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RECENSIONE THE WALKING DEAD S08E12

 

Come ho già rilevato nelle precedenti recensioni di questa seconda parte dell’ottava stagione, “The Walking Dead” sta facendoci vedere il suo meglio all’opera, e lo fa sempre di più di settimana in settimana.

In questa puntata la tensione sale immediatamente all’inizio e non ci abbandona più per tutto il tempo. Come sempre la regia di Nicotero è ideale per enfatizzare le migliori qualità della serie.

Ci troviamo così nel pieno della reazione di Negan contro Rick ed i suoi. Parte con tutte le intenzioni di vendicarsi facendo ammalare con sangue infetto ogni persona della compagnia di Rick e si porta dietro anche un secchio di sangue dove mettere “la sua adorata” Lucille.

Per la prima volta vediamo un lato folle chiaramente espresso nell’apparente lucidità finora usata da Negan per controllare le persone.

Sembra infatti che la corazza dietro alla quale finora si nascondeva dal dolore che ha manifestato per pochi secondi con Padre Gabriel, cominci a scricchiolare e a fare vedere un’anima sì tormentata, ma anche in netta evoluzione verso la follia.

La resistenza oltre misura, per lui, di Rick and company lo sta facendo realmente vacillare mentalmente.

Aggiungiamo che grazie a queste “distrazioni” il suo secondo, Simon, sta manifestando l’intenzione di creare dei nuovi Saviours, dove sostituirsi a Negan ed ai suoi metodi, ritenuti ormai inutili. E il quadro diventa sempre più “allarmante” per Negan.

Del resto tra lui e Rick c’è una forte diversità come leader e questa si sta manifestando dando una forza sorprendente a Rick.

Mentre gli uomini di Negan lo seguono per profitto personale e per paura, quelli di Rick lo seguono perché credono in lui, nelle sue idee e nelle sue “debolezze”. Perché sanno che alla fine Rick cercherà sempre di fare la cosa giusta per più persone possibili. Anche a costo di perdite personale importanti.

Ovvio che quando le cose comincino a farsi difficili i primi scelgano la nuova strada che gli convenga, i secondi seguano Rick ad ogni costo.

Anche lo stesso Daryl, che si era temporaneamente ribellato alla “pazienza” manifestata da Rick con i Saviours, capisce la cosa e gli chiede scusa. Basandosi anche sulla forte amicizia che le vicissitudini passate in questo “nuovo mondo” hanno cementato tra loro, Rick comprende e perdona l’amico, manifestando la sua intenzione di mettere fine alla guerra con Negan in maniera veloce e senza più dubbi.

Anzi, sentendo da una radio rubata ai Saviours che Negan sta arrivando, decide di andare a ucciderlo di persona, così da non mettere a rischio altre persone.

E anche qui la diversità tra i due leader diventa sempre più evidente: Simon, spinto anche da Dwight, che ora fa il doppio gioco nel doppio gioco e vede in lui un’ottima possibilità per rompere definitivamente il fronte dei Saviours, fa finta di non vedere Rick e spinge Negan nella trappola di Rick stesso con il suo silenzio.

Qui comincia una delle scene di combattimento migliori dell’intera serie, con un Nicotero che sfoggia tutte le sue capacità migliori per renderla epica: i due leader combatteranno tra di loro in mezzo agli Zombie, coloro che, alla fine, hanno attivato tutto questo modificando il mondo.

E la scena di Rick con Lucille a fuoco in mano è semplicemente spaventosa e meravigliosa nello stesso tempo. Oltre ad indicarci chiaramente che il regno di Negan è veramente in pezzi.

E Negan, come sempre fanno i dittatori, è ovviamente l’ultimo ad accorgersene, proprio perché troppo sicuro di sé e del suo potere.

Alla fine riesce a sfuggire a Rick, ma scopre anche che Simon lo ha tradito alla discarica uccidendo tutti e lo scopre in ogni caso troppo tardi. Perché Jadis, ovviamente in cerca di vendetta, lo rapisce e lo tramortisce.

Ma in questa puntata spunta la speranza per un vero “nuovo mondo” migliore alla fine della guerra. E si manifesta ovviamente a Hilltop, dove c’è Maggie incinta di una nuova vita, e Michonne decisa più che mai a rispettare le ultime volontà di Carl.

Davanti ad una Enid talmente addolorata dalla perdita dell’amico da pensare solo a vendicarsi, Michonne parla di ciò che Carl voleva veramente. Di ciò che lo ha portato a morire, alla fine.

Creare un mondo di pace, con una convivenza civile e collaborativa fra tutti, il mondo che Rick, suo padre, all’inizio dell’apocalisse, aveva in mente e che poi gli è sfuggito di mano davanti a tutte le vicissitudini passate.

In nome di questa nuova speranza convince Maggie a dare fiducia a Georgie, una strana donna che promette il futuro in cambio della “vecchia cultura” preapocalisse, in questo caso dischi in vinile.

E così, non solo Georgie dimostra una volontà di un vero futuro di pace lasciando a Maggie il cibo che lei le offre, ma dandole dei libri su come, nel Medioevo si costruivano mulini, si coltivavano culture. Insomma le indica chiaramente che, per ripartire, è meglio farlo dal passato remoto pretecnologia. Lo stesso mondo che ora si trovano ad affrontare i sopravvissuti agli Zombie.

Lasciandole il cibo poi che, sappiamo bene quanto valga in questo nuovo mondo, le dimostra quanto la conoscenza, alla fine, ha più valore della mera sopravvivenza.

Perché, come Carl ha detto bene a Rick in punto di morte, ad un certo punto bisognerà pensare al “dopo guerra” e a cosa si vuole essere veramente.

Il filo rosso che lega tutto “The Walking Dead” ormai è sempre più evidente e manifestato apertamente. Ma mai come in questa puntata la speranza ha fatto veramente capolino.
 

Antonella Cella
jackdon1966

 


 


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