Racconti

DEEP BLACK

di Caterina Schiraldi

Capitolo IX

 

Jo fissava Luis in attesa che si riavesse. Lo aveva trasportato sul suo letto dopo che aveva perso i sensi e gli aveva poggiato un panno bagnato sulla fronte accaldata. Nel frattempo si era seduto sulla sponda del materasso ad osservarlo… Era decisamente molto giovane e delicato. Eppure aveva un temperamento poco incline alla sottomissione. Lo aveva percepito dai suoi sguardi diretti. Chissà se era veramente il figlio di Napoleone?

Sospirò preoccupato dalla situazione. Aveva fatto in modo che Luca ed il suo operaio andassero via da soli per accorrere dal giovane trovato morto. Assicurandoli che li avrebbe raggiunti non appena Luis si fosse ripreso. In realtà aveva bisogno di raccogliere le idee e parlare con lui in privato. Perciò lo aveva assistito nell’attesa.

Luis aprì gli occhi di colpo. Si alzò di scatto, arrossendo leggermente per l’imbarazzo.

<<Vostra altezza, mi dispiace io… >>, cominciò a scusarsi imbarazzato.

<<Non cominciare a chiamarmi anche tu così, se non vuoi che ti butti giù da quel letto di peso>>, lo riprese Jo in tono calmo, ma strizzando gli occhi in segno di avvertimento.

Luis ingoiò e fece cenno di sì col capo. Poi, come ricordandosi qualcosa, scostò le coperte con un calcio e si precipitò fuori dal letto con furia.

<<Dove stai andando?>>, gli domandò perplesso Jo, osservandolo sfrecciare per la stanza in cerca dei calzari in stile romano che si infilò velocemente prima di aggiustarsi la tunica con gesti rapidi e mettersi sull’attenti di fronte a lui.

<<Chiedo il permesso di poter correre dal generale per fare rapporto vostra…>>, si interruppe per lanciare uno sguardo a Jo, <<… signore>>, concluse correggendosi all’ultimo.

Lui si sollevò dal letto lentamente fissando intensamente Luis.

<<Prima mi devi delle spiegazioni…>>

Luis gli lanciò uno sguardo allarmato.

<<Non mi è concesso dire nulla, signore. Devo necessariamente parlare col mio superiore…>>

<<Accidenti a voi e a questi modi di fare del cazzo!>>, sbraitò Jo inalberandosi subito, <<voglio sapere esattamente come stanno le cose e tu e quell’altro pazzoide di tuo padre, o chiunque sia per te, me lo dovete! Visto che affermate tutti che io sia una specie di capo o…>>

<<O dii re… mio signore!>>, lo corresse Luis istintivamente, arretrando poi di un passo allo sguardo torvo di Jo. Nonostante l’atteggiamento circospetto, però, il ragazzo lo sfidava con lo sguardo, per smentirlo.

Jo sbuffò, <<maledizione, sta zitto!>>, ruggì passandosi una mano tra i capelli innervosito, <<allora, dimmi cosa sta succedendo! Cosa sono queste sparizioni? E questa morte? E quel simbolo? Ho l’impressione che dietro tutto questo ci sia… mia sorella… e che tu sappia più di ciò che dici>>

Buttò fuori tutto d’un fiato. Il racconto di Luca e poi la notizia spaventosa portata dal suo operaio lo avevano trascinato, fatto dopo fatto, a passare dal divertito scetticismo alla preoccupazione e alla paura.

Qualcosa di terribile si era innescato… lo sentiva con ogni particella del suo corpo e della sua anima.

E percepiva anche che aveva a che fare con lui e con Amahl.

<<C’entra Aro, signore…>>, sussurrò Luis abbandonando la posizione di attenti e avvicinandosi di un passo, <<venga con me dal generale, signore lui le spiegherà tutto…>>, suggerì rapidamente, osando ancora guardarlo dritto negli occhi ma trattenendo il respiro nel timore di una nuova aggressione verbale.

Jo ricambiò lo sguardo e tentò di carpire la verità perforando gli occhi verdi del giovane, che sostenne invece l’occhiata senza battere ciglio.

<<E sia! Andiamo da quel vecchio pazzo…>>, concesse alla fine, sbuffando spazientito, <<aiutami a spogliarmi e a fasciare queste ferite e dopo andremo da Napoleone, io sono troppo dolorante per farlo da solo>>, ingiunse voltandogli le spalle per sfilarsi ciò che rimaneva dei suoi shorts da lavoro, lacerati e imbrattati di sangue incrostato dopo lo scontro con Amahl. Della t-shirt, invece, non era rimasto nulla perciò il suo petto nudo rivelava graffi ed ematomi nuovi che si era procurato fuggendo in preda alla rabbia in mezzo alla fitta vegetazione e che andavano disinfettati e coperti.

Così facendo non colse l’espressione sgomenta che comparve sul volto del giovane ma che durò solo un attimo, prima che Luis la ricomponesse dietro una maschera di efficienza.

<<Sì, signore…>>, rispose infatti, affrettandosi ad aiutarlo con gesti rapidi ed esperti.

<<Faccio una doccia e dopo mi aiuterai con queste ferite… >>, gli disse senza nemmeno voltarsi mentre si infilava in bagno.

<<Sì, signore…>>, si limitò a rispondere Luis a capo chino.

Quando uscì dalla doccia con un asciugamano drappeggiato sui fianchi si sedette sul letto per dar modo all’attendente di medicarlo. Luis provvide passando rapidamente delle garze imbevute lungo le ferite più esposte e bendandole ad operazione terminata.

Jo era devastato fisicamente e psicologicamente e lasciò che Luis si prendesse cura di lui, rimanendo inerme ad osservare il suo capo chino mentre il giovane lavorava velocemente senza alzare lo sguardo.

<<Forse avresti bisogno di cambiarti e farti una doccia anche tu…>>, gli suggerì avendo notato le gambette magre del ragazzo sporche ed escoriate e la tunica candida da attendente macchiata in più parti di fango e sangue.

Il ragazzo scosse vigorosamente il capo senza sollevarlo, continuando a bendarlo velocemente.

<<Non potrei mai, vostra alt… voglio dire, signore!>>, balbettò rapidamente a mezza bocca, come se fosse particolarmente innervosito dall’idea.

Jo sollevò con noncuranza le spalle. <<Farai venire un colpo a tuo padre, se ti vedrà tornare così… ma sono fatti tuoi…>>

<<Mio padre non si preoccuperà di certo…>>, rispose il giovane in tono neutro, continuando a lavorare a capo chino.

La risposta incuriosì Jo. Si chiedeva che genere di rapporto potesse aver avuto Napoleone con suo figlio, visto che quindici dei suoi diciotto anni li aveva passati con lui e non con Luis … ma prima che la curiosità lo spingesse ad indagare oltre il giovane si alzò, aveva terminato il suo lavoro.

<<Sarebbe meglio andar via subito, signore…>>, suggerì tornando a fissarlo in volto, <<dobbiamo muoverci, è urgente che il generale venga immediatamente informato dei nuovi sviluppi…>>, aggiunse sibillinamente riportando l’attenzione di Jo su quanto stavo succedendo.

Fece un cenno secco e si apprestò a togliere l’asciugamano che gli cingeva i fianchi per vestirsi rapidamente.

<<Io aspetto fuori, signore!>>, disse velocemente Luis, prima di fare un rapido inchino e fiondarsi fuori dalla porta della stanza senza che Jo avesse il tempo di rispondergli.

Scosse il capo per quell’atteggiamento particolarmente pudico ma si affrettò a vestirsi ed a raggiungerlo. Non aveva altro tempo da perdere con il giovane, sentiva il bisogno di chiarire la situazione e di parlare con Napoleone… di nuovo. Quante cose gli nascondeva ancora il suo vecchio amico gatto? Scosse il capo e si affrettò.

<<Andiamo>>, mormorò una volta fuori, avviandosi con lui di nuovo verso il fitto della vegetazione, verso la sua vita da pantera.

Uno strano senso di peso gli piombò sul petto, costringendolo a respirare a pieni polmoni più volte. Era incredibile come le cose fossero cambiate in poche ore, solo quella stessa mattina, infatti, era stato semplicemente un giovane e rampante avvocato in carriera. Pensò mentre le ombre della notte li avvolgevano. Ora la sua parte felina sembrava aver fagocitato tutto il resto. Sua sorella, il suo popolo, i suoi genitori e Aro… e poi le sparizioni, la morte del giovane operaio e le preoccupazioni del suo amico Luca. Troppe cose da digerire in sole dodici ore. Sentì il suo corpo contrarsi dolorosamente, pronto al balzo dal suo stato umano a quello ferino.

Luis gli scoccò un rapido sguardo con la coda dell’occhio, forse cogliendone il nervosismo crescente ma non disse nulla.

Furono gli ultimi pensieri umani che Jo formulò, prima che entrambi si trasformassero.

Lui nella grossa e potente pantera nera ed il ragazzo nel piccolo ed agile gatto grigio. Il buio della sera li inghiottì entrambi.

 

Mentre fendeva la notte attraversando alberi, cespugli e grossi tronchi d’albero con agilità e flessuosità. Mentre i muscoli delle possenti zampe si contraevano e flettevano nello slancio della corsa. I suoi sensi da felino gli indicarono la presenza di qualcuno che si muoveva nell’ombra. Un ruggito esplose nella sua gola, mentre gli arti rallentavano la corsa.

Il gattino grigio correva a qualche metro di distanza, non potendo sostenere le falcate del grosso felino ma anche lui si fermò in allerta, spostando la testolina a destra e sinistra. Entrambi avvertivano la presenza di qualcosa o qualcuno oltre gli alberi.

I cespugli vibrarono vigorosamente, le foglie tremarono e decine di occhi luminosi comparvero tra le ombre.

La pantera Jo emise un nuovo ruggito intimidatorio.

Luis miagolò debolmente e riprese sembianze umane. Si sollevò rapidamente col fiato corto.

<<È tutto ok. Sono solo i nostri…>>

La pantera osservava guardinga, non si sentiva abbastanza al sicuro da abbandonare le sembianze ferine.

Dall’oscurità emerse un gatto nero che si trasformò immediatamente in Napoleone.

<<Non siete al sicuro qui! Dobbiamo spostarci immediatamente!>>, ansimò allarmato verso Jo.

La pantera lasciò il posto all’uomo che guardò il vecchio con apprensione.

<<Che accidenti sta succedendo?>>, domandò con un tono che aveva ancora le sembianze di un ringhio.

<<Aro ha saputo di te! Dobbiamo trovare un posto sicuro per nasconderti…>>, gli spiegò Napoleone.

Jo strinse gli occhi, ed un muscolo si contrasse lungo a sua mascella serrata.

<<E loro chi sono?>>, domandò facendo cenno ai cespugli pieni di luminosi occhi da gatto.

<<La tua guardia personale…>>

<<Guardia personale?>>, domandò Jo con un sopracciglio alzato, <<sarebbero i miei baby-sitter?>>, aggiunse con scherno. Dai cespugli emersero dei versi poco pacifici. Evidentemente le sue guardie del corpo non avevano apprezzato la battuta.

<<Non conquisterai la tua gente con questo atteggiamento…>>, lo avvertì Napoleone, <<non puoi fare tutto da solo! Aro è pericoloso ed ha già cominciato a muoversi… e tu hai bisogno di più alleati possibili>>

<<Che vuol dire… che ha già cominciato a muoversi?>>, gli chiese con ferocia mentre il cuore ricominciava a pompargli sangue nelle orecchie, <<c’è lui dietro la morte dell’operaio di Luca?>>

Napoleone fece cenno di sì col capo, <<e dietro quella delle ragazze del villaggio… vuole farne concubine per generare altri membri a lui fedeli…>>

Jo inghiottì penosamente, <<ma sarebbero troppo piccoli per…>>

Napoleone scosse il capo, <<le vuole trasformare. Una volta unite a lui quelle donne avranno la gestazione dei felini non quella umana e genereranno cuccioli che nel giro di un anno saranno pericolosissime pantere, ormonali ed ingestibili. La carne da battaglia che Aro preferisce… letali e sacrificabili>>

<<Ma sarebbero i suoi stessi figli…>>, protestò debolmente Luis.

<<Gli unici eredi a cui Aro è interessato sono i figli legittimi avuti da Amahl>>, gli rispose Napoleone in tono piatto e senza nemmeno girarsi a guardarlo, <<loro erediteranno il titolo. Gli altri sono sacrificabili, utili solo allo scopo di accrescere i suoi numeri contro Jo…>>

Luis si limitò a guardare la schiena del padre senza aggiungere altro mentre Jo osservava la scena.

<<Che padre esemplare!>>, si limitò a commentare.

Napoleone lo fissò, incerto se la sua risposta fosse realmente diretta ad Aro.

Luis gli lanciò uno sguardo carico di sottintesi.

In quel mentre un ruggito esplose non troppo lontano da loro.

Napoleone impallidì, <<dobbiamo portarti via da qui!>>, espirò allarmatissimo ghermendo con forza il braccio di Jo.

<<Non fuggo di fronte ai miei nemici!>>, protestò Jo strattonando via il braccio dalla presa di Napoleone.

<<Non sei pronto allo scontro! Non è questo il momento di intestardirsi a fare l’eroe. Devi prepararti adeguatamente e circondarti di alleati>>, lo supplicò il vecchio amico, tentando di farlo ragionare <<ora sei solo e vulnerabile e non conosci il tuo nemico… non essere il solito impulsivo!>>

Jo strinse i pugni pronto a ribattere con testardaggine.

<<Un bravo avvocato prepara la sua strategia difensiva prima di fare la sua arringa davanti alla giuria>>, intervenne Luis sorprendendo sia lui che suo padre, <<non funziona così?>>

Entrambi gli uomini lo fissarono sbalorditi.

Ad un secondo ruggito furioso trasalirono tutti.

<<Andiamo per favore!>>, insistette Napoleone ed i felini tra i cespugli unirono i loro versi eccitati alle suppliche del vecchio.

<<D’accordo andiamo…>>, concesse infine Jo, <<è arrivato il momento di decidere un piano d’azione>>, terminò tornando a trasformarsi in pantera e, seguito dai due gatti e dalla sua guardia personale, fuggì tra le fronde buie.
 


 
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