cronache di capocchia

Pied-à-terre – sesta parte.
Tratto da Psycho Zombie Horror Show vol. II

di Nicola Capocchia*

 

 

Non che mi divertissi in ospedale, ormai ero diventato una vera attrazione da circo o giù di lì.

Mi mandava in sollucchero essere assistito da oss e infermiere, in un melting pot di insani pensieri legati al sesso, o pressappoco. Avevo anche preso dimestichezza con il palmare del cellulare e, pensando al mio ex dito, mi dava soltanto una riflessione: avrei dovuto conservarlo in una piccola bara, oppure l’avrei dovuto far incenerire e tutte queste cose qui?

Il professore Colpocchio che mi operò, congedandomi e concedendomi un colloquio, mi disse: «Ragazzo lei è nato con la camicia, se non fosse svenuto, probabilmente oggi ci sarebbero stati i suoi funerali».

Ebbi l’insensato istinto di allungare la mano fasciata verso i testicoli, per una fugace grattatina. Il professore Colpocchio mi fulminò dicendomi: «Signor Capocchia, braccio in scarico e a controllo tra tre giorni».

Mi scusai ringraziandolo e allungandogli la mano con fare ironico gli dissi: «Professore ma lei ha un fratello oculista?»

«No, sono figlio unico proprio come lei Signor Capocchia».

Me lo meritai.

Beh, fu in quell’istante che sentii il desiderio di rivedere mia madre e mio padre e la mia dolcissima nonna.

Tornai a casa, salutai Nick e Matt per avermi dato la possibilità di farmi il bidet con una mano sola e mi rimisi al lavoro col tablet davanti agli occhi. Non riuscivo proprio a distogliere lo sguardo dal desktop del pc e come inebriato da un’idea fissa decisi che dopo quattro giorni di stipsi avrei dovuto impegnare la toilette. Sì, dovevo proprio defecare. Il mio intestino ormai aveva nelle viscere tonnellate di merda, ma a me, onestamente, non mi va proprio di parlarne e vi scongiuro, saltate le prossime righe, vi ho avvertito.

Mi recai in bagno con il rotolo di carta-igienica infilato nella stecca di Zimmer del dito medio della mano destra e pensai: tutto sommato posso essere anche fortunato o giù di lì.

In toilette fu un affare di stato, diplomazia e laceranti ferite tra il mio dito, quello sano e la bocca del corpo. Solo un guanto avrebbe potuto degnamente aiutarmi, e fu così che decisi di deflorarmi da solo. Calzai un guanto in polietilene di colore blu elettrico taglia L, con gioia, contai fino a 20, a 22, non ricordo bene e infilai il dito medio della mano sinistra nel pertugio. Un muro di merda mi segnalò la presenza di un fecaloma. Non desistetti e tra urla di dolore miste a piacere, cominciai a frantumarmi il coprolito. Uno, due, tre, quattro, cinque, sei pezzi di pietra e poi avvertii quella sensazione che si prova quando bevi il caffè di prima mattina ed è come sorseggiare uno sgorgante. Mi liberai ascoltando una musica celestiale nella mia testa: «hallelujah» urlai e partii contemporaneamente il disco di Jeff Buckley. Matt era entrato nella stanza, senza il mio permesso: «Cazzo Nicola, disturbi le mie riprese amatoriali, ho messo ‘sto disco, ho anche spruzzato del deodorante, ti sei liberato, congratulazioni». Se volete conoscere l’hobby preferito di Matt dovreste leggere gli episodi precedenti.

Fu in quel momento, esattamente, quando per la prima volta usai la mano sinistra per pulirmi, proprio in quel momento… ebbi la consapevolezza di dover andare a ritrovare i miei vecchi genitori e la mia nonnina e chiedere loro l’origine del mio mancinismo sopito.

Nick, anche lui, entrò senza permesso nella mia stanza e mi urlò: «Caspiterina Nicola, ma è andato tutto giù?».

In effetti mi voltai e un serpente fuoriusciva minaccioso dalle acque della tazza del cesso, sembrava quasi voler riguadagnare l’entrata per un bis. Ormai avevo raggiunto l’apoteosi, mi alzai, mi voltai, lanciai la mano guantata contro la serpe, dapprima la soffocai, poi la ridussi in poltiglia. Nick sbucò indignato: «Mi fai schifo, ma hai tutta la mia comprensione»

Lo guardai minaccioso e gli dissi: «Oggi verrai con me a fare un sopralluogo al pied-à-terre e poi partirò per un breve week-end dai miei».
 


 

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*Nicola Capocchia è giornalista della Gazzetta del Popolo, redattore del magazine ilovezombie.it

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