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La recensione dell’undicesima puntata della settima stagione, a cura di Antonella Cella “jackson1966”.


 

Ed eccoci all’undicesima puntata della nostra “The Walking Dead”. La partita a scacchi di cui vi parlavo nella scorsa recensione continua anche in questa puntata, che pure sembra un filler e che sembra riguardare due dei protagonisti minori della serie.

Ed il verbo “sembra” è quello che definisce chiaramente tutta la puntata in questione. Tutto sembra essere una cosa, tutti sembrano essere qualcuno di ben definito, tutto sembra sotto lo stretto controllo di Negan in questa puntata.

Ma tutto è solo un’apparenza. L’intera puntata non è altro che una pedina messa sulla “famosa” scacchiera di cui sopra, apparentemente a favore di Negan, in realtà a favore di Rick. E la cosa che, finalmente, ci fa sperare realmente per la prima volta in una vera possibilità di vittoria da parte di Rick è proprio la supponenza di Negan di avere tutto e tutti sotto controllo.

Per la prima volta vediamo una bella crepa nella sua corazza così impenetrabile da aver bloccato persino Rick ed i suoi per metà di questa stagione. La sua crudeltà gli si ribalta contro.

E il motivo è semplice: puoi spingere sulla codardia delle persone al massimo (vedi Eugene), sul loro desiderio di vivere ad ogni costo, sulla loro capacità di prevaricare sugli altri per avere quello che desiderano e quando lo desiderano, ma alla fine, nelle persone che erano “persone buone” prima dell’apocalisse, la vera natura prevale. Quando l’emergenza sopravvivenza sparisce in qualche maniera, grazie anche a Negan ed al posto che ha creato per i Saviors, la propria coscienza comincia a presentare il conto. E come sempre è salatissimo.

Io penso sinceramente che si possa sfuggire a tutto e tutti nella vita in nome del nostro egoistico modo di vivere, ma alla fine c’è qualcuno a cui, per quanto corri veloce, non sfuggirai mai, e quel qualcuno è dentro di te. E quando la guardia, per qualsiasi motivo, viene abbassata ti aggredisce con tale violenza ricordandoti tutto ciò che sei e ciò che hai fatto da farti crollare definitivamente o da toglierti completamente quella codardia dietro la quale è rimasto nascosto fino a quel momento.

“Fai il bene e scordalo, fai il male e ricordalo”, ecco una massima che per qualcuno sta diventando pressante ed un fardello insostenibile da portare in questa serie.

Cominciamo con Dwight. Piegato al volere di Negan come nessuno, apparentemente, tanto da accettare che sua moglie diventasse l’amante di Negan davanti ai suoi occhi, giustificando a sé stesso il tutto con il fatto di  amarla così totalmente ed incondizionatamente da preferirla viva vicino a Negan piuttosto che morta in mezzo all’apocalisse.

Ma questa sua illusione sparisce completamente, distrutta proprio dalla moglie che tanto ama, quella Sherry, che alla fine decide che non vale per niente la pena vivere se significa sottostare a Negan ed alle sue regole. Che lo ama così tanto da non sopportare ciò che è diventato in nome della sua stessa salvezza, che quindi fa scappare Daryl e decide di sparire dalla vita di Dwight, proprio per lasciarlo libero di riavere quella coscienza e quella volontà di lotta che gli è stata tolta da Negan usando l’amore fortissimo che prova per Sherry, per farlo tornare ad essere come “Daryl”, cioè che è sempre stato prima di Negan. Ed ora capiamo anche la sua particolare ossessione per quest’ultimo.

Un atto d’amore incredibile, a cui Dwight non può che rispondere tornando ad essere ciò che lei vuole sia veramente, sé stesso. E comincia mentendo a Negan sulla morte di Sherry, sul medico che ritiene che per vivere bene “non è loro permesso avere un gran cuore”, ma, anzi, che prevaricare sugli altri come Negan dice loro, sia l’unica via da percorrere. E togliendo, di fatto, a Negan una pedina importante nella battaglia con Rick, facendolo sostituire da Eugene.

Ed ecco, arriviamo ad Eugene. Che da codardo ed opportunista quale si è sempre dimostrato, sembra accettare perfettamente la meravigliosa vita che Negan gli permette in cambio della sua totale resa ad “essere Negan”. Ci si adatta perfettamente ed anzi, salva anche la vita a Negan dalle sue “mogli”.

Queste ultime, tra l’altro, dimostrano un’altra grave crepa nella corazza del controllo che Negan è convinto di avere sulla sua gente. Altro che accettazione della situazione, queste donne appena possono fuggono (Shelly), tornano dai propri compagni di nascosto e poi si ubriacano continuamente per sopportare quella vita (Amber), e tentano di ucciderlo senza alcuna pietà. Ma Negan, nella sua certezza del controllo, perde questi pezzi, li vede solo come appunto pezzettini sparsi con cui devi per forza avere a che fare quando costringi qualcuno a fare tutto ciò che vuoi. Dimentica una cosa importante però, tanti pezzetti, anche i più piccoli, insieme possono formare un puzzle molto grande che gli si può ritorcere contro con tutta la sua potenza.

E siamo certi, come lo è Negan, della codardia di Eugene? Prendiamo in considerazione un attimo perché è finito con Negan: per salvare Rosita, per cui si autoaccusa della produzione del proiettile con cui lei ha colpito Lucille e che ha tanto affascinato Negan, sempre pronto a raccogliere “menti intelligenti” per la sua causa. Non mi sembra un atto così vigliacco, se ci pensiamo bene, anzi, lo definirei da eroe. Così come il suo sorrisino, quando Negan lo loda e lo lascia andare dopo che gli ha spiegato come preservare il più possibile i suoi “guardiani Zombie”, non promette nulla di buono per Negan stesso.

Qui lo ammetto, c’è un buco di trama, che è stato usato proprio per farci vedere questa reazione di Eugene, ma che è abbastanza macroscopico, a fronte della scena meravigliosamente trash dello Zombie che si divide in due perché troppo decomposto: c’è da chiedersi perché Negan non prende altri Zombie e non sostituisce quelli persi. Non mi sembra che in giro ne  manchino, sennò saremmo fuori dall’apocalisse Zombie no?

Ma sapete bene che il fine giustifica i mezzi per me in “The Walking Dead” e quindi posso perdonare un atto così venale, anche se spero che presto Gimple cominci a sistemare anche queste cose, che ogni tanto sfuggono agli autori delle puntate. Sempre meno, grazie al cielo, perché rompono e non poco il ritmo mentale con cui segui una puntata.

E vorrei far notare che per la prima volta si accenna ai veri studi di Eugene prima dell’apocalisse: studiava il genoma umano ma, soprattutto, le malattie, come crearle e come poi curarle. Un primo accenno della serie ad una possibile cura o ad una possibile spiegazione dell’apocalisse Zombie? È la prima volta che succede in maniera così marcata, ripetuta per ben due volte nella stessa puntata e sarebbe un’evoluzione molto interessante da vedere e seguire.

Per ultimo vorrei rimarcare la grandissima interpretazione che Jeffrey Dean Morgan continua a dare di Negan: ogni volta che parla, anche da dietro una porta, o entra in scena non si può fare a meno di seguirlo affascinati, come con un serpente a sonagli. Solo un grande attore può creare un’atmosfera simile, ed è giusto riconoscerglielo ogni volta.

E la partita a scacchi continua…

Antonella Cella “jackson1966”

 



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