Racconti

.

7

Sola nella sua auto, Kate chiuse per bene le serrature, tolse lo psi-link potenziato e indossò il dispositivo d’ordinanza della polizia. ‘Call me’ fluttuò davanti ai suoi occhi, firmato dall’avatar canino di Joe.

Kate accese la sua Mustang e aggredì la strada mentre richiamava Joe.

“Ehi, com’è andata? Com’è sta minchiata del Mental Club?” La voce del suo partner nell’orecchio la portò in una realtà rinfrescante dopo le lunghe ore passate a mixare sensazioni oniriche e intrusive.

“Sto ancora cercando di riprendermi, un mucchio di pensieri e stati d’animo, il difficile sta nel riconoscere quale sia il tuo e quale no.” Kate sbandò per evitare che una Golf la prendesse in pieno, reprimendo una maledizione. “Ho incontrato Alex, è praticamente l’asso del Mental Club.”

“Sei andata da qualche parte con lui?”

“Non ancora, anche se sono sempre più convinta che il ragazzo sia uno psicopatico, ci incontriamo di nuovo sabato, penso che speri di trasformarmi in una sua pupilla”. Le narici di Kate si contrassero disgustate.

“Hai già pensato ad un piano per farlo uscire allo scoperto?”

“Probabilmente si tradirà, scommetto che le altre ragazze lo hanno respinto ad un certo punto, forse quando ha suggerito qualcosa di illegale, le ha attizzate, per ora giocherò a fare l’ardita complice”. La stazione di polizia era a portata di vista. “Ehi, sono praticamente arrivata da te, ci vediamo in ufficio.” Kate spense il link.

Scivolò facilmente nel suo posto di parcheggio riservato, sbloccò il vano portaoggetti con l’impronta digitale e tirò fuori la sua fidata Sig Sauer. Allargò la fondina e si accinse a rinfoderare l’arma, ma in un impulso automatico la sollevò per guardarla da vicino. 

Fece scorrere un dito sulla canna, immaginando la traccia di olio che era solita applicare dopo la sessione di pratica al poligono. Si portò il dito alla bocca e ne leccò la punta. Sapeva di caramello con un fondo di burro…

Kate diede un ultimo sguardo affettuoso alla sua pistola, poi la mise in fondina e aprì la portiera.

8

Lungo il corridoio del vecchio centro studentesco, porte identiche marciavano su file parallele, riflettendo debolmente le lampade fluorescenti. Nella mente di Kate scese una nebbia scura e densa come melassa, capace di nascondere anche i suoi passi.

Pensò alla luce. Cinque soli brillarono all’unisono, proiettando ombre multicolori. La sensazione di calore era così forte che la fece sudare immediatamente. Un po’ meno sarebbe stato sufficiente. All’istante ne rimase uno solo ad illuminare il suo percorso. 

Appena la fitta nebbia si dissolse, un muro di pietra grigia prese il suo posto. Veloce come un lampo, Kate estrasse la sua fidata Sig virtuale ed esplose una serie di pallottole che tuttavia uscirono al rallentatore peggio di una lumaca che arriva ultima in una gara di lentezza per lumache, i proiettili si trasformarono comunque in cilindri di morte, colpendo con la forza di un obice 120/50. La barriera evaporò, lasciando solo il corridoio spoglio. Privato del suo nascondiglio, la presenza di Alex brillava come un faro dietro la porta che aveva davanti.

Una sensazione di applausi si levò da tutte le parti, luci stroboscopiche la inondarono. La porta si aprì e lui fece un inchino sorridente. “Con cosa mi hai colpito? Una bomba H? Stai diventando brava.”

“Sì, il mentalink è decisamente divertente, una volta capito.” Kate disattivò il suo psi-link. “Come avere un videogioco sparatutto nella testa.”

“Facciamo un’altra prova, affiniamo la sintonia, penserò una canzone, proverò a canticchiarla…”

Purtroppo, nonostante cinque appuntamenti e dopo aver rubato molte ore alla sua vita vera, il nerd non si era ancora sbilanciato, non aveva ancora suggerito nulla che potesse servire all’indagine. Si era semplicemente concentrato sull’addestramento. Kate pensò che fosse arrivato il tempo di una nuova tattica. 

“Sintonia? Mi hai preso per una radio? Indovinare i motivetti è la lezione più noiosa che potessi impartirmi?”

“Ma cosa dici?” Il suo sorriso svanì. “Stiamo affinando le nostre capacità…”

“Sì, ma dove sono tutti i trucchi divertenti che hai detto che mi avresti mostrato?”

Kate percepì una diminuzione della potenza sensitiva del suo psi-link. “Parli di manipolazione subliminale? Al momento non avrebbe senso, è troppo poco tempo che possiedi uno psi-link.”

“O forse ti stai trattenendo?”

“Perché dovrei farlo?” La sua mente era oscura e informe come un mare di notte.

Kate scrollò le spalle. “Hai ragione, semplicemente non ci riesci, inizio a pensare che forse ti è piaciuto solo darti delle arie con me. Forse far sentire ancora più annoiati i ragazzi già annoiati è tutto ciò che riesci a fare.”

“Non essere ridicola.” Il labbro superiore si contrasse. “Io sono il migliore.” Tracce di frustrazione e rabbia filtrarono dalle barriere emotive che solitamente albergavano sul suo volto. “Non hai idea di cosa sono in grado di fare.”

“Bene, sono stufa di aspettare! Dai, mostramelo, fammi vedere cosa sai fare. Altrimenti…” Kate si voltò e si diresse verso l’uscita.

I muscoli di Alex si tesero mentre la sua rabbia fluiva attraverso il collegamento psi. “Fermati quando ti sto parlando!” Il freddo la circondò, e una gigantesca anaconda l’avvolse interamente, salendo dalle gambe e strusciandosi lungo la schiena con il suo respiro fetido.

Kate ridacchiò. “Oh, ma è spaventoso.” Più che altro cercò di concentrare quel suo sprezzante divertimento mentre tentava di contenere quella rapida discesa nelle profondità nell’illusione. Tuttavia la paura divenne talmente reale da non permetterle di spegnere in modo soft il suo dispositivo psi. Istintivamente, lo afferrò con la mano e se lo strappò dal collo. 

Le sue mani tremavano per la paura, si sentì pietrificata, le mancava il respiro, il cuore iniziò a battere all’impazzata. Stava per avere un attacco di panico. Alex si spaventò, le prese le mani e iniziò a massaggiargliele “Angie, mi dispiace, dammi un’altra possibilità.”

Lei si allontanò di scatto cercando di recuperare la propria realtà facendo forza su tutto l’addestramento da poliziotta, anche se niente e nessuno avrebbe mai potuto prepararla ad una cosa simile. Raggiunse la porta d’ingresso e l’aprì. L’aria vivace della notte le rinfrescò le guance arrossate. “Per cosa? Altre chiacchiere?” Pensò che sarebbe bastato ancora poco per stanarlo. Decise quindi di continuare a provocarlo.

“No.” Dei passi si avvicinarono alle sue spalle. “C’è una patch speciale, ci lavoro da mesi, posso inviare un segnale, caricare un piccolo programma che consente ad un normale link di diventare uno psi-link quindi senza modifiche strutturali.”

“Cazzate, Facelink non permetterebbe mai di fare degli upgrade diretti ai loro dispositivi.”

“Non servono le loro autorizzazioni, ho trovato il modo di ingannare il nervo uditivo, utilizzando una serie di suoni subliminali che stimolano il riflesso automatico del cervello per sbloccare i dispositivi standard. Uso la mia mente come un cavallo di Troia”.

“E sorprendendo le vittime.” Pensò Kate. “Non ti credo. Mostrami il codice.”

“Non ce l’ho qui, Angie, domani, troviamoci al parco divertimenti Magic Mountain, a mezzogiorno, ti porterò il link speciale, quindi ti mostrerò tutto quello che vuoi”.

“Perché al parco divertimenti?”

Una sensazione inebriante unita ad una vista in terza persona mentre volava sopra ad un mare rabbioso svanì. Lui si era bloccato, ma non prima di farla sentire al culmine dell’onda principale di uno tsunami. “È il posto perfetto. Con così tante persone e giostre, potremo giocare a tutti i tipi di scherzi e nessuno potrà  immaginare che siamo stati noi.”

“A domani allora. E Alex, non darmi buca.”

“Non me lo perderei neanche per tutto l’oro del mondo.”

All’improvviso una sensazione di sollievo e proprio mentre smetteva di ricevere, lei colse, anche se minima, una traccia di autocompiacimento, come se alla fine fosse chiaro fin dal principio che la preda fosse lei e che ci era cascata con tutte le scarpe. 

9

Kate chiuse la portiera della macchina e staccò il suo dispositivo psi. Non lo sopportava più. La rabbia stava aumentando a dismisura. La consapevolezza della gioia nascosta di Alex le stava facendo decisamente perdere la calma. Afferrò la sua Sig dallo scomparto del cruscotto. Al suo tocco, la calma si prese la scena principale e il suo cuore rallentò. Chiuse gli occhi e fece respiri brevi e rapidi, cercando di eliminare la visione di lui nel mirino.

Dopo pochi secondi passati immobile, Kate sbatté le palpebre. Sollevò l’arma, ma invece di riporla nella fondina, la fece scivolare tra le sue cosce. La freddezza del metallo le mandava un formicolio lungo i fianchi. Avviò la macchina e si spostò attraverso le strade del campus, immersa nei pensieri. 

Una suoneria disturbò quello stato di trance. “Rispondi!” disse attivando la comunicazione. La voce di Joe si riversò attraverso gli altoparlanti. “Kate, ti sto cercando da ore! Cosa minchia è successo al tuo link della polizia?”

Kate lo vide abbandonato nel portamonete della macchina. “Scusa non lo avevo ancora indossato.” Lo prese e la pistola scivolò con un tonfo sul fondo della macchina. Imprecò mentre innestava il link nella fessura della sua nuca.

“Stai bene? C’è qualcosa che non va?”

“Niente, in strada è pieno di idioti.” Aveva trovato la pistola, il solo toccarla riusciva a trasmetterle calma e sicurezza. “Ho stanato Alex, finalmente. Stasera ha ceduto. Lo può fare. Può indurre le persone al suicidio. Lo fa per divertirsi. Si annoia il povero stronzo e intanto testa dei nuovi dispositivi. Pensa a cosa potrebbe fare in futuro. Ora sono test, domani potrebbe indurre un pilota d’aereo a spegnere i motori a diecimila piedi.” 

“Come hai fatto a farlo capitolare?”

“Alla fine è stato più semplice del previsto. Bastava dargli un contentino e poi rifiutarlo. Ha avuto la sensazione di avermi fregato ma non sa cosa gli stiamo preparando. Joe, crea una squadra per domani. Mi porta al parco divertimenti Magic Mountain.”

“Ecco perché ti stavo cercando. Sono preoccupato. Devi stare attenta, penso che la tua copertura sia saltata”.

“Che cosa?” Kate guidava verso casa, stringendo e rilassando le cosce.

“Ricordi Anna? L’amica di Ilary? Alex l’ha cercata dopo che l’hai incontrato per la prima volta, l’ha chiamata per farsi descrivere la poliziotta che l’aveva intervistata. Si sentiva strana per la sua chiamata, ma ci è voluto un po’ per decidersi a parlartene. Allora quando ti ha cercato in ufficio, non trovandoti l’hanno passata a me.”

“Veramente?” Kate aveva aumentato la velocità. “Boh, I miei capelli erano diversi allora, dubito che mi abbia collegato a quella descrizione. Lo prenderemo domani, penso che abbia intenzione di ripetere il trucco delle montagne russe. Devi recuperare assolutamente un nuovo dispositivo di back up, il mio è già pieno. Dobbiamo assolutamente registrare tutto ciò che il suo psi-link invierà, specialmente quello che sembrerà essere statico. C’è di mezzo un software pirata, un passaggio di dati fisici.”

“Kate, c’è un’altra cosa. Il Dott. Jekker di Facelink ha risposto alla mia chiamata: si è molto allarmato, ritiene che il mentalink possa essere molto pericoloso: quando cresciamo, il nostro cervello costruisce le difese contro i propri pensieri irrazionali, gli anticorpi che garantiscono la nostra sanità mentale, ma è decisamente vulnerabile a quelli estranei.” Se viene introdotta subliminalmente un’irresistibile voglia di saltare…”

Kate sentì la forza rassicurante della sua Sig Sauer contro la sua coscia. “Joe, tranquillo. Posso gestire Alex, sapere cosa ha in mente di fare è già mezza battaglia vinta, inoltre, vorrà dire che mi ammanetterò alla sbarra di sicurezza delle montagne russe. Voi fate in fretta però. Se vedrete o sentirete dei discorsi strani, avete la mia autorizzazione ad intervenire.”

“E se ci provasse prima? Non è che hai già qualche voglia di saltare, volare o qualche altra idea strana del cazzo? Qualche interesse di visitare dei luoghi alti?”

Lei rise. “Joe, le sensazioni non durano a lungo quando lo psi-link è spento. E ora che sto cercando di rilassare la mente, no, non sto provando nulla di quel genere: nessuna voglia di volare, saltare di fronte alle macchine, o voglia di prendermi un aperitivo su qualche terrazza panoramica.”

“E se fosse più scaltro di quanto tu pensi? Kate?”

Lei non rispose. La macchina si fermò e la luce interna si accese, la sua pistola scintillava di riflessi argentei. Fece per rimetterla nella fondina, poi però la spinse sotto la camicetta, usando la bretellina del reggiseno per tenerla ferma. Le piaceva il contatto contro il suo seno, forte e rassicurante.

“Kate, ci sei?”

Lei si sforzò di rispondere. “Sì.” Scese dall’auto restando vicino alla portiera aperta. Aveva bisogno di aria.

“Mi sembri poco presente con te stessa, sei sicura di non aver…”

“Certo che sono sicura. Recupera quel maledetto rec-link.  Domani inchioderemo il nostro nerd assassino.”

Kate chiuse la telefonata.

Corse dentro casa, la porta si aprì al suo avvicinarsi. Mentre si chiudeva dietro di lei, riprese in mano la pistola, fece scorrere la lingua dal cane fino al mirino, lungo tutta la canna. Si sentiva estremamente eccitata.

Delle lettere verdi lampeggiarono davanti ai suoi occhi. Sto arrivando. Per favore, non fare niente…”

Kate fece tacere il link. ”Zitto Joe!” poi lo staccò e lo lanciò attraverso la stanza. Cosa avrebbe mai potuto fare, avrebbe volato fuori dalla finestra del piano terra? Rise.

Si mise la canna della pistola in bocca, succhiandola come un lecca-lecca. Aveva il sapore del rivestimento di cioccolato su un gelato Magnum, vari strati di sapore, anche un pizzico di caramello e olio di cocco. La punta della sua lingua giocava contro gli spigoli della canna, cercando gli angoli perfetti del metallo, baciando alla francese la sua amata Sig .

Massaggiò lentamente il grilletto. Lo tastava poco a poco, lo premeva e lo rilasciava. Doveva assolutamente sentire la canna calda…

10

Joe scese per gli scalini dello scantinato e accese la luce. Al centro della stanza semivuota, Illuminata dalla luce fioca di una lampadina che avrà avuto almeno vent’anni, c’era una sedia con adagiato sopra un sacco di merda di forma umanoide, perfettamente legato.

“Lasciami ti prego non ho fatto nulla” disse il sacco di merda appena si accorse della presenza del suo aguzzino.

“Certo come no, sei proprio un sant’uomo, vero!? Nerd testa di cazzo?”

“Non ho fatto nulla, la conoscevo appena.”

“Come le altre, vero!? EH BASTARDO! Adesso pagherai caro i tuoi crimini.”

Joe girò intorno alla sedia, quello scarto di umanità che si faceva chiamare Alex, quell’eunuco nerd col cervello fatto male, provava a divincolarsi strattonando le corde, senza riuscirci, illuso. Joe sapeva come legare i salami da mettere a stagionare.

“Non avete prove” si stava agitando vedendo che era bloccato.  

“E qua ti sbagli di grosso mio grazioso scienziato col cervello in pappa. Abbiamo una montagna di prove, Kate aveva un’unità di backup che ha registrato tutto.”

“Quindi non puoi tenermi qua così, ho dei diritti! Voglio chiamare il mio avvocato.”

“Non ti servirà. Ti sta andando tutto per il verso sbagliato, giovane. Per tua informazione, ho deciso di strafottermene la minchia dei tuoi diritti e ora ti ammazzo!”

Joe si accorse dalle gocce di sudore che gli colavano dalla fronte che Alex stava tentando di attivare una connessione neurale.

“Mi fai ridere, per chi mi hai preso? È inutile che provi a chiamare i tuoi amichetti, la prima cosa che ho fatto quando ti ho tramortito fuori dello studentato è stata di sostituirti quel cazzo di link potenziato con uno dei miei. Adesso avrò un bel po’ di materiale. Ma ops, non mi servirà.”

“Maledetto”

“Mai quanto te! Stronzo” E gli tirò un pugno in faccia talmente forte che la mascella fece uno schiocco secco come se si fosse rotta all’improvviso una tavola di abete. Alex tentò di urlare ma con la bocca sfigurata riuscì a produrre solo un rantolo, un rumore primordiale. Alla fine, dal dolore, svenne.

Nel mentre che scavava la fossa che avrebbe dato l’ultima dimora al bastardo, ripensò alla sua amica e collega Kate. Quello che l’aveva indotta a fare Alex era a dir poco ripugnante. Per fortuna che aveva intuito che qualcosa non andava e si era precipitato come un fulmine da lei. L’aveva trovata in una situazione pietosa, incapace di intendere e volere. Solo per una manciata di secondi non si era sparata in bocca o peggio in qualche altro orifizio. Lo stronzo, armeggiando con il suo dispositivo sperimentale, le aveva introdotto subliminalmente una modifica neurale che l’aveva resa totalmente assoggettata all’istinto sessuale nei confronti della sua pistola. Lei ne era completamente inconsapevole e allo stesso tempo totalmente vittima. “Poveretta” pensò “Non potrà più lavorare nella polizia, è come se l’avesse uccisa lo stesso.”

“Svegliati stronzo” gli diede delle pungolate con la pala. 

Alex mugugnò. Tirò su la testa e si trovò davanti ad un baratro. La fossa era lì ad aspettarlo. 

“Confesserò tutto, ti prego.” Piagnucolò biascicando.

“Prega pure chi cazzo vuoi, tanto io sono ateo. Quindi non credo che nessun Dio potrà salvarti. In questo momento sono io il tuo Dio. Anzi tagliamo corto. Prima mi sbarazzo di te e prima me ne torno a casa, devo portare fuori il cane. Lui è più importante di te.”

“Non puoi farmi questo, ti scopriranno, verranno a cercarmi e collegheranno la mia morte a voi due.”

“Potrebbe ma non succederà. Ho appena utilizzato il tuo account per annullare i tuoi impegni, rinunciare alla laurea, disdire la stanza dello studentato. Stai per partire per un viaggio in Amazzonia sulle tracce di un antico popolo adoratore dei falchi. Ti farai un bel volo, poi ti accoderai ad una Ong, e sparirai nella foresta.” Joe si avvicinò e gli introdusse il link potenziato. 

“Grazie, un ultimo desiderio?” Chiese Alex quasi sorpreso di quel gesto di misericordia. Intanto gli colava la bava dalla bocca. 

Joe rise di gusto “Ma che cazzo dici? Tu non ne hai mai avuta. Tu non lo sai ma anch’io sono un discreto smanettone. Ho introdotto un virus nel tuo codice di programma. In questo momento lo hai già assimilato.”

“Cosa hai fat…”

“Esatto, non riesci più a muoverti, ti ho bloccato i centri del movimento, comprese le palpebre. Vedrai tutto, sentirai tutto.”

Alex era pietrificato, gli occhi spalancati. 

“Cosa dici? Ah nulla, non puoi più dire un cazzo!”

Con una poderosa pedata, Joe, lo fece cadere nella buca. Il ragazzo ruzzolò malamente di schiena nella terra. Il detective Joe Valdez iniziò la sua personale mattanza. La pala calò sul corpo di Alex almeno una decina di volte, solo in punti non vitali, solo per fargli male. Alla fine, una volta ricoperta la buca, non restò più nulla. 

Joe si sentì decisamente più calmo, guardò l’orario, era trascorso il tempo previsto, la patch “brutalità temporanea” aveva funzionato. Senza la modifica al codice neurale del suo link non avrebbe mai avuto il coraggio di farsi giustizia da solo ma la piccola Kate lo meritava.

Luca Pennati

Lascia un commento