’azienda di famiglia non avevamo mai installato un forno crematorio. Questa cosa infatti ci aveva costretto a chiudere i battenti per un po’. Almeno fino a quando i militari continuarono a imporre a tutte le agenzie di pompe funebri di eseguire solo le cremazioni. Solo negli ultimi tempi, con le nuove norme per le tumulazioni, sono riuscito a riaprire la camera ardente e poi mi son dovuto inventare qualcosa per rimanere in attività. “È per questo che ora offriamo il risveglio per i vostri cari.”

 

“Ne ho sentito parlare”, disse. “Ma non sarà pericoloso?”

 

“È tutto perfettamente sicuro se fatto nel modo giusto. Mi spiego meglio. Suo marito verrà parzialmente imbalsamato e tenuto in sedazione costante. Questo lo manterrà docile. Naturalmente siamo in grado di riparare tutti i danni causati dall’incidente e con periodiche sessioni di re-imbalsamazione rimarrà relativamente fresco.”

 

La donna annuì, quindi io continuai “e sarà organizzata una cerimonia bellissima. Molto meglio di una sepoltura o di una cremazione. Niente roba triste ma festeggeremo una rinascita. Suo marito tornerà alla vostra vita anziché lasciarvi.”

Lei guardò sua figlia che annuì a sua volta. Di fatto mi chiesi se fosse in grado di parlare. “Sì” disse la madre. “Benissimo. Siamo d’accordo allora. Possiamo procedere.”

 

Ciò detto, iniziai a predisporre la burocrazia necessaria. “Dovrà firmare dei moduli ma è tutto semplicissimo”, dissi alla signora porgendole una penna. “Prima non le ho detto che ci sarebbero dei costi aggiuntivi come l’adeguamento del vostro appartamento agli standard di sicurezza previsti in questi casi, l’abbonamento per la fornitura dei trattamenti di sedazione e le tasse d’imbalsamazione. Comunque vedrà che ne sarà valsa la pena; è bene ricordare che il risveglio è un investimento a lungo termine. Naturalmente se lei non dovesse disporre della cifra, possiamo venirle incontro calendarizzando un piano di pagamento personalizzato. Ma questo è un aspetto che passa sicuramente in secondo piano. Ciò che conta è il ritorno di suo marito. dico bene? Guardi, basta apporre una firmetta qui…”

 

La signora a quel punto esitò, pose la penna sul contratto. “Non lo so, non sono convinta che possa funzionare,” disse.

 

“Non ci pensi” le dissi. “Lo faccia. Dia retta a me. È la cosa giusta. Lo sa che le autorità stanno lavorando alacremente per trovare una cura definitiva per il virus? Presto ci sarà la possibilità che i morti risvegliati potranno essere completamente rimessi in forma. Quando lo faranno, non sarà felice di aver deciso per il risveglio di suo marito?”

 

Questo le convinse. La ragazza prese la penna dal tavolo e la passò alla madre che firmò e mi riconsegnò i moduli. “Ok Signor Gamba, siamo nelle vostre mani.”

 

Improvvisamente un gemito molto forte giunse dalla stanza sul retro, seguito dal rumore di qualcosa che andava in frantumi e un’imprecazione mal trattenuta.  A sentire quel frastuono la signora saltò sulla sedia.

“Non si preoccupi,” dissi, sforzandomi di sorridere per non sembrare agitato. “Uno dei miei assistenti deve aver rotto qualcosa, niente di grave.”  Approfittando del momento, mi alzai per accompagnare le due donne all’uscita. “Le prometto che ci prenderemo cura di suo marito. La chiamerò presto per definire i dettagli della cerimonia di risveglio.”

 

Non appena se ne furono andate, mi precipitai come una furia nella stanza sul retro. Il signor Rizzi era assicurato alla barella con il volto ancora straziato dall’incidente d’auto, dei pezzi di vetro gli sporgevano dalle guance e dalla fronte squarciata. Appena si accorse di me, iniziò a dimenarsi come un ossesso. Accasciato a terra, accanto alla barella, c’era Stefano, il mio più fidato assistente che si tamponava il viso con un asciugamano gocciolante di sangue. Ne stava perdendo parecchio.

 

“Ehi che ti è successo?” chiesi, avvicinandomi con evidente preoccupazione. Stefano agitò la mano con noncuranza. “Naso” si limitò a dire con voce soffocata. “Mi ha preso a calci mentre lo stavo fissando. È forte questo bastardo. E gli ho somministrato il sedativo già da dieci minuti. Speravo facesse effetto più rapidamente.”

 

“Devi fare più attenzione” lo redarguii, “Almeno fino a quando ci sono in giro dei clienti.”

 

Dopo circa mezz’ora dalla somministrazione del sedativo, il morto aveva smesso di dimenarsi e se ne stava stravaccato inerte sulla barella, docile come un agnellino. Le imbracature erano comunque serrate. Finalmente potei iniziare a preparare gli attrezzi per l’imbalsamazione.

 

“Quindi, capo lei pensa che tutto questo funzionerà?” mi chiese Stefano.

 

Sfoggiai il migliore dei miei sorrisi iniziando a togliere con una pinzetta i vetri conficcati nella faccia del signor Rizzi. “Certo. Penso di poter affermare che da oggi siamo appena tornati in affari. Vedo un raggiante futuro davanti a noi.”

 

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