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RECENSIONE THE WALKING DEAD S08E04

 

Questa settimana Gimple mette un grande autore della serie al timone della quarta puntata dell’ottava stagione di “The Walking Dead”, David Leslie Johnson. Uno degli autori della controversa ma per me stupenda seconda stagione della serie. Colui che ha abbandonato per un po’ “The Walking Dead” per lavorare nientemeno che con il grande James Wan.

E Johnson costruisce per noi una splendida puntata il cui perno sono i contrasti.

Il contrasto tra ciò che sei e ciò che decidi di essere. Ezekiel, per esempio, un tizio qualunque che decide ad un certo punto di essere un re, un condottiero per la gente che si è affidata a lui nel dopo apocalisse.

Ed Ezekiel in questa puntata “paga” sulla sua pelle l’alto prezzo richiesto da questa sua scelta.

Perde i suoi uomini, che gli si buttano addosso per proteggerlo e muoiono per lui. Ma in “The Walking Dead” la morte non è la fine, come sappiamo bene. Infatti questi tornano in vita e cominciano a dargli la caccia come Zombie.

Ezekiel quindi perde anche il ricordo dei suoi cari, diversi da come li conosceva in vita.

E quando sono morti e sappiamo bene che stanno per tornare come Zombie, Johnson ha il colpo di genio di mostrarci queste persone, fino ad ora a noi sconosciute, proprio nel momento della loro partenza per la guerra con Negan, mentre salutano i loro cari e ascoltano le parole del loro leader con ardore e con fiducia. Rendendoceli immediatamente riconoscibili come “amici” e quindi facendoci provare lo stesso dolore che prova Ezekiel.

Arriva quindi, per contrasto, uno degli uomini di Negan. Che pensa solo a portare al suo capo uno dei tre “ricercati” che lui desidera di più per metterli in mostra sulle picche del Rifugio come monito a chi osa sfidarlo, il Re.

E quest’uomo, similmente al suo capo, è odioso, egoista, senz’anima e ci risulta immediatamente respingente.

Come invece ci risulta gradevole e tutt’altro che stupido, e finora sembrava esserlo, Gerry. Che dimostra ad Ezekiel di sapere esattamente cosa sia in realtà, tutt’altro che un Re. Ma che sa che alla sua gente serve un Re per proseguire, specialmente dopo questa batosta ricevuta dagli uomini di Negan. Che dimostra, soprattutto, di considerare Ezekiel un amico prezioso, più caro a lui di un Re.

Gerry insegna molto ad Ezekiel con quel suo comportamento dignitoso e fiero.

Un altro contrasto ce lo presenta la nostra Carol. Anche lei è diventata ciò che voleva, e in questa puntata prova sicuramente di aver trovato quell’equilibrio che tanto agognava tra la Killer esperta e la madre di Sophia.

Mette in atto tutte le sue migliori strategie di combattimento e furbizia per fermare gli uomini di Negan, dal portare le armi al loro capo per aiutarlo a rompere l’assedio degli Zombie, con cui Rick e gli altri lo hanno circondato. Ma al momento di scegliere tra il salvare Ezekiel e Gerry dagli Zombie o continuare la missione, decide a favore dei primi, dimostrando appunto un equilibrio encomiabile ormai raggiunto con sé stessa.

Ed ecco l’altro splendido contrasto della puntata. L’entrata in scena di Rick e Daryl che inseguono l’uomo di Negan con le armi che vogliono.

Questo inseguimento è una delle scene più belle mai viste in “The Walking Dead”. Dimostra l’alta sintonia raggiunta tra i due. La loro profonda amicizia, fatta di preoccupazione condita con una buona dose d’ironia. Come dimostra la scena finale tra Daryl e Rick, quando quest’ultimo esce illeso dall’inseguimento che sembrava averlo messo in pericolo di vita.

Insieme sono micidiali per i nemici.

Inoltre, in questa puntata gli Zombie tornano prepotentemente a farsi riconoscere come pericolo per chi viene indebolito da una ferita, isolato dal suo gruppo.

Nel finale arriva una scena che, senza vergogna alcuna, dico chiaramente mi ha colpito profondamente. Tutto ciò che Ezekiel credeva di aver fatto come un “Some guy” qualunque gli viene restituito.

Shiva, la tigre dello zoo che lui ha salvato nella sua vita preapocalisse, si immola in cambio della sua salvezza, quando decide di attirare su di sé gli Zombie che volevano ucciderlo. Ezekiel, che stava per morire in cambio della vita di Carol e Gerry, vede invece la sua missione di Re restaurata, certo pagandone un prezzo altissimo.

Ora dovrà trovare la forza di spiegare al suo popolo il suo parziale fallimento. Il prezzo che ha fatto pagare ad esso per la libertà da Negan.  Dovrà tornare ad essere quel Re che parla al suo popolo, non che cammina mesto zoppicando senza parole davanti al suo dolore ed alle sue mute domande.

E, come dicevo sopra, anche io sono rimasta molto commossa dal gesto di Shiva. L’autore ha dimostrato una grande conoscenza della “gratitudine” animale verso coloro che riconoscono come salvatori e amici.

E la guerra ora è definitivamente impostata nelle sue basi, nelle sue armi ed a chi sono in mano.

Resta da vedere come i “nostri” Leader decideranno di affrontare la loro coscienza e la loro responsabilità verso chi li segue.

Perché Ezekiel, Maggie e Rick non sono Negan. Hanno “un punto debole” enorme in caso di una guerra senza sconti per nessuno come questa. Hanno una coscienza che li punzecchia continuamente ad ogni uccisione, nemica o amica che sia.

Ed ecco il sommo contrasto che viene fuori da questa puntata: tatticamente i nostri hanno avuto una schiacciante vittoria contro Negan. Hanno le sue armi più potenti. Mentalmente sono però nelle stesse condizioni di vittoria?

Lo vedremo solo nel prosieguo della stagione.
 

Antonella Cella

 


 


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