Editorialerecensioni cinematografiche

RECENSIONE THOR – RAGNAROK

 

Premetto che, come sapete, sono una Marvelliana convinta, nel senso che adoro l’MCU e Feige e che onestamente finora il DCEU mi ha alquanto deluso.

Quindi potete immaginarvi il mio shock nel vedere questo film al cinema. Non sto affatto esagerando, credetemi.

Ho passato la prima mezz’ora a guardarmi in giro nella sala piena del cinema chiedendomi perché tutti sembrassero apprezzare così tanto un film che io stavo cordialmente odiando.

Ora, a mente più fredda posso tranquillamente dire che spero che Waititi sparisca da Marvel come un fulmine del Dio del Tuono che ha così bene rovinato.

Posso solo sperare che siccome Feige deve rinnovare il contratto con Marvel abbia fatto la scelta di questo “tipo” (è offensivo chiamarlo regista per tutti gli altri registi del mondo) per dimostrarle che le sue richieste non sono esose per niente. Tipo “se perdo il controllo della situazione ecco che succede”.

Per nostra sfortuna di fans succede: “Thor Ragnarok”. Quindi Disney, concedi le azioni della società che ti si chiede e dai la testa di Perlmutter su un piatto d’argento, per carità…

Tutto in questo film è assurdo. A cominciare dall’ego smisurato del suo regista che lo ha reso un film come neanche le peggiori comedy del mondo riuscirebbero ad essere.

Questo bel tipetto ha in mano Cate Blanchett, Mark Ruffalo, Anthony Hopkins, Tom Hiddleston, Benedict Cumberbatch, Jeff Goldblum e Idris Elba, cioè alcuni degli attori migliori al mondo in questo momento e cosa fa? Fa girare tutto il film sulle “capacità attoriali” di Chris Hemsworth, che per carità è uno degli uomini più belli al mondo ed ha sicuramente il “physique du rôle”, ma che non sa neanche dove si inizia a recitare qualcosa di veramente serio.

Finora i due registi precedenti dei film di Thor, il grande Branagh per primo, avevano puntato quasi tutto sulla mitologia di Asgard, gli attori di cui sopra, e limitato al minimo l’apporto recitativo di Hemsworth.

Invece, Waititi ha pensato bene di far scendere Thor al livello dell’attore e non viceversa. E come dice bene in una clip, il cervello è un muscolo e Thor, come il suo attore, ne è provvisto dappertutto in abbondanza, tranne che nella scatola cranica.

E quindi via con battutine che Boldi e De Sica invidieranno per anni (e non è detto in senso positivo. Odio con tutto il cuore le tipiche commedie moderne italiane).

Peccato che stiamo parlando del Ragnarok, cioè la fine definitiva di Asgard e dei Nove Regni, la loro Apocalisse. Della morte di Odino. Della Dea della Morte. E cosine così, che si sa che portano sempre allegria e felicità nei cuori.

Per onestà devo dire che Waititi ci presenta problematiche shakespeariane come hanno fatto quelli che lo hanno preceduto, peccato che le sommerge sotto a tanta di quella comicità becera che nessuno se ne accorge.

Odino un Padre degli Dei non così benevolo come ci ha fatto sempre pensare. Anzi, un guerriero spietato che prima usa la figlia per conquistare i Nove Regni e poi la confina in un limbo per secoli, perché mette in pericolo la sua volontà di diventare un “tiranno” generoso e che a tal fine riscrive tutta la storia di Asgard a suo uso e consumo.

Ce ne sarebbe da pensarci sopra direte voi. Già, ma appena ci provi partono le battute sceme a raffica e tu come spettatore ne vieni sommerso e ti dimentichi del resto. In poche parole il tutto viene liquidato dal figlio Thor come “hai rifatto il soffitto della sala del Re”, dato che Hela rivela la storia “rifatta” da Odino nei mosaici del soffitto, e mostra quella reale riportata dai mosaici sotto.

Le cose primarie nella vita prima, cioè l’arredamento, mentre Hela sta distruggendo Asgard per conquistare e distruggere l’universo, in seguito.

E questo è nulla. I migliori amici di Thor, i tre guerrieri che lo hanno affiancato per secoli, che hanno “tradito” Odino per aiutarlo e cosine così, uccisi come nulla in tre secondi netti di film a testa, da Hela. A questo punto Jamie Alexander, l’attrice che recita Sif, ringrazi il fato di non avere potuto partecipare al film per altri impegni.

E vogliamo parlare di Hulk che sembra un perfetto imbecille grande  e grosso che gioca a palline e fa il bagno? Dopo avere preso coscienza di sé abbastanza da parlare? Ecco, forse era meglio che non la prendesse, faceva sicuramente più bella figura.

E le mitiche Valchirie di Asgard? Ovvio sono state mandate al macello da Odino contro Hela e l’unica superstite è un’alcolizzata su un pianeta di pazzi.

Ora, io sono la prima a non leggere fumetti ed a capire che Feige ha sempre detto che questi ultimi sono solo la traccia per i film dell’MCU. Ma da qui a far diventare, per me, una becera commedia da quattro soldi il Ragnarok di Thor ce ne passa direi.

E non si può neanche sostenere che Waititi si sia ispirato a Gunn e ai suoi Guardiani della Galassia. Perché questi ultimi hanno un’apparente semplicità che rivela invece di mascherare una profondità di argomenti incredibile.

Per concludere, anche i migliori sbagliano, specie dopo più di dieci anni di film ai vertici, ora chiudiamo questo capitolo pietoso dell’MCU e passiamo al prossimo. Ma, soprattutto, liberiamoci per sempre di Waititi.
 

Antonella Cella

 


 


VISITA I NOSTRI PRODOTTI SU AMAZON

 

Lascia un commento