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di Viola Della Rina


10548244_10152586026249454_2968198869197204344_oIn questi giorni stiamo assistendo ad una vera e propria psicosi da virus, complici i media che con i loro titoloni vanno a risvegliare le nostre più ataviche paure, ognuno di noi adesso corre ai ripari al primo colpo di tosse del vicino. Visto che una pandemia virologica è uno dei molti scenari possibili per l’apocalisse z ho pensato che fosse giusto approfondire la questione prendendo in esame vari patogeni che potrebbero portare alla scomparsa del mondo come lo conosciamo oggi.
In questo articolo vorrei approfondire uno dei virus che più ci spaventa : Ebola.Innanzi tutto è bene conoscere un pochino di storia:
Ebola fu isolato per la prima volta nel 1976 in Zaire, il paziente zero si chiamava Mabalo Lokela, insegnante quarantaquattrenne che, di ritorno da un viaggio nel nord del paese iniziò ad accusare febbri altissime e malessere generale. I sintomi ricordavano molto la febbre malarica (endemica nel paese) e fu curato di conseguenza. Ogni giorno il paziente si recava da casa all’ospedale per ricevere la propria cura: il chinino, nonostante ciò la sua sintomatologia non migliorava, alla febbre si aggiunsero il vomito, la diarrea, emorragie gastrointestinali e problemi respiratori, iniziò a perdere sangue dal naso, dalla bocca e infine dall’ano. Muore dopo quattordici giorni di sofferenze l’8 settembre 1976. Il corpo viene restituito alla famiglia, i riti del villaggio prevedono che le viscere del corpo vengano rimosse a mani nude dalla madre, la moglie e altre donne del villaggio, dopo di che viene sepolto. Ventuno tra i partecipanti al funerale si ammalano e solo tre di loro sopravvivono. Ben presto il virus dilaga e solo allora ci si accorse di essere in presenza di qualcosa di diverso, di nuovo, il virus fu isolato, identificato e gli fu dato il nome di Ebola dal nome del fiume che scorre nella zona. L’epidemia del 1976 colpì 358 persone, uccidendone 325 con una mortalità del 90%. 10414471_10152586027194454_8592517822841487582_nEbola fa parte della famiglia dei filovirus e attualmente ne conosciamo quattro ceppi virali : Zaire Ebolavirus (ZEBOV), il suo tasso di mortalità si attesta al 90% e sembra che sia il ceppo che ha scatenato l’epidemia la scorsa primavera in Guinea.
Sudan Ebolavirus (SEBOV), con un tasso di mortalità del 50% fu il secondo ceppo ad essere individuato. Il paziente zero fu un lavoratore di una cotoneria, si suppone esposto ad una riserva naturale del virus. Le autorità sanitarie testarono tutti gli animali delle vicinanze ma nessuno di loro risultò positivo quindi il portatore è tutt’ora sconosciuto. Reston Ebolavirus, scoperto in una specie di macaco nei Laboratori Hazleton (ora Covance) nel 1989. Nonostante l’alto tasso di infettività questo ceppo ha un potenziale patogeno molto basso nell’uomo, sei tecnici durante gli studi divennero sieropositivi, uno di loro addirittura si tagliò mente effettuava una necroscopia sul fegato di una scimmia, ma nessuno di loro sviluppò la malattia.
Tai Ebolavirus o Costa D’avorio scoperto tra gli scimpanzé della costa d’avorio nel 1994, contagiosa per l’uomo ma si suppone non letale. Lo scienziato che, durante un’autopsia di uno scimpanzé, contrasse l’ebola fu curato in svizzera e si riprese completamente dopo sei settimane. Un ultimo ceppo fu scoperto nel 2007 e fu chiamato Bundibugyo ebolavirus; durante un’epidemia in Uganda furono spediti campioni ai laboratori del Centro Controllo Malattie dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e fu data conferma di un nuovo ceppo di Ebolavirus, l’epidemia colpì 149 pazienti causando 37 decessi. Ebola è un virus a RNA a singolo filamento questo significa che da solo non è capace di replicarsi ma ha bisogno di una cellula ospite. Quando il virus infetta una cellula gli trasmette il proprio patrimonio genetico riprogrammandola e obbligandola a produrre centinaia di copie del virus che poi verranno rilasciate dalla cellula per andare ad infettare nuove cellule. Una replicazione completa del virus richiede circa 48 ore. 10612846_10152586026699454_4288305088594700821_nIl bacino naturale del virus non è stato ancora trovato ma è stato osservato che alcune specie di pipistrelli sono dei portatori sani del virus. Quando un virus si diffonde tramite animali si parla di zoonosi e gli animali vengono chiamati vettori. Come più o meno tutti sappiamo ebola sviluppa negli uomini una febbre emorragica la cui sintomatologia è variabile e a comparsa improvvisa, l’incubazione del virus varia dai due ai ventun giorni nei quali il paziente non può trasmettere la malattia. Inizialmente i sintomi simulano altre malattie come la malaria o la febbre dengue e sono stanchezza, dolori muscolari e addominali, faringite, nausea e vertigini; progressivamente i sintomi diventano più gravi: inizialmente compare la diarrea fino alla comparsa di feci sanguinolente (sintomo di emorragia gastrointestinale), macchie di sangue compaiono nella sclera (la parte bianca dell’occhio) fino alla comparsa di vere e proprie emorragie “visibili” dalle mucose (bocca e naso). La causa di queste emorragie è da imputare da una reazione tra il virus e le piastrine che dà luogo a rotture delle pareti dei vasi capillari. La morte avviene in genere per shock ipovolemico o per sindrome da disfunzione multi organo. Attualmente non esiste una vera e propria terapia per la cura del virus, il protocollo prevede di mantenere costante l’idratazione del paziente e a provare a ripristinare i fattori di coagulazione del paziente, uscendo un attimo dal linguaggio scientifico si può dire che chi ne esce vivo lo fa grazie alla “fortuna”.
L’alta mortalità di questo virus e la mancanza di cure adeguate lo renderebbero uno dei principali indiziati per una possibile apocalisse, senza neanche stare a guardare la facilità
con cui riesce a mutare, la natura è bizzarra e non si può escludere una nuova mutazione che porti alla creazione di quelli che noi chiamiamo amichevolmente “puzzoni”: cadaveri vaganti, zombie.
Purtroppo per lui e fortunatamente per noi le caratteristiche che rendono ebola così forte sono anche le sue debolezze. La trasmissione attraverso i fluidi corporei (soprattutto lo sperma, lì rimane vivo per oltre 60 giorni dalla completa guarigione quindi sempre sesso
sicuro mi raccomando!!) non è uno dei migliori metodi di trasmissione, la miglior trasmissione è quella aerea e l’unico ceppo che attualmente si trasmette in questo modo è quello innocuo per l’uomo. Tutte le epidemie di ebola che si sono verificate fino ad oggi sono nate in paesi in cui, purtroppo, i protocolli igienici spesso non possono venire rispettati, nei nostri ospedali aghi monouso e centrali di sterilizzazione sono super presenti in Africa centrale spesso non sono presenti neanche gli ospedali e quando ci si rende conto di essere di fronte ad un nuovo caso di ebola spesso è già troppo tardi anche per via dell’isolamento dei villaggi. Inoltre la velocità con cui uccide e il suo alto tasso di mortalità rendono il virus particolarmente vulnerabile, una persona infetta e che mostra evidenti sintomi del virus difficilmente potrà sopravvivere ad un lungo viaggio, ovviamente anche i cadaveri sono infetti ma le norme igieniche vigenti in paesi sviluppati riuscirebbero ad arginare in fretta il suo sviluppo su scala pandemica.
Concludendo ebola è un virus terribile e anche parecchio cattivo, se un giorno dovesse mutare il suo sistema di trasmissione e riuscisse in qualche modo a comandare un sistema nervoso periferico morto sarebbe uno dei primi indiziati per una pandemia z, l’epidemia in atto adesso è, ovviamente, terribile, ma ad oggi con strumenti di verifica negli aeroporti, l’isolamento di casi sospetti e la severa osservanza dei protocolli d’igiene una pandemia è un’ipotesi abbastanza remota.
10610615_10152586027619454_6457490345688809403_nAppendice per chiarezza:
Il siero “miracoloso” che, pare, abbia curato i due volontari americani non è una cura saltata fuori dal nulla in concomitanza con quest’epidemia, ma è un siero prodotto da un laboratorio privato di San Diego, è un siero sperimentale e i due (un medico e un’infermiera) si sono sottoposti volontariamente alla somministrazione, hanno fatto da cavie umane per capirsi. È un siero, come detto, in via di sperimentazione che pare abbia
dato buoni risultati in primati non umani, non si sa che tipo di effetti collaterali si possano sviluppare sugli umani, solo il tempo e la sperimentazione ce lo potranno dire.

Viola Della Rina


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