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La recensione dell’ultima puntata della settima stagione, a cura di Antonella Cella “jackson1966”.


 

Ebbene lo ammetto apertamente, alla fine di questo episodio, che segna la fine della stagione sette di “The Walking Dead”, ho pianto.

Sicuramente anche perché la stagione è finita e dovrò aspettare quasi cinque mesi per rivedere la mia amata serie del cuore, ma, soprattutto, perché Gimple, Kang e Negrete, con la sapiente regia di Nicotero, hanno creato un mix micidiale d’azione e di sentimenti in questa puntata, dove tutti stavamo con il fiato sospeso per la prima battaglia contro Negan dei nostri eroi. E questo mix alla fine è esploso nel finale con le parole toccanti e vere di Maggie. In questo finale dove Abraham e Glenn hanno finalmente avuto la loro rivincita assoluta su Negan.

E tutta l’ansia accumulata sapientemente dagli autori nelle nostre menti e nei nostri cuori per Rick and company è finalmente esplosa in un pianto di sollievo e di vittoria, dopo tanto tempo passato a vedere Rick comporre la sua scacchiera contro Negan e con la paura passata, per qualche minuto, che ancora una volta quest’ultimo fosse un passo avanti in questa scacchiera e che Rick la potesse pagare carissima, come nella prima puntata della stagione.

Ma stavolta Negan ha perso la sua battaglia: Rick ora è disposto a subire di tutto pur di ucciderlo. Non si spezzerà mai e poi mai a lui. E quando glielo ha detto in faccia, l’armatura di imperturbabilità, così sapientemente creata da Negan di fronte ad ogni cosa ed ad ogni provocazione, per dare l’idea di una superiorità che non può essere mai messa in discussione, è momentaneamente crollata, mostrando a Rick il vero volto di un uomo non così sicuro di sé stesso e delle sue emozioni.

Un uomo abituato a vedere scattare tutti per le sue “famose punizioni”, senza le quali niente di quello che ha creato, e lo ha detto lui stesso, esisterebbe. Ma Rick ed i suoi hanno resistito proprio a quel muro che lui credeva intoccabile.

Non solo, Rick lo ha apertamente e dichiaratamente sfidato quando non aveva ormai nulla da perdere, secondo Negan. Spiazzandolo completamente.

E così il vero punto debole di Negan, che è poi il punto di forza dei nostri eroi, si  è finalmente mostrato a tutti. Negan controlla tutto e tutti con la paura. Rick e gli altri, invece, pensano di essere una famiglia unica, un unicum che deve essere protetto ad ogni costo. Anche a costo di perderne dei pezzi importanti. Perché quel sentimento che li lega lo ricomporrà sempre.

È un sentimento troppo forte perché Negan possa scalfirlo o capirlo, perché è cresciuto nel mondo post apocalisse, quando sembrava che il mondo sarebbe finito, con Glenn che ha deciso che “quello stronzo”, che si è chiuso in trappola come uno stupido in un carro armato circondato da Zombie ad Atlanta, andava salvato ad ogni costo. Perché i pochi rimasti diventassero una nuova famiglia e poi creassero una nuova umanità, magari anche più degna di quella precedente.

Quel sentimento è stato nutrito per tanto tempo da tante persone e tanti sacrifici e “tradimenti”: da Shane e Lori, che hanno sì tradito, ma anche rafforzato Rick e che gli hanno lasciato Judith, un pezzo di futuro; dalla piccola Sophia, diventata Zombie e uccisa definitivamente dallo stesso Rick, rafforzando anche Carol; da Merle, che è morto per difendere quel fratello che ha dimostrato di amare più di tutto, alla fine; da Andrea che ha cercato di amare fino alla fine anche chi non lo meritava, ed ha lasciato una grande lezione a tutti loro sull’amore e la sua forza; da Beth, che credeva nella giustizia sempre e comunque; da Hershel, fedele e calmo compagno di Rick in ogni circostanza, che fino alla fine ha creduto che prima o poi la pace ci sarà su questo mondo martoriato; da Abraham e Glenn che si sono sacrificati per tutti loro con la consapevolezza che sarebbe servito proprio a rafforzarli e a farli andare avanti al meglio; ed infine da Sasha, che scelto come morire, proprio in base a ciò che Abraham le aveva ricordato il giorno della sua morte, per gli altri, sempre e solo per gli altri.

E quest’ultima è morta, come sospettavamo tutti da un bel po’, ma la sua uscita di scena è stata memorabile: ha scelto consapevolmente di diventare uno Zombie per attaccare e depistare Negan e dare ai suoi compagni una piccola speranza di vittoria. Una scena tra le più belle mai viste nella serie, per me. Costruita benissimo nei minuti precedenti con i continui salti temporali, guidati dalla mente ormai morente di Sasha stessa.

E anche il tradimento del gruppo della discarica, di cui non mi sono mai fidata completamente, come ricorderete dalle altre recensioni, ha assunto un significato di forza per i nostri eroi. All’ennesimo tradimento hanno reagito, hanno lottato e vinto. Perché, come dice Michonne, “loro sono quelli che vivono”. Dove per vivere si intende avere una vita piena di persone vicine a te, di soddisfazioni personali, di libertà, di ricostruzione di una società umana e compassionevole.

Come anche Carol e Morgan dimostrano combattendo a fianco del Regno. Si può cadere in un abisso nero e spaventoso, ma se segui chi ami, alla fine riesci ad uscirne. E l’immagine di Rick e Morgan che si coprono le spalle a vicenda come ai vecchi tempi è esemplare proprio di questo. Come quella di una Carol tornata serenamente a sedersi sui gradini di una delle case di Alexandria, com’era solita fare prima della sua “fuga”.

E così Negan ha perso la prima battaglia della guerra con Rick. E, il guaio per lui, è che crede che basti la superiorità numerica dei suoi uomini per vincere la guerra. Ma non è così e noi lo sappiamo bene. Tra di loro c’è un traditore, creato proprio da una delle sue “punizioni”; un altro possibile traditore, perché credo ancora che Eugene abbia in mente qualcosa, dato che le sue azioni, alla fine, danneggiano sempre, in qualche maniera, Negan stesso e anche per il messaggio lasciato a Daryl sulla sua statuetta; gente che sta con lui per pura convenienza e per paura; gente che non vede l’ora di ribellarsi a lui, proprio perché schiavizzata dal suo modo di gestire The Sanctuary.

A questo nome, non per niente Rick ha avuto una reazione piuttosto evidente. Sappiamo bene cosa significhi per lui e gli altri quella parola. Un’altra guerra vinta a costo di sacrifici pesanti e dolori immensi. Ma sempre vinta, alla fine.

So già che ci sarà chi si lamenterà che la guerra con Negan è stata spostata alla prossima stagione. Ma a me la cosa sembra sensata e logica: Negan è troppo potente e ben rappresentato come personaggio per farlo fuori in una o due puntate. Ha ancora tanto da dire e da raccontare su sé stesso.

Per batterlo ci vuole una guerra con i fiocchi e questo tipo di guerra è formato da tante battaglie o almeno da una di esse grandiosa e con tutte le pedine della scacchiera in campo.

Grazie di avermi seguito fino a qui e, se vorrete, alla prossima stagione ci si “risente”.

 

Antonella Cella “jackson1966”

 



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